Naturalizzati, non discriminati

Mai pi? discriminazioni e arb?tri nelle procedure di naturalizzazione. Dopo i casi di Emmen, Pratteln e altri comuni, Governo e Parlamento sembrano intenzionati a porre un freno a certe pratiche che hanno fatto della Svizzera uno dei Paesi pi? egoisti nel concedere la cittadinanza. Il cammino ? ancora lungo, ma un primo segnale positivo ? stato dato luned? dal Consiglio nazionale, che ha accolto (con la sola opposizione dell?estrema destra, Udc e Democratici svizzeri) una serie di modifiche legislative e costituzionali volte a semplificare la procedura e a tutelare i candidati da decisioni arbitrarie e discriminatorie. Tutti ricorderanno gli spiacevoli ?episodi? verificatesi negli ultimi tempi in alcuni comuni della Svizzera centrale, dove ormai il passaporto rossocrociato viene concesso ai richiedenti provenienti dai Paesi considerati ?di serie A? e sistematicamente rifiutato a ex jugoslavi, albanesi e altri cittadini ?di serie B?. Decisioni queste che vengono prese, a dipendenza, dal consiglio comunale o attraverso una votazione popolare e che nessuno ? tenuto a giustificare. Con la nuova legge chiunque riterr? di essere stato vittima di una decisione arbitraria o discriminatoria potr? ricorrere al Tribunale federale facendo valere la violazioni di diritti costituzionali. Una garanzia questa che dovrebbe ricondurre certe autorit? comunali alla ragione, a valutare le richieste di naturalizzazione secondo criteri oggettivi, applicati in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. In generale si pu? dire che diventer? un po? pi? facile diventare cittadini svizzeri: la durata minima di residenza verr? ridotta da dodici a otto anni, l?ammontare della tassa di naturalizzazione non potr? superare l?importo delle spese amministrative, per i giovani della seconda generazione sono previste procedure agevolate e per quelli della terza la concessione della nazionalit? alla nascita (ius soli). Grazie a questo pacchetto di norme, si apriranno prospettive interessanti per circa 700 mila stranieri, di cui 200 mila nati o cresciuti in Svizzera. Tutta gente che sin qui ha rinunciato alla cittadinanza elvetica, poiché scoraggiata dalle procedure lunghe e costose. Lo scenario preoccupa evidentemente le forze politiche reazionarie di questo Paese, che hanno gi? approfittato del dibattito parlamentare per dare sfogo ai loro sentimenti xenofobi e razzisti. L?Udc, i Democratici svizzeri e la Lega dei ticinesi, dopo aver tentato di bloccare la legge, hanno annunciato il lancio del referendum. Una reazione, la loro, assolutamente comprensibile, visto che sin qui hanno approfittato delle attuali norme (e della conseguente alta percentuale di popolazione straniera) per mantenere costantemente sveglio nel Paese il sentimento xenofobo. E proprio la storia ci suggerisce di non sottovalutare la strategia di queste forze, che spesso trovano sostegno anche all?interno dei cosiddetti ?partiti democratici? borghesi e, ahinoi, ultimamente anche in certi settori del Partito socialista. Sar? dunque necessario impegnarsi con forza per far capire l?assoluta necessit? di cambiare rotta. Nella consapevolezza, naturalmente, che la prospettiva non ? l?abbattimento dello frontiere. Se le norme citate diventeranno legge, la Svizzera si doterebbe di uno strumento minimo, indispensabile per poter aderire alla Convenzione europea sulla nazionalit?. Diventeremmo insomma semplicemente un Paese un po? pi? normale!

Pubblicato il

20.09.2002 01:00
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