“No, in Svizzera sono antipatici!” Resistono i fastidiosi cliché

Sono stato sempre convinto che l’antipatia, in genere, fosse un fatto epidermico e spesso reciproco tra due persone oppure che qualcuno potesse essere anche antipatico a tutti. Non credevo, invece, che esistesse l’antipatia di massa cosa che ho scoperto seguendo un programma televisivo italiano in cui, con alcuni giovani, si discuteva della prospettiva di andare a lavorare all’estero per garantirsi un futuro dignitoso.


Ebbene, a uno di questi giovani, che manifestava l’intenzione di venire a lavorare in Svizzera, il conduttore della trasmissione ha rivolto l’implorazione “no, no in Svizzera no, sono antipatici!”. Una battuta che mi ha lasciato stupito perché detta in televisione dal conduttore di una trasmissione ha, evidentemente, un impatto notevole nei suoi telespettatori e, per quanto mi riguarda personalmente, mi ha creato all’istante un problema psicologico perché mi sono domandato come sia stato possibile che, pur vivendo da oltre cinquanta anni in Svizzera, non mi fossi mai accorto di essere circondato da milioni di svizzeri antipatici!


Poi, riflettendoci su, mi sono domandato come si farà mai ad avere una opinione così negativa degli svizzeri che, oltretutto, non sono neppure riconducibili a un unicum essendo un popolo con quattro culture e lingue diverse (tedesca, francese, italiana e romancia) e, per di più, in molti casi, un popolo innestato da nativi figli di matrimoni misti tra autoctoni e immigrati di molteplici razze tra cui quella italiana storicamente predominante.


Sì, questa battuta mi è sembrata quantomeno gratuita e infelice e se ha irritato il sottoscritto che, pur vivendo in Svizzera da una vita, ha la sola cittadinanza italiana, chissà quale sarà stata la reazione degli amici confederati che hanno visto quella trasmissione.


Perché, poi, gli svizzeri possano essere ritenuti antipatici resta un mistero. Proviamo a indovinare. Forse perché i mezzi di trasporto pubblico di qualsiasi genere funzionano a pennello?
Forse perché i giovani, in genere, non hanno grossi problemi a inserirsi nel mercato del lavoro senza essere sfruttati con un lavoro “in nero”?
Forse perché la gente nei luoghi pubblici non si dimentica di utilizzare i cestini per i rifiuti?


Forse non si ha simpatia per gli svizzeri perché sono riusciti a costruire (con un anno di anticipo sulla tabella di marcia) l’ennesimo tunnel di attraversamento alpino, quello ferroviario del Gottardo lungo cinquanta chilometri, senza grandi disagi alle popolazioni delle valli coinvolte e senza lasciare alcuna traccia evidente del materiale di scavo? Se così fosse, questo sentimento parrebbe essere solo invidia!


Oppure il giudizio negativo nei confronti degli svizzeri è dovuto all’eco mediatico che trovano anche in Italia le ricorrenti iniziative antistranieri, a volte pubblicizzate in modo pittoresco dai loro proponenti? Se quest’ultimo fosse il motivo principale ricordiamo che in Svizzera la popolazione straniera residente ammonta a circa il 25% e ogni iniziativa contro gli stranieri è sempre stata respinta dall’elettorato elvetico.


No, non credo proprio che l’antipatia di quel giornalista nei confronti del popolo svizzero possa essere riconducibile a queste considerazioni, bensì penso sia frutto di un condizionamento psicologico dovuto ai vetusti cliché che si hanno nel mondo nei riguardi di questo o quel popolo, come, per esempio, quello che gli italiani sono “simpatici”, poi noi italiani emigriamo per motivi di lavoro e ci rendiamo conto che gli autoctoni del Paese ospitante, spesso, hanno di noi un’opinione molto diversa!

Pubblicato il

25.05.2023 09:41
Dino Nardi