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Negli Usa migranti a rischio
di
Anna Luisa Ferro Mäder
Sui cantieri di Washington la lingua più parlata è lo spagnolo. Sono i lavoratori giunti dal Messico o dall’America centrale a curare anche i giardini delle lussuose ville nei sobborghi della capitale. Alcuni sono giunti legalmente, molti altri sono illegali. La musica non cambia se si scende nel sud del paese o se si va sulla costa della California. L’America, paese di immigrati, sta assistendo ormai da tempo ad una nuova ondata di arrivi. I latinos svolgono spesso lavori che gli americani non vogliono fare, ma sono percepiti sempre più come una minaccia e per questo devono fare i conti con intimidazioni e discriminazioni. Al punto che il “Southern Poverty Law Center” (Spl Center), l’organizzazione americana che più di ogni altra segue da vicino le attività dell’estrema destra e fornisce un quadro accurato e un bilancio delle loro attività, ha denunciato in una recente inchiesta il fatto che gli immigrati sono diventati una “facile preda” per estremisti di destra. Nei quartieri popolari delle città americane è facile imbattersi la mattina in gruppi di persone che aspettano sul ciglio della strada di essere chiamati per andare a lavorare sui cantieri o dove c’è bisogno di mano d’opera. Sono giovani e meno giovani latinos che lavorano a giornata. Li chiamano i jornaleros. Molto spesso non parlano americano e non hanno un permesso di lavoro. Sono arrivati soprattutto nell’ultimo decennio e continuano a giungere malgrado le severe misure di sicurezza alla frontiera. La loro presenza crea tensioni. Recentemente, ha fatto notizia la vicenda di un gruppo di latinos che si riunivano nei pressi di un 7-eleven, un negozio aperto 24 ore al giorno sette giorni alla settimana, nella contea di Prince William, nei pressi della capitale americana, per aspettare che qualcuno venga a cercarli per andare a lavorare. In questa contea nel 2000 i latinos erano il 9 per cento della popolazione. Adesso sono il 16 per cento. La presenza quotidiana dei jornaleros è vista negativamente da alcuni passanti che affermano di sentirsi minacciati. Il clima è diventato così teso che una decina di persone è stata denunciata per vagabondaggio. Il caso è arrivato in tribunale e alla fine il gestore del negozio e gli avvocati che rappresentavano i lavoratori hanno raggiunto un accordo per convivere senza tensioni. È solo un esempio tra tanti dei problemi che incontrano questi lavoratori che spesso vivono in condizioni molto semplici per poter risparmiare soldi da mandare ai familiari rimasti in Messico, nel Guatemala o nell’Honduras. Nella sua recente indagine la “Spl Center” ha concentrato il suo interesse sulla situazione in Georgia. Anche negli stati del sud, che negli anni ’60 erano diventati teatro di violente tensioni e scontri tra la maggioranza bianca e i la minoranza nera, la presenza dei latinos è sempre più palese. In Georgia il tasso di crescita della popolazione latinos è il quarto a livello nazionale. Queste persone sono giunte soprattutto negli anni ’90 per lavorare nei tanti cantieri dei nuovi quartieri sorti attorno alla città. Questa rapida crescita ha risvegliato vecchie paure in una regione tradizionalmente conservatrice e dove in passato l’odio razziale ha generato violenza. Alcuni lavoratori lo hanno vissuto direttamente. L’Spl Center fa l’esempio di Domingo Lopez Verga, un jornaleros di 54 anni, che abita a Canton nel nord della Georgia. Nel febbraio scorso ha ottenuto una proposta di lavoro da tre giovani della zona. I tre lo hanno portato in un luogo isolato. Lo hanno picchiato duramente e gli hanno rubato i pochi soldi che aveva in tasca. Prima di lui altre persone avevano subito la stessa sorte e altri casi sono successi dopo. La polizia non è in grado di quantificare il fenomeno, perché molte persone non denunciano le aggressioni preferendo non avere niente a che fare con la forze dell’ordine, dato che non hanno un regolare permesso di soggiorno. Alla fine sette giovani studenti sono stati arrestati con l’accusa di rapina a mano armata e aggressione aggravata. Secondo la polizia i giovani andavano in cerca di “facili prede”. Sono la punta di un fenomeno che sembra avere radici profonde. Nel sud, ma anche in altre parti del paese, la rapida crescita della popolazione latinos viene vista con sospetto e soprattutto con timore, soprattutto da chi teme che i nuovi immigrati possano mettere in pericolo i vecchi equilibri e conquistare una parte del potere oggi detenuto dai bianchi. La situazione non cambia se ci si sposta verso gli stati dell’ovest. Ormai non fanno più molto scalpore le notizie di ragazzi trovati morti nel deserto dell’Arizona mentre cercavano di venire a lavorare negli Stati Uniti. Ad ucciderli sono spesso il caldo e la sete. Nel loro cammino verso la speranza di una vita migliore, gli immigrati devono fare i conti non solo con i pericoli naturali, ma anche con le guardie che pattugliano lungo la frontiera. Ogni anno circa un milione di immigrati vengono fermati mentre cercano di entrare illegalmente negli Stati Uniti lungo la frontiera messicana. Più del 40 per cento sono presi nel deserto dell’Arizona. Ci sono altre persone che pattugliano la frontiera. È proprio di questi giorni la notizia che un gruppo dell’Arizona sta cercando persone disposte a pattugliare la frontiera in primavera per individuare immigrati che entrano illegalmente negli Stati Uniti. Lo scopo dell’operazione è di dimostrare che il sistema messo in atto dalle autorità è lacunoso. The Minute Man Project avrebbero già trovato 200 volontari. I promotori assicurano che l’operazione si svolgerà nel rispetto della legge e che la loro non è un’organizzazione para-militare, ma naturalmente le organizzazioni di difesa dei diritti civili sono allarmate. Già in passato civili armati hanno pattugliato la zona di frontiera per esempio nel Texas per difendere le proprietà private e respingere chi entrava illegalmente. Questa situazione ha creato tensioni ed è estremamente pericolosa. È noto per esempio il caso di una famiglia salvadoregna con regolare permesso di soggiorno entrata per sbaglio in una proprietà privata che si è vista minacciare con le armi. Il caso è stato denunciato e il responsabile, che in passato aveva fatto parte di un gruppo di vigilantes nella zona di frontiera, è stato arrestato. Altri sono riusciti sicuramente a farla franca.
Pubblicato il
04.02.05
Edizione cartacea
Anno VIII numero 5-6
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