Officine Ffs, la storia esemplare

Quella delle Officine Ffs di Bellinzona può sembrare una delle tante ristrutturazioni in atto nel settore industriale. Ma in realtà il caso delle Officine racconta meglio di qualunque altro come sta cambiando il mondo del lavoro. Ci spiega cosa vuol dire liberalizzare e privatizzare un servizio pubblico, abbattere le frontiere, esporsi alla concorrenza e avere come unico obiettivo l'aumento della produttività. Ci racconta di come cambiano i lavoratori e i direttori, i rapporti con i sindacati e la classe politica, ma anche l'organizzazione dei trasporti a livello europeo. A raccontarla, quella delle Officine di Bellinzona non è una ristrutturazione come tante altre...

Franco* ricorda bene quei giorni 24 e 25 aprile: l'avviso «alle 16.10 circa» che l'indomani sarebbe dovuto «andar su» dal capo-reparto («non sapevo ancora perché»); l'incontro col suo superiore che alle 8 di mattina gli consegna la lettera dove sta scritto che il suo posto è soppresso; la firma della "ricevuta"; il mondo che pochi minuti dopo «mi crolla addosso»; il collasso del collega, come lui congedato la mattina stessa; la telefonata alla moglie che resta senza parole dall'altra parte del filo; i figli che fanno fatica a capire; i genitori anziani ai quali non dice nulla, e che la mattina del 26 leggendo sui giornali dei tagli alle Officine esclamano: «iè matt».
Mercoledì 25 aprile. Scende in Ticino Daniel Nordmann, direttore generale di Ffs Cargo. «Le Officine di Bellinzona sono strategicamente ben posizionate ma troppo care», dice in una conferenza stampa. Lo stabilimento va «ammodernato», la produttività «sensibilmente aumentata»: metodo Kaizen (vedi a pagina 10), metodo MultiMoment, più flessibilità nell'impiego della manodopera, 30 milioni nei prossimi cinque anni, 70 posti di lavoro in meno, 25 persone trasferite al Noa. Franco un paio d'ore prima aveva saputo che il suo posto era stato soppresso e che lui era una delle 7 persone che già nel 2007 sarebbero state trasferite al programma di riqualifica "Nuovo orientamento e attività professionale" (Noa). Una mazzata a 50 anni passati per lui e la sua famiglia.
Franco era entrato alle Officine negli anni '80. Ha lavorato nel reparto carrozze fino a pochi anni fa, quando a Bellinzona è stata tolta la manutenzione dei mezzi del traffico viaggiatori. Da allora ha svolto diverse mansioni all'interno dello stabilimento, vivendo una sorta di riqualifica "empirica" all'interno delle Officine, una soluzione sempre meno praticata da quando è stato inventato il Noa per collocare i dipendenti in esubero in altri servizi delle Ffs, ma anche al di fuori di esse («Perché, con tutto il rispetto, ti puoi ritrovare anche a spostare merci alla Migros…», dice). In fondo Franco sospettava che prima o poi sarebbe stato «scaricato nella Noa». Aveva avuto qualche avvisaglia, per cui la lettera di trasferimento ricevuta lo scorso 25 aprile non è giunta del tutto inaspettata.
All'inizio è stata durissima: «Mi sono posto più volte la domanda: che senso ha arrivare alla mia età e ritrovarsi senza nulla in mano? Mi sono chiuso in me stesso, evito gli amici in modo che non mi commiserino, e una sera sono rimasto a lungo seduto su un muretto a cercare di capire cosa mi stava succedendo. Ho chiesto degli ansiolitici al dottore, ma per finire li ho messi in un cassetto: se comincio a prenderli mi abituo, mi dicevo…». Piano piano però Franco si sta risollevando: «Stringi il nodo che hai in gola e tiri avanti. Non posso permettermi di buttarmi giù, anche se ogni tanto lo sfogo c'è».
Alla sua età, Franco si è ritrovato sui banchi di scuola. Alla Labor Transfert di Camorino ha seguito un corso per individuare nuovi sbocchi professionali e per riuscire a "vendersi" meglio sul mercato del lavoro. Ne sono uscite due ipotesi «che non avrei mai immaginato»: la prima nell'ambito "ricerca e sicurezza", la seconda nei "viaggi". Franco da lunedì scorso le sta approfondendo recandosi ogni giorno negli uffici del Noa, a due passi dalle Officine, dove spera che i collocatori delle Ffs gli diano una mano a trovare un nuovo lavoro, possibilmente all'interno dell'azienda. Avrà tempo grossomodo due anni, a salario pressoché garantito: «Le Officine mi hanno dato tanto, sia umanamente che professionalmente. Certo che oggi ho un'età che non è facile. Dovrò adattarmi…», dice.

* Nome fittizio. La vera identità è conosciuta alla redazione. D'accordo con il nostro interlocutore, alcuni particolari della sua testimonianza sono stati omessi o leggermente modificati, senza alterare la sostanza del suo racconto.

Pubblicato il

06.07.2007 01:30
Stefano Guerra