In evidenza

Cerca

Sindacato

“Non più di otto ore di lavoro e difesa del potere d’acquisto”

Ottantamila muratori attivi in Svizzera si aspettano migliori condizioni di lavoro con il nuovo contratto nazionale che si sta negoziando. Per dar forza e corpo alle rivendicazioni collettive, indetta il 17 maggio una giornata nazionale di mobilitazione

«Sono fiero di essere un muratore. Amo il mio lavoro e voglio continuare a farlo. Ma le condizioni devono cambiare». Le parole di Daniel, capo cantiere nel Canton Argovia, alla conferenza stampa sindacale riassumono il sentimento dei diecimila muratori interpellati da Unia e Syna sulle rivendicazioni principali in vista del rinnovo della Convenzione nazionale mantello dell’edilizia (CNM), in scadenza a fine anno.

 

Il CNM regolamenta la vita professionale di ottantamila persone, tanti sono gli attivi nel settore nel Paese. «Come tutti sanno, si costruisce sempre di più, sempre più in fretta, mentre gli effettivi sui cantieri diminuiscono» ha sintetizzato Daniel. Una testimonianza confermata dai numeri. Nell’ultimo decennio, la cifra d’affari delle imprese è cresciuta quasi del 20%, mentre il personale impiegato è calato del 1,5%, hanno ricordato i sindacati. Sui cantieri la pressione si traduce in giornate lavorative di nove ore, alle quali si aggiungono sempre più regolarmente una o due ore supplementari e lunghi tempi di trasferta retribuiti solo a partire dai trenta minuti.

 

A risentirne sono la vita familiare degli edili e il rischio d’incidenti sui cantieri. Un muratore ha tre volte più possibilità di infortunarsi sul posto di lavoro rispetto all’insieme dei salariati svizzeri, venti volte di più degli impiegati di banca o d’assicurazioni, hanno ricordato i sindacati. Per questo i diecimila edili interpellati chiedono otto ore di lavoro sui cantieri, una pausa mattinale come da prassi negli altri settori, la totalità dell’indennizzo del tempo di trasferta, un aumento salariale dignitoso e l’introduzione dell’obbligatorietà della compensazione integrale del costo della vita.

 

Misure fondamentali per supplire alla carenza di personale, dicono i sindacati. Secondo i calcoli della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC), mancherà un muratore su cinque entro il 2030, uno su tre entro 2040. «Sempre più buoni elementi lasciano il mestiere. La pressione è sempre più intensa, rendendo ancor più difficile la vita familiare. Sono fiero di essere muratore, ma le cose devono cambiare» ha ribadito il capo cantiere Daniel.

 

Per dar forza e corpo alle rivendicazioni collettive, i sindacati Unia e Syna hanno indetto per il 17 maggio una giornata nazionale di mobilitazione con due manifestazioni parallele a Zurigo e Losanna. Per uno sguardo sulle rivendicazioni viste con occhi ticinesi, interpelliamo Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di Unia Ticino e Moesa.

 

Otto ore di lavoro e diminuzione della pressione sui ritmi nei cantieri. Giangiorgio Gargantini, anche i muratori ticinesi esprimono le medesime rivendicazioni dei colleghi nazionali?

Sì. Senza dubbio il tema delle giornate lavorative infinite è una delle preoccupazioni principali espresse dagli edili cantonali. Le otto ore sono una nostra rivendicazione storica, da anni proposta dalla Regione Ticino. E lo è per un motivo semplice. Quando da calendario sono già previste delle giornate lavorative da nove o nove ore e mezza, alle quali poi si aggiungono sempre con maggiore frequenza una o due ore supplementari e si somma il tempo di trasferta dal cantiere al magazzino, arriviamo a giornate lavorative di dodici o tredici ore. Un tempo di lavoro semplicemente insopportabile per l’operaio, che compromette le sue relazioni familiari e sociali, senza dimenticare il rischio accresciuto d’incidente, purtroppo a volte anche letale, come riporta la cronaca.

 

Aumenti salariali e compensazione automatica del rincaro sono le altre rivendicazioni principali. A sud delle Alpi tra stipendi mediamente inferiori nel confronto nazionale e premi cassa malati in crescita esponenziale, immagino sia uno dei temi più sentiti…

Assolutamente sì. Negli ultimi tre anni si è vista l’importanza dell’adeguamento al rincaro quale strumento essenziale per contrastare almeno parzialmente la perdita del potere d’acquisto dei lavoratori. Ma poiché il calcolo statistico ufficiale del rincaro è incompleto, non tenendo conto dell’evoluzione dei premi malattia, sono necessari degli aumenti salariali generali per salvare perlomeno il potere d’acquisto degli edili nella sua integralità.

 

Restando sulle specificità locali, in scadenza non vi è il solo contratto nazionale, ma pure quello cantonale. Come si sta preparando il fronte sindacale ticinese a questa trattativa?

Settimana scorsa, Unia e OCST hanno scritto alla sezione ticinese della SSIC chiedendo di definire un calendario di trattative per il contratto cantonale. Vorremmo evitare quanto accaduto l’ultima volta, quando l’ostinato rifiuto padronale nell’avviare trattative cantonali, aveva portato ad iniziare le discussioni solo a gennaio, quando si era già in una situazione di vuoto contrattuale, mettendo così in difficoltà lavoratori e aziende, obbligandoli per mesi ad operare senza conoscere quali fossero state le regole contrattuali. Ci auguriamo vivamente che questa volta la SSIC preferisca evitare situazioni di questo genere.

 

Recentemente la SSIC ticinese ha lamentato una riduzione degli ordinativi, paventando possibili licenziamenti. Qual è la visione sindacale su questo tema?

Vorrei dapprima far notare la strana coincidenza della comunicazione SSIC, avvenuta giusto il giorno successivo all’assemblea degli edili di Unia in cui erano state decise le rivendicazioni per il CNM. A voler essere maliziosi, parrebbe una prima risposta alle rivendicazioni operaie. In secondo luogo, da quanto riferito dagli operai, si lavora sempre di più con meno operai. Dai nostri dati inoltre, si è osservata una leggera contrazione lo scorso anno, ma con ottime prospettive per il futuro. Lo stesso indice delle costruzioni della SSIC prevede una crescita sia nell’edilizia principale sia nel genio civile per il 2025. La leggera contrazione dello scorso anno va poi relativizzata, poiché s’inserisce in un contesto di anni di continui record per l’edilizia. Infine, per quel che riguarda le lamentele della sezione ticinese del calo degli investimenti pubblici, ricordiamo che la locale SSIC ha sempre difeso la politica di sgravi e di austerità cantonale. Insomma, chi è causa dei suoi mali, pianga sé stesso. Non si usino questi numeri per influenzare le trattative del ccl cantonale.

foto: area-frabon 

Pubblicato il

07.04.2025 15:53
Francesco Bonsaver
Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Federica Bassi

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch

Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 88
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Su di noi

Iscrizione newsletter

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy