Nel novembre 2020, la sconfitta è stata amara. Sebbene la maggioranza della popolazione votante (50,7%) abbia votato a favore dell’iniziativa “Per multinazionali responsabili”, la stessa fallì a causa del No della maggioranza dei Cantoni, soprattutto quelli più piccoli e conservatori. Oggi, un’ampia coalizione di associazioni e sindacati (tra cui Unia), ma anche di politici borghesi e di rappresentanti dell’economia, ci riprova. L’obiettivo non è cambiato: fare sì che le multinazionali basate in Svizzera si assumano le proprie responsabilità per le attività condotte all’estero. In diversi paesi europei sono già in vigore norme che impongono alle multinazionali di rispettare i diritti umani e gli standard ambientali internazionali anche nelle loro pratiche commerciali all’estero. La nuova direttiva sulla responsabilità d’impresa a livello europeo, entrata in vigore nell’estate del 2024, renderà presto la Svizzera l’unico paese in Europa senza una legge sulla responsabilità d’impresa. Il controprogetto alibi adottato dal parlamento si è infatti rivelato per quello che doveva essere: un inutile specchietto per le allodole, sotto forma di un banale opuscolo patinato con il quale le multinazionali rendono conto del proprio operato. D’altronde, questo controprogetto era stato dettato dalle stesse lobby delle grandi imprese, ben presenti sotto la Cupola di Palazzo federale. >> LEGGI ANCHE: La legge dettata dalle multinazionali Durante la precedente campagna, il Consiglio federale ha promesso a più riprese di lavorare per una legge elvetica “armonizzata a livello internazionale” in modo da porre le multinazionali in Svizzera e nell’UE su un piano di “parità”. Tuttavia, malgrado i passi in avanti fatti in Europa, in Svizzera non si è fatto nulla. Nel dicembre 2022, il comitato d’iniziativa presieduto dall’ex presidente del Consiglio nazionale Dominique de Buman (Il Centro) aveva presentato alle autorità federali una petizione firmata da oltre 200.000 persone, cercando di riportare la questione in cima all’agenda politica. Di fronte alla mancanza di proattività del Consiglio federale e del parlamento, è stato così deciso di lanciare una nuova iniziativa popolare. La proposta intitolata “Per grandi imprese responsabili - a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” è stata presentata oggi, 7 gennaio 2025, a Berna. Attualmente, si legge in un comunicato, “le multinazionali con sede in Svizzera continuano a violare gli standard ambientali e i diritti umani fondamentali”. Gli esempi citati sono diversi: da una miniera peruviana molto inquinante di proprietà del gigante Glencore, alle raffinerie d’oro che importano metallo prezioso di origine problematica, fino al caso della poco nota società di trading ginevrina IXM, che ha lasciato un’eredità tossica in Namibia. Il termine per raccogliere le 100.000 firme scade nel luglio del 2026. Ma gli iniziativisti hanno un obiettivo ambizioso: terminare la raccolta in soli 30 giorni. In caso di riuscita, ciò sarebbe un segnale politico molto forte che non potrà essere nuovamente ignorato. |