Officine Bellinzona: largo uso nel tempo d'interinali a prezzi convenienti (per le Ffs)

Le forme del dumping salariale prendono strade diverse, ma il ricorso alla manodopera interinale è una delle vie preferite. Succede nel privato, ma pure nel pubblico. È il caso delle Ferrovie federali svizzere, nello stabilimento delle Officine a Bellinzona, stando alla denuncia da tre organizzazioni sindacali (Unia, Sev e Transfair). Da anni, un terzo della manodopera impiegata a Bellinzona è interinale e lo è in maniera duratura. Cade quindi la scusante del picco di lavoro. Nel confronto coi fissi, la loro perdita salariale varia tra i 9'300 e 14'300 franchi all’anno, a seconda della posizione e qualifica.

 

Stimolati dalle segnalazioni ricevute da alcuni operai interinali, i sindacati hanno voluto approfondire la questione attraverso un sondaggio indirizzato ai soli temporanei impiegati alle Officine. Su 110, uno su sei ha aderito compilando il questionario. Un tasso di partecipazione ritenuto statisticamente valido, che permette di trarre conclusioni sull’insieme dei temporanei impiegati. Temporanei che alle Officine costituiscono un quarto della manodopera totale (430). «Un dato anomalo, l’alta percentuale di temporanei, che rarissimamente si riscontra nell’industria privata» ha commentato Vincenzo Cicero, responsabile di Unia del settore secondario. Personale temporaneo che nella stragrande maggioranza possiede un certificato federale di capacità (76%), o vanta esperienza professionale (12%) o ha svolto corsi di formazione interna presso le Ffs (12%). Una seconda anomalia. «Una così alta percentuale di lavoratori qualificati tra i temporanei all’interno di un’azienda, è la prima volta che la vedo» ha chiarito Cicero. Sorprende forse meno il fatto che un terzo dei temporanei lavora ininterrottamente alle Officine da almeno due anni. Alcuni di loro, il 6%, vi lavora da oltre quattro anni sempre con lo statuto di temporaneo. «Non stiamo parlando di personale impiegato temporaneamente per far fronte a picchi di produzione o particolari progetti a termine. Alle Officine l’impiego di interinali è strutturale nel tempo» ha chiosato il sindacalista di Unia.

 

Dumping salariale, si diceva in apertura. «Ammonta tra i 9'300 e 14'300 franchi all’anno, a seconda della posizione e qualifica, la differenza salariale rispetto ai colleghi fissi con contratto Ffs» ha spiegato Matteo Pronzini di Unia, mostrando la metodologia di calcolo. «Si può dire che nell’arco di un mese, sono pagati tre settimane, mentre la quarta lavorano gratis rispetto ai colleghi fissi». A essere toccati da questa differenza, quasi la metà degli interinali impiegati a Bellinzona (45%).

 

«Davanti a queste cifre, le Ffs giocano allo scaricabarile, scaricando la responsabilità sulle agenzie interinali» ha spiegato Thomas Giedemann, sindacalista del Sev. «È invece evidente la responsabilità aziendale. L'impiego strutturale di un alto numero d'interinali, di cui una parte importante nel lungo periodo, è una scelta delle Ffs. Siamo in presenza di un sistema di sfruttamento finalizzato ad aggirare il Ccl aziendale» ha concluso Giedemann. «È il preludio di prossimi licenziamenti in vista del nuovo stabilimento?» si è chiesta Gerardina Furlani di Transfair «Siamo molto preoccupati per il loro futuro, perché licenziare gli interinali solleva poco clamore, malgrado sia sempre una riduzione di personale fatta però in sordina».

 

Gianni Frizzo, figura storica del comitato del personale delle Officine bellinzonesi, ha ricordato come iniziò il progressivo inserimento di lavoratori precari all’interno delle Officine. «Nel 2001 furono impiegati per la prima volta. Alle nostre domande, la direzione rispose che si trattava solo di poche persone, assunte unicamente per rispondere ai picchi di produzione. Un’eccezione, insomma. “Curiosa coincidenza”, era l’anno in cui fu abolito lo statuto di funzionario e all’interno delle Ffs iniziò il processo di divisionalizzazione dei settori».

 

Da quell’anno, il numero di interinali aumentò progressivamente, fino a diventare quasi un terzo dei lavoratori impiegati. «Con lo sciopero del 2008, il comitato riuscì a imporre la questione, considerata prioritaria dal personale. Un terzo degli interinali fu assunto a tempo indeterminato e la percentuale d’interinali si ridusse significativamente». Un successo indubbio, ma temporaneo.

 

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Lenta ed inesorabile, la percentuale di interinali tornò a salire, arrivando nuovamente a un quarto del totale. «È una situazione vergognosa. Sono persone, non merci. Soffrono della precarietà a cui sono sottoposti e della differenza salariale rispetto al collega che fa esattamente il medesimo lavoro. È un’ingiustizia che grida vendetta, ma nessuno vuole assumersi la responsabilità di risolverla. Si preferisce far credere che sia la normalità. Invece no. Ma non basta indignarsi, ci vogliono fatti concreti». Al momento però, tanti attori, anche istituzionali, preferiscono fare orecchie da mercanti.  

Pubblicato il

15.03.2021 16:34
Francesco Bonsaver