Nuovo sciopero, un appello alla ragione

Per la seconda volta in un mese pittori e gessatori incrociano le braccia. Le rivendicazioni sono sempre le stesse: un nuovo contratto collettivo di lavoro, il prepensionamento a 62 anni e un aumento salariale. Lo sciopero indetto per ieri e oggi dal Sei (affiancato in Ticino dall’Ocst) è la risposta agli esponenti della linea dura dell’associazione padronale (Asipg) che il 19 maggio hanno affossato l’intesa raggiunta una settimana prima dalle delegazioni negoziali. Non a caso quindi il Sei è andato a colpire già mercoledì tre cantieri della ditta Enrico Ercolani, presidente dell’associazione padronale lucernese e capitano del gruppo più reazionario in seno all’Asipg. «Il nostro sciopero non è indirizzato contro gli imprenditori ragionevoli, ma in primo luogo contro gli esponenti della linea dura attorno al milionario lucernese Enrico Ercolani», ha detto mercoledì il presidente centrale del Sei Vasco Pedrina lanciando un «appello alla ragione» agli imprenditori affinché evitino di gettare il settore nel caos con l’entrata in vigore della libera circolazione delle persone. Non potendo riferire dello sciopero (il giornale era in stampa già mercoledì), area presenta il contesto in cui esso è maturato. Nel dossier: due interviste ad Hansueli Scheidegger e Roberto Gallina del Sei, un articolo sulla lista nera degli scioperanti allestita dall’associazione padronale ticinese e le impressioni di Calogero Contrino (a destra nella foto accanto) e Gaetano Guida, pittori frontalieri in sciopero. «Non ci sarà contratto collettivo senza il pensionamento anticipato». Hansueli Scheidegger non ne vuole sapere dell’ultima trovata dell’Associazione svizzera imprenditori pittori e gessatori (Asipg), i cui soci il 19 maggio avevano respinto a larga maggioranza l’accordo concluso dalle delegazioni negoziali (si veda anche box nella pagina accanto). Nell’imminenza della revoca della dichiarazione di obbligatorietà generale del contratto collettivo scaduto a fine marzo e dell’entrata in vigore della libera circolazione delle persone, il capo d0ella delegazione negoziale del Sindacato edilizia & industria (Sei) interpreta la bocciatura padronale e delinea lo scenario della mobilitazione oltre lo sciopero di ieri e oggi. Hansueli Scheidegger, è praticabile la via suggerita ora dall’Asipg, ossia un nuovo Contratto collettivo di lavoro (Ccl) senza pensione anticipata? Chiaramente no. La nostra rivendicazione principale è il prepensionamento. Non vediamo come a questo punto possa essere lasciata da parte, tanto più che la pensione anticipata dai 62 anni è già una realtà nella Svizzera romanda, a Basilea Città e in Ticino per i gessatori. I pittori e i gessatori della Svizzera tedesca e del Giura non lavorano peggio, né sono in condizioni di salute migliori rispetto ai loro colleghi romandi. Non c’è ombra di dubbio: non ci sarà una soluzione senza il pensionamento anticipato che fra l’altro era stato promesso dal padronato [il principio è iscritto nel Ccl scaduto a fine marzo, ndr]. Pensate di poter mantenere la mobilitazione oltre venerdì 28, secondo giorno dello sciopero ad oltranza annunciato dal Sei [l’intervista è stata realizzata lunedì, ndr]? Dobbiamo mantenere la mobilitazione! Ma se in tempi più o meno ragionevoli non troviamo una soluzione globale sul Ccl, incontreremo delle difficoltà. Nella regione di Berna, ad esempio, una forte maggioranza degli imprenditori aveva accettato l’accordo concluso il 19 maggio. Non sono assolutamente contenti che una maggioranza di imprenditori reazionari della Svizzera centrale possa bloccare tale accordo. Molte ditte bernesi lavorano già nella vicina Svizzera romanda, dove il prepensionamento è già una realtà, e ciò causerà loro grossi problemi. E poi ci sono le regioni frontaliere, più esposte della Svizzera “primitiva” ai rischi legati all’entrata in vigore, il 1. giugno, della libera circolazione delle persone. Credo che in queste regioni si cercherà (e gli stessi imprenditori spingeranno in questo senso) di trovare delle soluzioni per conto proprio. Dal 1. giugno la situazione cambierà, e anche la mobilitazione è destinata a cambiare. In ogni caso il 5 giugno abbiamo previsto una grande manifestazione a Berna: e per la settimana successiva vogliamo lasciare una possibilità per ulteriori contatti e discussioni. Personalmente però credo che se non si concluderà un accordo complessivo in tempi brevi, sarà impossibile poi trovare un’intesa nei prossimi mesi. Si creeranno delle dinamiche in diverse direzioni e l’associazione padronale si troverà in una situazione molto difficile. Come interpreta la bocciatura dell’accordo all’assemblea dell’Asipg? È una decisione irresponsabile. Le parti avevano raggiunto un accordo che avrebbe funzionato. In secondo luogo è curioso che il padronato dica adesso che la soluzione non è sostenibile finanziariamente. Erano stati loro a proporre delle rendite [l’80 per cento dell’ultimo salario lordo, ndr] più alte di quelle che noi rivendicavamo [75 per cento come in Romandia, ndr]. Come si spiega questo voltafaccia? Difficile dirlo. Forse hanno proposto una soluzione abbastanza cara per poi poter dire che è troppo cara, provocando così il fallimento della soluzione. L’Asipg sostiene che una buona parte dei lavoratori non ne vuole sapere del prepensionamento a 62 anni. Cosa risponde? Continuano a far riferimento a un’inchiesta condotta dai datori di lavoro presso i lavoratori che per noi conta poco o nulla. Noi da 10 anni lottiamo per il prepensionamento, le nostre assemblee hanno sempre votato per questo, e i lavoratori da gennaio stanno conducendo una dura lotta per ottenere il pensionamento anticipato. È incomprensibile che si venga a dire che lavoratori che da 40 anni fanno questo mestiere non vogliano andare in pensione a 62 anni.

Pubblicato il

28.05.2004 01:30
Stefano Guerra
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