Non fidatevi dei loro auguri

Non fidatevi se vi augurano buon Natale. Perché a Natale sono tutti più buoni. E augurare buon Natale è una cosa che viene quasi automatica. A Natale è più facile organizzare un pranzo per le persone sole della città o raccogliere soldi per qualche opera assistenziale (ne parliamo a pag. 5). A Natale si verificano straordinari slanci di generosità nei confronti delle vittime di qualche catastrofe naturale (pag. 8 e 9). Tutto questo e molto altro è bello e buono ma succede, appunto, soltanto a Natale. Nel resto dell’anno la carità individuale va in vacanza, mentre lo Stato si ritira sempre più dai suoi compiti oppure considera le necessità dei cittadini che si trovano in una situazione di bisogno con sempre maggiore diffidenza. Succede così che una madre costretta a far bastare 2 mila 200 franchi al mese per sé, il marito e il figlio sia trattata come una profittatrice da parte dell’assistenza (cfr. la lettera a pag. 2), che non ci siano forze sufficienti per soccorrere chi vive completamente allo sbando (pag. 12), o ancora che si risparmi sulle cure mediche dei richiedenti l’asilo (cfr. lo Spazio Sos a pag. 10) e che quelli respinti siano buttati in strada senza tanti complimenti mentre il razzismo dilaga e mancano i mezzi per farvi fronte (pag. 7). Succede addirittura che dei progetti di aiuto ai più poveri siano strumentalizzati a fini politici (pag. 11). Per non parlare del mondo del lavoro: si licenzia e si delocalizza non per salvare un’azienda, ma per aumentare i profitti degli azionisti (pag. 13) e si inventano forme di sfruttamento del personale sempre più sofisticate (pag. 6). Intanto il grande capitale si fa gli affari suoi con tutti i mezzi, leciti e illeciti (pag. 14) e chi lo rappresenta in politica annuncia che lo Stato è ancora troppo invadente, che per l’egoismo individuale non c’è mai abbastanza spazio (pag. 5), salvo non riconoscere i fallimenti delle sue politiche (cfr. l’articolo qui accanto e pag. 10). Il tutto per alimentare una parossistica società del consumo sempre più vorace e insensata (cfr. la rubrica di Beppe Grillo a pag. 15). Fra due giorni è Natale. Lo festeggeranno a Santo Stefano quelli che vivono con gli avanzi degli altri. Sono sempre più numerosi. Non chiedono ricchezza, chiedono soltanto che la retorica del Natale non serva a mascherare una società sempre più ingiusta. Chiedono che l’ipocrisia lasci il posto alla giustizia. Ma né la maggioranza politica né i grandi poteri economici sono disposti ad ascoltarli. Per loro la povertà, l’esclusione sociale, il disagio e la sofferenza sono dolorose e inevitabili fatalità se non colpe individuali da espiare, tranne forse il 25 dicembre. Per questo non fidatevi quando vi augurano buon Natale: di come state il resto dell’anno non gliene importa nulla.

Pubblicato il

23.12.2005 00:30
Gianfranco Helbling