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Mobilitazione operaia e penuria di personale, un cocktail vincente

Sostanziosi aumenti salariali nella Tecnica della costruzione, il cui CCL negoziato col sindacato è stato appena ratificato dall’assemblea padronale.

Dell’edilizia secondaria, siamo il settore peggio retribuito. Negli anni passati, il nostro contratto era stato un po’ abbandonato a sé stesso. Ora le cose sono cambiate e si cerca di rivendicare collettivamente i giusti e necessari miglioramenti. I nostri salari devono recuperare il divario accumulato”. Così si esprimeva Marco*, operaio della tecnica della costruzione, lo scorso autunno riferendosi alla mobilitazione dei lavoratori in vista del rinnovo contrattuale di categoria.

 

Tecnica della costruzione suona forse incomprensibile ai non addetti ai lavori. Dietro quel termine, ci sono gli installatori di impianti sanitari, i lattonieri e i posatori di tetti piani (non isolazioni). I mestieri dal presente e dal futuro occupazionale garantito, in altre parole. Sono uomini e donne incaricati fisicamente di tradurre nei fatti la sospirata transizione energetica, occupandosi soprattutto di risanamento energetico degli stabili e d’implementare nuove tecnologie da fonti sostenibili. Fotovoltaico e termopompe sono il loro campo. Tecnologie che ci accompagneranno nei prossimi decenni e per le quali oggi le imprese faticano non poco a trovare personale.

 

Se qualche giovane stesse pensando a un mestiere dal futuro occupazionale certo nei prossimi decenni, la tecnica della costruzione è sicuramente uno dei più promettenti. Grazie agli importanti incentivi pubblici a sostegno della transizione ecologica, il settore infatti gode di ottima salute, con ordinativi in costante crescita per le imprese. «L’accettazione in votazione popolare della Legge Clima garantirà alle imprese gli ordinativi per i prossimi dieci anni. I lavoratori al fronte devono poterne approfittare» aveva affermato Aldo Ferrari, l'allora responsabile nazionale Unia di categoria, lanciando la mobilitazione d’autunno. Il 7 ottobre dello scorso anno qualche migliaio di lavoratori del Paese sfilò sotto la sede dell’associazione padronale Suissetec a Zurigo, consegnando alla dirigenza una petizione sottoscritta da 3.500 professionisti per migliorare le condizioni d’impiego. Per ottenerle, i lavoratori potevano contare su due fattori: la forza della mobilitazione organizzata sindacalmente e la penuria di personale di cui soffre il ramo. Oggi si può dire che avevano ragione.

 

Sabato 21 giugno, l’assemblea dell’associazione mantello delle imprese della tecnica della costruzione Suissetec, ha ratificato il CCL negoziato col sindacato, che regolerà le condizioni di lavoro dei prossimi quattro anni. Prima notizia, sul fronte salariale gli aumenti saranno sostanziosi. Nei quattro anni di durata del nuovo CCL, gli stipendi dei diplomati AFC cresceranno tra i seicento e i cinquecento franchi al mese, a dipendenza del grado di anzianità. Anche i salari minimi delle altre due categorie d’installatori (diploma biennale e senza diploma), conosceranno aumenti tra i 400 e i 300 franchi mensili (per i dettagli guardare qui). Affinché gli stipendi non siano erosi dall’aumento del costo della vita, è stata posta una novità contrattuale: il rincaro scatterà automaticamente quando l’inflazione ufficiale supererà lo 0,5%. Infine, il prepensionamento non sarà più una esclusiva dei lavoratori ticinesi e romandi, ma varrà anche nella Svizzera tedesca.

 

Miglioramenti importanti, frutto della mobilitazione di Unia e condivisi dalla parte padronale con l’intento di rendere attrattivo il mestiere alle nuove generazioni, ma che indirettamente toccheranno tutti. Anche a sud delle Alpi. «Nel nostro cantone, dove oltre il 60% degli attivi figura “senza diploma” malgrado possa vantare notevole esperienza professionale, si vedranno crescere lo stipendio mensile di 400 franchi nell’arco di quattro anni. Le agenzie interinali, che impiegano diversi operai di questa tipologia, dovranno dunque alzare i compensi» spiega Igor Cima, responsabile artigianato di Unia Ticino e Moesa.

 

Soddisfazione la esprime anche Marco, il lavoratore della tecnica della costruzione citato d’entrata, che traccia un bilancio positivo della mobilitazione e del nuovo CCL. «Sicuramente dei miglioramenti significativi li abbiamo ottenuti. Il divario salariale con gli altri rami dell’edilizia secondaria è stato recuperato. Di positivo vi è anche l’aumento salariale dei “senza diploma”. Molte aziende ticinesi infatti assumono personale “senza diploma” semplicemente per pagarlo meno, malgrado avessero una buona esperienza professionale. Ciò andava a discapito dei diplomati» spiega l’operaio.

 

Soddisfazione mitigata dalla perdita del potere d’acquisto. «Purtroppo gran parte dell’aumento salariale se lo mangerà l’inflazione, coi prezzi in crescita ovunque, soprattutto coi premi assicurazione malattia per i residenti e la tassa sulla sanità per i frontalieri» osserva con amarezza Marco.

 

Chiuso il contratto nazionale, si apre la discussione di quello cantonale. Dal punto di vista dei lavoratori, le prospettive sono buone, dato che il contratto cantonale non potrà essere peggiorativo rispetto a quello nazionale appena siglato. «Nella trattativa con la sezione ticinese di SuisseTec, porteremo sul tavolo l’adeguamento dell’indennità pranzo, poiché ora quello nazionale supera di un franco l’attuale indennità cantonale. Discorso identico per la norma sul tempo di viaggio indennizzato, riconosciuta nel CCL nazionale a partire dai 15 minuti di viaggio, norma migliore di quella cantonale» spiega Cima. In conclusione, il sindacalista esprime una certezza: «Quanto avvenuto nella tecnica della costruzione dimostra che migliorare le condizioni di lavoro è possibile, ma la via della mobilitazione collettiva resta l’unica strada per arrivarci».

 

*nome di fantasia

foto: un momento della manifestazione del 7 ottobre a Zurigo

Pubblicato il

02.07.2024 15:35
Francesco Bonsaver

Le braccia della transizione energetica

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