«Se passeranno i tagli dovremo stringere i denti. Necessitiamo di più personale eppure non ci sono margini per nuove assunzioni e con le forze a disposizione non possiamo farci carico di un numero superiore di allievi in formazione, oltre quelli che già abbiamo. Le difficoltà non mancano ma abbiamo sempre cercato, e continueremo a farlo, di non rinunciare mai alla qualità del nostro servizio. Finora». Alice Sabatini, capo équipe dell’Associazione bellinzonese assistenza e cura a domicilio (Abad) di Giubiasco si dice «preoccupata» per lo scenario che si prospetta anche nel suo settore lavorativo. «Ritengo importante manifestare – spiega -, rendere visibile questa preoccupazione e far capire a tutti che la mancanza di risorse si traduce in una perdita della qualità del nostro lavoro. A pagarne poi le conseguenze, alla fine, saranno gli operatori che lavoreranno in condizioni di stress (dovranno farsi carico di più prestazioni nello stesso tempo) e gli utenti. Andando di questo passo si favorirà la nascita dei servizi privati, già in piena espansione, senza che noi possiamo più opporre una valida alternativa». Qualità: è questa la parola chiave. «Garantire una prestazione non è sufficiente – spiega Sabatini – in un servizio come il nostro. È importante mantenere la qualità della prestazione, qualità che è data da tutta una serie di fattori. Il nostro lavoro è organizzato secondo criteri di pluridisciplinarietà e tenta di adeguarsi costantemente alle esigenze dell’utenza e del territorio. Prima dell’entrata in vigore della Legge Spitex, all’interno dello stesso servizio, il gruppo infermiere/i, il gruppo dell’aiuto familiare e quello delle ausiliari funzionavano un po’ a compartimenti-stagno. Oggi tutte queste figure sono inserite in uno stesso gruppo e questo permette loro di avere una visione globale degli interventi che si operano. Inoltre, pur non disponendo di grandi mezzi, come équipe c'incontriamo regolarmente per discutere il nostro operato e pianificare al meglio il nostro lavoro». E le riunioni servono ad armonizzare il lavoro, a verificare se ciò che l’équipe sta facendo procede nella giusta direzione. «In una possibile “razionalizzazione” non credo che la voce “riunioni” sarà considerata prioritaria. Il nostro bacino d’utenza – afferma Sabatini – è composto prevalentemente da persone molto anziane (ottantenni, per lo più), che hanno bisogni e tempi che andrebbero rispettati». In questo contesto, per un operatore del settore qualità significa non avere tempi da contabile. «Vuol dire – precisa la capo équipe – entrare in una casa con umanità; fare il bagno alla persona che lo necessita e non avere la paura di ascoltarlo, perché questo “sbalestrerebbe” la tabella di marcia». Insomma, con la mancanza di mezzi, la contabilizzazione di un lavoro, quale quello dell’assistenza domiciliare, è in agguato. «Certo – riprende Sabatini – è chiaro che, aumentando le richieste di prestazioni ma non il personale, saremmo costretti a dare ai nostri operatori indicazioni tipo: tale servizio va svolto in 30 minuti, talaltro in 15, e talaltro in un’ora. Insomma, il mio timore più grande è che si arrivi a trattare gli utenti alla stregua di pratiche da sbrigare…». Anche per scongiurare tutto questo gli operatori dell’assistenza e cura a domicilio erano in Piazza. «Sappiamo che la qualità costa ma è un elemento imprescindibile del nostro lavoro. – sottolinea Sabatini – . Inoltre, ci rendiamo conto che ogni giorno di più cresce la domanda e noi non sempre siamo in grado di soddisfarla». E così, laddove l’Abad, ente pubblico, non arriva ecco che subentrano i privati. «Si tratta di associazioni che si definiscono Spitex privati. E, com’è naturale, s’inseriscono laddove ci sono degli spazi lasciati scoperti dai servizi pubblici. Faccio per dire che con questo ridimensionamento di risorse a disposizione, lo Stato potrebbe non riuscire più a far fronte alla crescente domanda proveniente dalla popolazione e si ritroverebbe a delegare quello che è un suo compito – rispondere agli importanti bisogni dei cittadini – ai privati». Sembrano discorsi teorici ma non lo sono. Basti pensare alle conseguenze pratiche che si avrebbero qualora la qualità del servizio – che si tratti di aiuto o cure a domicilio – latitasse. «Mettiamo il caso di una persona anziana non in grado di alzarsi dal letto – porta un esempio Sabatini –. Ebbene, se l’aiuto domiciliare di turno non è stata formata a dovere su quali accorgimenti adottare per muovere quella persona rischierà di farlo in modo scorretto e di provocare un disagio o, nel più serio dei casi, un ulteriore danno al fisico già fragile dell’interessato». In conclusione, la coperta-risorse è rimasta la stessa mentre lo “spazio” da ricoprire aumenta. «Quando la legge Spitex è entrata in vigore,– concorda Sabatini – abbiamo potuto migliorare il nostro servizio. Allora dicevamo ai nostri operatori di prestare molta attenzione alla loro relazione con l’utente. Non vorrei che un domani, risicando qua e là, si arrivasse a dare loro indicazioni che segnino un passo indietro. Sarebbe triste dover chiedere loro “quanti interventi hai fatto in un’ora?” e non “com’è andato il tuo lavoro?”».

Pubblicato il 

05.12.03

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