Non abbiate paura

Ai due lati del portale della chiesa di San Zeno a Verona si possono ammirare dei rilievi risalenti alla prima metà del XII secolo, opera di maestro Nicolò e maestro Guglielmo. Nel riquadro che si trova a fianco di quello bellissimo della Natività, vi è l'Annuncio ai pastori, rappresentati da due uomini che indossano corte vesti e stivali. Uno, anziano e con una lunga barba, si appoggia a un bastone ricurvo, l'altro è più giovane. Presso di loro c'è il gregge, con le pecore strette fra loro come fanno di solito, in cerca di calore. In alto l'angelo indica la direzione e dice: "Non abbiate paura! Io vi porto una bella notizia: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro salvatore!". Quella notte i pastori non la passarono a fare la guardia al gregge. Si misero in cammino verso Betlemme, portandosi dietro le loro pecore.
I pastori della Leventina sono preoccupati per le loro pecore, perché nelle Alpi è ritornato il lupo. Fanno la guardia, piantano recinti, scrivono al Dipartimento  perché li aiuti a eliminare la belva. Ma la sindrome della mancanza di sicurezza si sta diffondendo in tutto il cantone. Che cosa c'è di più legittimo di poter uscire tranquillamente la sera, mandare i figli a scuola da soli, non doversi chiudere a chiave in casa, viaggiare con i soldi in tasca, non essere costretti a fare brutti incontri nei sottopassaggi, nelle stazioni, per strada? Dai discorsi da bar si passa alla sociologia da giornale domenicale: tutto questo oggi non è più possibile perché siamo circondati da ladri d'appartamento, giovani violenti, stranieri, spacciatori. Ci vorrebbero più controlli di polizia, più agenti per le strade, telecamere piazzate nei luoghi più sensibili, o meglio dappertutto, più guardie alla frontiera, pene più dure, un codice penale più severo. L'armamentario della destra.
Ma la somma complessiva dei furti che hanno suscitato tanto allarme nel Mendrisiotto non arriva nemmeno a un decimo di quella sottratta ai risparmiatori dalla fiduciaria Rm/Regmo di Massagno/Roveredo, i cui titolari sono stati condannati il 24 maggio scorso per una truffa di 7,4 milioni di franchi. Qualcuno farà il conto delle ricchezze accumulate attraverso le evasioni fiscali, le speculazioni fondiarie, i piani regolatori fatti ad arte, gli appalti truccati e i casinò?
La retorica sicuritaria è uno strumento formidabile per far perdere alla sinistra la coscienza della propria ragione di esistere, che è di rendere meno sicuri il profitto e la rendita. Ci siamo dimenticati che la polizia e l'esercito invocati per imporre il rispetto della proprietà sono gli stessi che hanno sparato contro i lavoratori in sciopero a Zurigo nel 1917, a Basilea nel 1919 e a Ginevra nel 1932? La sicurezza per un minatore consiste nel collocare molti puntelli a sostegno della volta delle gallerie, mentre la sicurezza per l'azionista della miniera, cioè il suo dividendo, aumenta se spende il meno possibile per i puntelli. La sicurezza dei ricchi non coinciderà mai con quella dei poveri. La nostra sicurezza è il salario, la salute, i diritti democratici per tutti. Se accettiamo il loro discorso, diventeremo culturalmente subalterni al mondo del profitto e saremo condannati a vegliare continuamente sul capitale come i pastori sul gregge, senza la speranza che giunga un angelo a portare la buona notizia.

Pubblicato il

01.06.2007 13:00
Giuseppe Dunghi