Mobilitazione, cos'è cambiato

Prime, timide avvisaglie di mobilitazione contro il preventivo 2005. Obiettivo: ricostituire l’ampio movimento di protesta dello scorso autunno. A credere nella necessità e nella fattibilità dell’impresa però al momento attuale sono in pochi. L’invito a una «riunione unitaria» rivolto dal Movimento per il socialismo (Mps) a «tutte le forze interessate (partiti, associazioni, movimenti)» è stato raccolto in prima battuta da una quindicina di persone. Lunedì in una saletta della Casa del Popolo a Bellinzona si sono ritrovati rappresentanti dell’Mps, delle organizzazioni studentesche, del personale dei settori sociopsichiatrico e sociale, sindacalisti di Unia e del Sindacato della comunicazione, un docente in pensione e «in veste di osservatore» il segretario del Partito socialista (Ps) Ilario Lodi. Hanno deciso di aggiornarsi a lunedì, quando dovrebbe venir costituito un comitato che fungerà da catalizzatore di azioni di sensibilizzazione e protesta contro un preventivo 2005 (ora al vaglio della Commissione della gestione) definito dall’Mps «antisociale e regressivo», «uno dei peggiori degli ultimi anni». Il Movimento per il socialismo scalpita, ma deve fare i conti con una realtà radicalmente diversa da quella dell’autunno 2003. Innanzi tutto quest’anno non c’è un 17 ottobre da cui partire. Nessun esautoramento ministeriale, nessuna protesta come quella che un anno fa diede avvio alla mobilitazione anti-preventivo ancor prima che il messaggio giungesse sui banchi del Gran consiglio. Quest’anno c’è però stato un 16 maggio che ha aperto la stagione della concertazione fra i partiti di governo, Ps compreso Lega esclusa. Il Consiglio di Stato stavolta si è perciò dato la briga di coinvolgere da subito i partner sociali nell’elaborazione del preventivo, portando a casa un controverso e decisivo accordo sul personale negoziato con i sindacati del settore pubblico. Dopo anni di sgravi il governo ha poi cominciato a giocare timidamente anche sul fronte delle entrate, manovrando con altrettanta cautela su quello della spesa: nessuna eclatante misura di risparmio, e quelle più incisive fatte passare a livello dipartimentale (sottratte quindi alla minaccia referendaria, come quelle che colpiscono le scuole post-obbligatorie) oppure blindate grazie all’avallo delle organizzazioni del personale (il pacchetto di risparmi da 20 e rotti milioni riguardante i dipendenti pubblici). C’è infine, e forse soprattutto, l’attendismo del Partito socialista. Lo scorso autunno il Ps diede l’impulso alla mobilitazione anti-preventivo capitalizzando la protesta di piazza innescata dall’esautoramento parziale di Patrizia Pesenti. Attore a parte intera della concertazione, i socialisti ne hanno criticato il risultato finale, in particolare per quel riguarda l’asimmetria (tagli strutturali a fronte di aumenti di entrate transitori) della manovra di rientro da 180 milioni attorno alla quale è stato confezionato il preventivo 2005. Il Ps per ora sta a guardare. Attende gli sviluppi del dibattito in sede parlamentare e ha risposto «per cortesia» (parole del presidente Manuele Bertoli), senza sbilanciarsi, all’invito rivoltogli dall’Mps a sondare le possibilità di azioni comuni e di sostegno all’iniziativa fiscale “I soldi ci sono”. Come i socialisti, alla finestra sta anche una quindicina fra sindacati, organizzazioni, associazioni e movimenti, alcuni dei quali (Vpod, Acsi, Associazione per la difesa del servizio pubblico, Associazione scuola pubblica, Conferenza cantonale dei genitori, Ocst, Associazione inquilini, ecc.) parteciparono attivamente alla mobilitazione contro il preventivo 2004. In una nota diffusa a fine ottobre hanno detto di voler «esaminare con la massima attenzione i contenuti del preventivo» e di voler «seguirne il dibattito». In un contesto politico e sindacale contrassegnato attualmente da rapporti di forza sfavorevoli a una mobilitazione contro il preventivo 2005, solo nel settore scolastico pare esserci qualche fermento. Il Movimento studentesco unitario ha annunciato lunedì alla Casa del Popolo dei sit-in e una manifestazione per la fine di novembre o l’inizio di dicembre. Il Comitato scuola (erede di quello che si batté per i referendum e per la votazione del 16 maggio) lunedì non era presente (non lo era neppure l’altra componente del mondo scolastico: i genitori). I docenti che ne fanno parte – e altri – hanno però già avuto modo di criticare con veemenza nelle passate settimane un accordo sul personale che ancora una volta li penalizzerebbe duramente. Il diffuso e solo in parte manifesto malcontento nel mondo scolastico è diretto contro una serie di misure di risparmio che sono altrettanto pesanti di quelle dello scorso anno (anche se ora ad essere messe sotto torchio sono soprattutto le scuole post-obbligatorie), ma stavolta non impugnabili con un referendum. Una condizione che rischia di tagliare in partenza un po’ d’erba sotto i piedi agli attori di un’eventuale mobilitazione contro gli ennesimi tagli confezionati dal dipartimento Gendotti. In questa situazione di virtuale stallo la miccia potrebbe presto accendersi sul fronte delle entrate. Udc e Lega hanno promesso negli scorsi giorni sia un referendum contro qualsiasi aggravio fiscale approvato dal parlamento a metà dicembre (con il sostegno del sindaco di Lugano Giorgio Giudici e di alcuni deputati Plr e Ppd) sia un’iniziativa popolare che proporrà nuovi sgravi fiscali a favore del ceto medio. Sul tavolo c’è già l’iniziativa (riuscita) dell’Mps per riportare le aliquote sugli utili e sul capitale delle persone giuridiche al livello della fine degli anni ’90. Un bel guazzabuglio. La pressione è ora tutta sulle spalle dei granconsiglieri.

Pubblicato il

12.11.2004 03:00
Stefano Guerra
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