Non fuggite con la pensione

«Non prendete decisioni affrettate»: è il messaggio che Unia e autorità consolari in Svizzera di Italia, Spagna e Portogallo mandano ai loro membri e cittadini che si interrogano se ritirare o meno gli averi del secondo pilastro prima che arrivi il primo giugno del 2007, perchè dopo sarà possibile farlo solo a certe condizioni. Quella che oggi sembra una somma consistente, domani potrebbe rivelarsi insufficiente per garantire una rendita a vita, mettono in guardia.

Che il problema sia sentito non ci sono dubbi. Basta parlare con i responsabili dei patronati italiani o con sindacalisti per capire che l'interesse è forte. «Ogni volta che organizziamo una riunione per spiegare la problematica la sala è  stracolma di gente», precisa Francesco Miceli del patronato Inca a Berna. Lo stesso avviene nelle riunioni indette per i lavoratori spagnoli e portoghesi, ci assicurano vari sindacalisti che abbiamo interrogato. «Ogni volta che vado su un cantiere c'è qualcuno che mi fa domande su questa questione», afferma la spagnola Carmen Rocha della sezione bernese di Unia.
«Molti giocano con l'idea di rientrare in patria», ci spiega Margarida Pereira, sindacalista portoghese di Unia preoccupata per quanto sta avvenendo. «Ogni giorno ricevo telefonate di persone, organizzazioni dell'emigrazione che mi chiedono informazioni».
Molti lo fanno perché hanno ricevuto in queste settimane una comunicazione da parte della loro cassa di previdenza. Li informa che in base agli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea dal primo giugno del 2007 sarà possibile prelevare il capitale cumulato del secondo pilastro solo a certe condizioni. Non sempre le informazioni sono chiare e complete e questo ha aumentato l'insicurezza. «Per questo adesso stiamo cercando di informare meglio la gente», precisa Rita Schiavi, dirigente di Unia.
«Chi aveva intenzione di mettersi in proprio e di avviare un'attività nel paese d'origine è tentato di cogliere  l'opportunità adesso», ammette Miceli. Sono soprattutto le persone tra 35 e 50 anni che si informano su cosa fare e come fare.
«Certe persone sono convinte di non poter più ricevere il capitale dopo e allora preferiscono metterselo in tasca adesso» rischiando però di commettere un errore, mette in guardia la sindacalista portoghese. Ma anche chi non ha ancora 60 e sta per esaurire le indennità di disoccupazione si trova in questi mesi davanti ad un dilemma.
«In questa situazione c'è chi rischia di prendere una decisione affrettata», afferma Gabriele Milani. Al sindacalista ticinese di Unia si rivolgono soprattutto frontalieri. «Tra questi lavoratori c'è un certo subbuglio, perché la procedura non è chiara», ammette.
«C'è persino chi pensa di dare adesso la disdetta per ritornare magari più tardi», precisa ricordando che si tratta di timori infondati. In questa situazione c'è il rischio che molte persone decidano di rientrare in patria. I sindacati temono che tra qualche mese la Svizzera possa conoscere un esodo di migliaia di lavoratori qualificati e ben integrati. «Noi invitiamo i nostri concittadini a pensarci bene» prima di prendere qualsiasi decisione, precisa a sua volta Sara Centanni, addetta alle questioni sociali all'ambasciata d'Italia a Berna. Se si ritira il capitale, bisogna infatti essere consapevoli che non si riceverà la rendita.
Anche tra spagnoli e portoghesi c'è questa tendenza. «In primavera ritorno definitivamente in Galizia», afferma per esempio Manuel Angel Blanco Rial, un 37enne che ha deciso di tornare in Spagna con i due figli per rifarsi una nuova vita. «Se ne vanno persone formate e capaci che lavorano sui cantieri. La colpa è anche dei datori di lavoro che non li vogliono pagare di più», si lamenta Rocha criticando il fallimento delle trattative salariali con gli impresari costruttori.
Per evitare che molta gente agisca troppo affrettatamente, Spagna prima e Portogallo dopo hanno concluso un accordo amministrativo, secondo il quale potranno attestare in maniera semplice e non burocratica se la persona che è rientrata non sottostà all'obbligo assicurativo del paese. Se quindi la persona non esercita attività lavorativa e non è iscritta alla sicurezza sociale del paese può chiedere di venire in possesso dei suoi averi di secondo pilastro.
Questa misura dà la possibilità di guadagnare tempo. Si può riflettere con calma su quello che si vuole realmente fare e quando e non prendere decisioni avventate.
«Già in passato c'è chi ha commesso l'errore di rientrare con i soldi e poi si è pentito ed è ritornato», mette in guardia la sindacalista portoghese, invitando a non lasciarsi influenzare, ma piuttosto a informarsi bene perché anche dopo giugno sarà possibile venire in possesso dei fondi previdenziali. «Tutti vogliono che venga applicato anche per gli italiani il modello spagnolo e portoghese», rileva Milani. Le autorità italiane si sono mosse per raggiungere un accordo  procedurale uniforme analogo a quello di Spagna e Portogallo, assicura la signora Centanni.
L'obiettivo è di mettere in atto una prassi semplice e uguale per tutti e permettere il trasferimento dei dati necessari attraverso l'Inps all'autorità competente svizzera. Un incontro si è svolto prima dell'estate e un altro il 13 novembre. «Saremo pronti prima della fine del periodo transitorio», assicura la rappresentante consolare.

L'ambasciata italiana: la fretta cattiva consigliera

La novità interessa in particolar modo chi intende ritornare in patria e non ha ancora 60 anni. Se fino alla fine di maggio dell'anno prossimo tutti potranno ritirare i loro averi, dopo sarà ancora possibile, ma bisognerà rispettare certe condizioni. «Dal primo giugno 2007, i lavoratori dipendenti o indipendenti che non abbiano raggiunto l'età di pensione in Svizzera e che trasferiscano la loro residenza in un paese dell'Unione Europea, potranno ritirare in capitale la parte obbligatoria della pensione professionale a condizione che lascino definitivamente la Svizzera e non risultino obbligatoriamente iscritti alle assicurazioni sociali del paese di nuova residenza», precisa un comunicato dell'ambasciata italiana emesso alcuni mesi fa. Ciò significa che possono farlo le persone che, una volta rientrate, non esercitano attività remunerativa. Da notare poi che chi rimpatria e vuole acquistare o costruire la prima casa per abitarci potrà finanziarla con i soldi della cassa pensione.   

Pubblicato il

01.12.2006 02:00
Anna Luisa Ferro Mäder