Mister Prezzi e i nostri salari

Troppo virtuosi per essere onesti. Si moltiplicano le istituzioni in difesa dei consumatori, si creano commissioni per vegliare su una corretta concorrenza che impedisca un aumento innaturale dei prezzi. Proliferano le associazioni che si propongono la tutela dei diritti dei consumatori e la promozione del consumo intelligente. L’attenzione dei media si concentra sui prezzi dei servizi e dei prodotti, sull’aumento dei premi delle casse malati, sul costo dei medicinali. Anche Grimod segnala sempre il rapporto qualità-prezzo del vino che presenta ogni settimana. Una premura verso il consumatore, una sollecitudine troppo appariscente per non destare sospetti. Intanto bisognerebbe parlare non dei prezzi, ma della relazione fra questi e i redditi disponibili delle persone, ossia il potere d’acquisto. In Svizzera a prezzi alti hanno finora corrisposto salari alti. Il potere d’acquisto dei cittadini di questo paese è sempre stato uno dei più alti al mondo. Ma questa condizione di privilegio si sta rapidamente modificando. Il potere d’acquisto degli svizzeri cala vertiginosamente. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti e ormai non può essere ignorato, anche perché la diminuzione dei consumi è una delle cause della recessione economica. Come risolvere il problema? Ecco che i primi della classe si fanno avanti ad aiutare il maestro. Rudolf Strahm, ex consigliere nazionale socialista di Berna, è diventato Mister Prezzi, l’incaricato della Confederazione per sorvegliare che i prezzi dei vari prodotti siano corretti. Corretti secondo quale criterio? Non si sa. Per ora ha denunciato che gli stessi medicinali in Svizzera costano il 20 per cento in più che in Germania. Il ruolo di Mister Prezzi è paragonabile a quello dei guerrieri franchi vittoriosi sui Longobardi evocati nell’Adelchi manzoniano: “…E il premio sperato, promesso a quei forti, / sarebbe, o delusi, rivolger le sorti, / d’un volgo straniero por fine al dolor?”. “Forte” potrebbe essere inteso in due modi a proposito di Rudolf Strahm: appartenente a un partito dal pensiero forte – difatti nel patrimonio genetico dei socialisti c’è la volontà di cambiare il mondo – e “forte” nel senso di “coraggioso”, il coraggio di rinnegare la storia del proprio partito e di andare contro la sua base, i salariati. Manzoni, in un’altra strofa poi cancellata dalla censura, proseguiva: “…saprete che il forte sui vinti nemici / i colpi sospese, che un patto fermò; / che regnano insieme, che sparton le prede, / si stringon le destre, si danno la fede…”. I forti si alleano con i forti. Come fanno i truffatori di professione, ci intrattengono con gli argomenti più diversi mentre ci sfilano abilmente i soldi dal portafoglio o dalla borsetta. Parlano dei prezzi per non parlare dei salari. Se il potere d’acquisto sta diminuendo, non è colpa dei prezzi troppo alti, ma dei salari troppo bassi. Nonostante tutto l’affaccendarsi intorno, i prezzi rimarranno elevati, mentre i salari si ridurranno sempre di più. In una liberaldemocrazia i prezzi non sono soggetti a contrattazione fra le parti sociali, ma vengono stabiliti liberamente dai produttori, dai padroni delle aziende. Abbiamo il potere soltanto di fissare il livello del nostro salario facendo valere il rapporto di forze. Mister Prezzi dovrebbe sapere che ci importa poco dei cartelli dei medicinali o dei cartelli della birra o del prezzo dei ferri da stiro. Non siamo dei miserabili alla ricerca continua del prezzo conveniente e dei prodotti a basso costo, o di quelle che in Ticino vengono chiamate “azioni”. Vogliamo pagare al prezzo giusto il lavoro degli altri, e avere i soldi a sufficienza per comprare i prodotti del nostro lavoro.

Pubblicato il

08.04.2005 13:00
Giuseppe Dunghi