Morte e lavoro

La notizia dell’uccisione di due collaboratori della Banca cantonale di Zurigo e del successivo suicidio da parte di colui che aveva iniziato lo spargimento di sangue ha lasciato molti di noi allibiti. Cerco di riprendere la parola dopo il primo sbigottimento mettendo subito in evidenza che un episodio così estremo mal si presta a considerazioni di tipo generale. Cionostante sono del parere che dietro alla tragedia si celi comunque un problema che va al di là dell’unicità del gesto. Lo spargimento di sangue è avvenuto infatti chiaramente sul posto di lavoro e le motivazioni del folle gesto sembrano avere a che fare solo con l’attività professionale delle persone coinvolte. Davvero la nostra società del lavoro è così distruttiva da rendere pericoloso il nostro quotidiano ritorno al tavolo dell’ufficio? Non voglio essere un catastrofista, ma ritengo che l’episodio increscioso di Zurigo metta indirettamente in luce il fatto che le nostre relazioni di lavoro siano comunque, e soprattutto in questi ultimi tempi, inficiate da molte frustrazioni, violenze relativamente “invisibili” e da risentimenti che cercano di affermarsi in vari modi. Dove cercare le cause? Non è possibile in queste poche righe enumerare i fattori di rischio che si manifestano sui posti di lavoro. Mi accontento di evocare alcune linee di tendenza che dovrebbero farci pensare ed agire. Innanzitutto bisogna riconoscere che se si vuol rimanere nella propria funzione lavorativa o avanzare nella propria carriera si deve accettare una pressione lavorativa sempre più forte. I “cahiers de charges” definiti all’inizio del rapporto lavorativo si dimenticano presto ed i doveri professionali si gonfiano con il passare del tempo, rendendo il lavoro quotidiano una “corvée” sempre meno sopportabile. Nel medesimo tempo nella nostra società veniamo sempre più definiti attraverso il rapporto lavorativo e il bisogno di far carriera sembra essere davvero indispensabile ed inevitabile. Se qualcuno ci taglia la strada, o ne abbiamo semplicemente l’impressione, allora si comincia a meditare la possibile vendetta. Quest’ultima non deve nessariamente finire nel sangue. Ciò che mi sembra importante sottolineare è che comunque molte energie negative e distruttrici stanno invadendo sempre più i nostri rapporti lavorativi poiché il lavoro è scarso e deve essere redditizio a corta scadenza. Chi non si piega subito a queste esigenze viene espulso dal sistema. Ve lo dice uno che si trova ancora in situazione di privilegio, visto che lavoro in ambiente universitario. Ma anche qui, se non ci sono bufere, si sente comunque un fastidioso venticello che potrebbe presto preludere a violenti temporali.

Pubblicato il

09.07.2004 13:00
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