In Svizzera il Servizio Civile esiste infine da cinque anni. Questo servizio non è comunque un servizio alternativo a quello militare. Infatti prevede ancora una serie notevole di limitazioni quali la lunghezza, che è pari a una volta e mezza la scuola reclute, e l’esame di coscienza. Vale a dire la prospezione delle motivazioni del candidato con domande tipo: «quando è nata in lei tale convinzione?», «cosa farebbe se sua madre venisse aggredita?», «cosa avrebbe fatto se fosse nato in Macedonia?» e altre amenità (si fa per dire) di questo genere. Il tutto poi, per mostrare un falsa maschera di comprensione, condito con la richiesta di giustificare la scelta dell’obiezione con dimostrazioni di buona fede. Vale a dire il candidato è tanto più credibile quanti più giorni di volontariato ha eseguito con anziani, handicappati, ecc … Questa, in fondo, la lezione di fondo di tali limitazioni: non basta essere un cittadino normale, bisogna essere dei martiri, delle vittime, degli eroi dell’aiuto sociale. Non basta essere un semplice cittadino, che ragiona ed esprime un proprio dissenso con il dis-ordine militare; lo si deve pagare sulla propria pelle. Non basta vivere e lasciar vivere; si deve condire la scelta dell’obiezione con tutta una serie di dimostrazioni profonde, più o meno sofferte, con decisioni riguardante la propria vita, scelte nel variegato mondo dell’aiuto sociale, ecc … Quale allora la vera lezione di tali limitazioni e dissuasioni? Ma è sempre la solita minestra della criminalizzazione, della psichiatrizzazione («non vuole far il militare? È matto, non è un uomo») e della marginalizzazione di modi di pensare e comportarsi che sono certamente molto più civili. Siamo così abituati a pensare che il militare è obbligatorio, siamo così bombardati da notizie che - pare - richiedono la presenza ubiquitaria di un esercito … che veniamo abituati a giustificare tale ordine di cose. Veniamo coniati (socializzati) dentro un concetto di sicurezza che prevede solo un proprio ordine militare (imperiale, di dominazione); conio che considera la giustizia sociale come una semplice appendice (operabile, dunque trascurabile) della stessa sicurezza. Chi non ha creduto per anni che fosse l’obiettore colui che dovesse giustificarsi? Di tutti i conflitti armati di questi – diciamo – 15 ultimi anni, quale è stato definitivo, quale ha portato pace, se non giustizia? Non ci vuole molto per veder che hanno risolto nulla! Invece di porre limiti ai giovani che scelgono l’obiezione, meglio, molto meglio sarebbe introdurre il principio della libera scelta: o il servizio civile o il servizio militare. E ciò senza prove e giustificazioni di nessun tipo. Invece di porre limitazioni bisognerebbe aprire le porte. E meglio ancora, con i tempi che corrono (e con tutte le dimostrazioni di «risoluzione» militare dei conflitti che abbiamo avuto, con le infiltrazioni dei naziskin nell’esercito, delle talpe e quant’altro …), molto meglio sarebbe sottoporre ad un esame di coscienza chi il militare lo vuole fare. Altro che riforma dell’esercito 21. Allora, per ora, avanti il prossimo dicembre, quando andremo a votare sull’abolizione dell’esercito e sull’introduzione di un servizio civile volontario per la pace …

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19.10.01

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