La maggioranza dei deputati non è rimasta insensibile alle novemila sottoscrizioni all’appello promosso da ventisette associazioni (tra i primi firmatari Conferenza Cantonale dei Genitori, Atgabbes e Pro Infirmis) in cui si chiedeva al Gran Consiglio di stralciare la misura di risparmio di 2 milioni sulla pedagogia speciale. Al centro della questione circa tremila studenti, di cui quasi novecento delle scuole speciali o di istituti specializzati. Opportuno ricordare che, in totale, gli allievi in Ticino sono 56mila. “Tagliare là dove nasce il futuro è una scelta miope e irresponsabile” ha scritto su laRegione il medico Gian Paolo Ramelli, ex presidente della Società Svizzera di Pediatria ed ex primario del Servizio di neurologia pediatrica della Svizzera italiana, spiegando perché “gli anni che comprendono l’età prescolare e scolare sono cruciali per chi segue una terapia specifica e sono quelli che permettono di ottenere i migliori benefici. In termini terapeutici sono anni che valgono il quintuplo rispetto a quelli di un cervello maturo”, evidenziando “le ripercussioni che l’attuazione di questa misura recherebbe a un migliaio di allieve e allievi e alle loro rispettive famiglie”. Altri contributi pubblici dei medici Pietro e Samia Majno-Hurst, o le testimonianze personali di vissuti di bambini che hanno potuto superare particolari difficoltà oggettive grazie ai supporti dati dai servizi di pedagogia speciale, hanno contribuito a sensibilizzare sull’importanza del tema. Nei molti interventi che hanno preceduto il voto, nessun deputato ha definito inutile la pedagogia speciale. Al contempo, la maggioranza della commissione Gestione e Finanze (PLR, Centro e Lega dei ticinesi), ha difeso l’idea del taglio lineare, giustificandolo come segnale che la crescita di spesa nella pedagogia speciale non può essere infinita. Il problema, come sottolineato da numerosi interventi favorevoli allo stralcio del risparmio di due milioni, è che il bisogno di sostegno ai bambini cresce, perché crescono le casistiche. E non solo in quell’ambito. Come spiegava ad area Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis e granconsigliere socialista, “se la popolazione anziana aumenta, è logico che dovrà aumentare la spesa per gli anziani. Se non aumenterà, significa che ridurrò le prestazioni alla popolazione anziana”. Ma non sono i soli bisogni degli anziani a crescere. Sono i bisogni della società nel suo insieme a crescere. Come cresce il PIL, la ricchezza prodotta nel Cantone, lievitato di quasi tre miliardi nel 2022 rispetto all’anno precedente (ultimo dato disponibile), superando quota 36 miliardi (+4.1%). Forse è questo il vero nodo della questione. Se i bisogni della società crescono e la ricchezza aumenta, sarebbe opportuno domandarsi come ridistribuire la ricchezza rispondendo ai bisogni. |