Nuovi tagli in giallo

Aveva promesso lacrime e sangue. Non siamo molto lontani. Le parole del direttore della Posta Ulrich Gygi erano fin troppo chiare. La lista delle cattive notizie, infatti, si allunga. E a portarle è ancora una volta il Gigante Giallo. Si direbbe che quella delle cattive notizie sia la nuova specialità della Posta che, dopo la ristrutturazione della rete postale e dopo il piano «Optima», presenta un nuovo progetto di ristrutturazione. Il suo nome? «Rema», che sta per «Reeingeneering Mail Processing». Al di là del nome altisonante quello che è sicuro è che: «rema» contro i lavoratori – giacché saranno tagliati mille posti di lavoro – e contro il servizio pubblico poiché ne ridimensiona la forza. La cura da cavallo imposta dalla Posta prevede di automatizzare il servizio di smistamento delle lettere, che comporterà la chiusura di almeno otto su venti centri a partire dal 2005. Josef Bösch, direttore del servizio lettere, non ha avuto peli sulla lingua nell’affermare, sulla «SonntagsZeitung», che la Posta «prevede di sopprimere più o meno mille posti di lavoro. Affermare ora che non ci saranno licenziamenti, è pura speculazione». Insomma, ancora una volta, sull’altare della redditività verranno sacrificate delle persone. «Grazie all’automazione – precisa sempre Bösch dalle colonne del foglio domenicale – sarà possibile ridurre i costi e fronteggiare la futura liberalizzazione dei servizi postali». Niente di nuovo, dunque, sul fronte manageriale della Posta che continua imperterrita sul cammino intrapreso. Un cammino che porta inevitabilmente al progressivo smantellamento del servizio pubblico. L’opposizione sindacale Il Sindacato della comunicazione non intende comunque accettare – e lo spiega in una nota – che le ristrutturazioni dei centri di smistamento pesino sulle spalle dei lavoratori: i licenziamenti sono una minaccia concreta per cui il sindacato esige negoziati rapidi. «Se ciò non avverrà – continua il comunicato sindacale – si passerà a mezzi di lotta». Va inoltre anche messo in evidenza che la ristrutturazione non solo si misurerà in soppressione di posti di lavoro, ma anche in trasferimenti che mettono spesso in gioco la vita di un’intera famiglia. In attesa dell’annuncio ufficiale del Gigante Giallo, il sindacato ha già iniziato ad informare il personale interessato. Per le forze sindacali, infatti, la notizia non è nuova. «Già nel corso del mese di luglio dell’anno scorso – spiega ad «area» il sindacalista Angelo Zanetti – avevamo manifestato la nostra ferma opposizione a tale progetto. In Ticino avevamo organizzato un raduno al centro di smistamento di Lugano Besso. E in quella occasione – ricorda ancora Zanetti – avevamo protestato contro il trasferimento del personale al centro di Bellinzona. Ma la nostra era stata un po’ una voce nel deserto. Rieccoci oggi a ribadire le stesse denunce per quanto riguarda la realtà ticinese: ci opponiamo, insomma, ad un’ulteriore modifica della situazione attuale. Una situazione, ricordo, che rispecchia gli effetti del trasferimento – limitato grazie al nostro intervento – di una quarantina di colleghe e colleghi da Lugano a Bellinzona. Per quanto riguarda il Ticino, già penalizzato per essere una realtà periferica, il nostro sindacato – dichiara Zanetti – rivendica con assoluta fermezza il mantenimento di un centro di smistamento per la Regione Sud». Al di là dell’incertezza che pesa sull’avvenire degli impiegati della Posta, quel che appare evidente è che le strategie dell’azienda si iscrivono sicuramente in una logica di liberalizzazione dei servizi con tutte le conseguenze del caso. «Per il Sindacato della comunicazione – commenta Angelo Zanetti – non ci sono dubbi: la Posta è un ente pubblico e come tale deve offrire un servizio pubblico efficiente e non perseguire la logica dei profitti. È quindi fondamentale che contro questa strategia venga opposto un intervento molto chiaro da parte delle forze politiche, delle associazioni e della popolazione, la prima esposta alle conseguenze dello smantellamento del servizio pubblico». Zanetti ricorda che a livello federale è pendente un’iniziativa popolare che chiede il mantenimento di un servizio postale che copra tutto il territorio. «Dobbiamo fare in modo – osserva a questo proposito Zanetti – che l’iniziativa venga messa al più presto in votazione e, naturalmente, che venga appoggiata dal maggior numero di forze possibili. Per una radicale trasformazione dei mandati conferiti alla Posta – aggiunge il sindacalista – occorrono strumenti di pressione forti. In caso contrario il prossimo annuncio di ristrutturazione non dovrà stupirci. Come sindacato ci prepariamo a lottare e a far conoscere la nostra opposizione con delle manifestazioni».

Pubblicato il

22.03.2002 01:00
Françoise Gehring Amato