Non solo il lavoro è flessibile

Il 2005 non sarà solo anno di giubileo per l’Unione sindacale svizzera (Uss) ma anche anno di battaglie. Il 125esimo compleanno vedrà la più grande organizzazione mantello dei lavoratori attiva su più fronti. La priorità quest’anno sarà assegnata alla lotta contro il lavoro domenicale e la liberalizzazione del mercato dell’elettricità (vedi box sotto). Ma in primo piano figura il lancio di un’iniziativa per un’età di pensionamento sociale e flessibile tra i 62 e i 65 anni. Ne abbiamo parlato con Colette Nova – responsabile del dossier all’interno dell’Uss – giusto pochi minuti dopo un suo primo incontro “orientativo” con il Consigliere federale Pascal Couchepin. “Eccessivamente costosa e va troppo lontano”, si potrebbe così riassumere la prima reazione del ministro dell’interno al progetto messo sul banco dalla sindacalista che commenta: «L’Uss non si fa illusioni sulle reali volontà del signor Couchepin e del suo collega Blocher. Nonostante i risultati del 16 maggio scorso perseguono nella loro strategia dello smantellamento sociale. Noi vogliamo mantenere alta la pressione». Colette Nova è appena uscita dall’ufficio del Consigliere federale Pascal Couchepin. Gli è piaciuto il progetto di pensionamento flessibile fra i 62 e i 65 anni dell’Unione sindacale svizzera (Uss)? La risposta è scontata, decisamente no. Non gli è piaciuto. Ne abbiamo discusso parecchio, ma non mi ero fatta alcuna illusione sulla posizione del signor Couchepin. A suo parere il progetto è eccessivamente costoso, ha inoltre aggiunto che va “troppo lontano”. La parola che ha usato, “lontano”, mostra a mio modo di vedere una volta in più le vera volontà del ministro dell’interno: nessuna estensione della protezione sociale ma un suo successivo smantellamento. Fino a raggiungere l’osso. Ci ha invitati a colloquio perché vuole capire su quale binario politico può instradare il secondo round dell’11ma revisione dell’Avs, visto il fallimento del 16 maggio scorso. Le sue intenzioni di fondo non sono comunque certamente mutate. Quali sono le novità del progetto messo sul banco dall’Uss? Il popolo si è chiaramente detto contrario allo smantellamento sociale bocciando a larga maggioranza l’11ma revisione dell’Avs. Questo perché il progetto era manifestamente squilibrato e non permetteva in alcun modo un pensionamento flessibile per i medi e bassi redditi. Lo stesso Ufficio federale delle assicurazioni sociali riconosce che il sistema attuale non permette ai meno abbienti di andare in pensione a 62 anni. La decurtazione della loro rendita è proibitiva. Oggi come oggi la pensione anticipata prima del limite legale dei 65 anni se la può permettere solo chi in realtà non avrebbe bisogno dei soldi di quella pensione per vivere. L’Uss vuole limare questa disparità. La novità consiste nel fatto che ci sarà libera scelta. Il limite legale dell’età di pensionamento resta a 65 anni, ma per coloro che per mille motivi non ce la fanno più a lavorare, a partire dai 62 anni ci sarà la possibilità di anticipare il ritiro dal mondo del lavoro e senza per questo essere puniti. È un bisogno che i salariati e le salariate sentono sempre più fortemente e che certa politica fa finta di non vedere. Chi non ce la fa più al giorno d’oggi ha come unica possibilità l’invalidità. Non a caso in questi ultimi anni abbiamo assistito a un crescente ricorso a questa “via di fuga”. Non c’è da urlare allo scandalo. Basta vedere ciò che è sotto gli occhi. A 62 anni si può essere stanchi e logori. Ma anche il signor Couchepin ha proposto poco tempo fa un modello di pensionamento flessibile fra i 63 e i 67 anni. Non risponde ai bisogni di cui parla? Non è pensionamento flessibile quello che propone Couchepin. Cosa è allora? Tra le righe questo progetto prevede di alzare l’età legale di pensionamento a 67 anni. Così la situazione peggiorerebbe ancor di più per rapporto a oggi. La maggior parte della gente finirà col dover lavorare fino a 67 anni per vedersi riconoscere il diritto alla pensione. Non sono altro che specchi per allodole queste offerte, altro che modello di pensionamento flessibile…È tutto un altro tipo di flessibilità che intende il nostro Consigliere. Il Consiglio federale stima in 1,6 miliardi il costo aggiuntivo del modello da voi proposto. È una spesa sostenibile? Innanzitutto bisogna dire che è una stima fatta nel 2000 che tiene conto unicamente dell’effetto sull’Assicurazione vecchiaia e superstiti e sull’Assicurazione invalidità. È una cifra che va rivista. L’Uss lo sta facendo perché all’epoca non si era tenuto conto del costo netto. Ci saranno risparmi in materia di aiuto sociale, di previdenza professionale, di assicurazione disoccupazione che finora non sono stati calcolati. Perché obbligare una persona a lavorare fino a 62 anni quando magari c’è un giovane disoccupato pronto ad entrare nel mondo del lavoro? Sono risparmi di cui bisogna tenere conto. Quindi quei 1,6 miliardi a nostro parere sono da rivedere al ribasso se si considera l’insieme delle assicurazioni sociali. Credo che si potrebbe arrivare al miliardo, ma si devono fare i conti e attualizzarli. La gente viene spaventata brandendo queste cifre. Confrontiamole con un’altra: nei primi nove mesi dell’anno appena trascorso la sola Ubs ha conseguito un utile netto superiore ai 6 miliardi di franchi. Questa non fa impressione? Il vostro progetto per un pensionamento flessibile fra i 62 e i 65 anni assumerà la forma dell’iniziativa popolare. Quando comincerà la raccolta delle 100 mila firme necessarie? Prevediamo l’inizio della campagna per autunno prossimo. Il 16 maggio 2004 la popolazione svizzera ha detto no all’11ma revisione dell’Avs. Mi sembra di capire che questo “no” voi lo interpretate come un “sì” all’estensione delle prestazioni delle assicurazioni sociali. È così? È una necessità della popolazione. Comunque ha ragione, questa è la nostra interpretazione. Dobbiamo mettere sotto pressione questo Consiglio federale che insiste nell’andare nella direzione dello smantellamento sociale nonostante i risultati delle urne.

Pubblicato il

14.01.2005 02:30
Can Tutumlu