Tra i tanti nuovi reati introdotti per dare sicurezza al cittadino italiano il governo Meloni ne ha dimenticato uno, pur fondamentale in tempi di globalizzazione bellica: il reato di pacifismo. Hanno introdotto o aggravato quelli di rave, di blocco stradale e ferroviario, di picchetto davanti alla fabbrica, di ambientalismo militante, di resistenza passiva, di gestazione per altri fatta non solo in Italia ma in tutto il globo terracqueo come dice la premier “underdog” e si sono dimenticati proprio il più importante; allora, la più fedele (“nei secoli”, recita la parola d’ordine della Benemerita) servitrice dello Stato e del suo governo, l’arma dei Carabinieri, ha trovato la scappatoia per incastrare vigliacchi e disfattisti che vorrebbero fermare bombe e guerre legando le mani ai giustizieri di Dio.

 

La storiella che vi raccontiamo farebbe ridere, una delle tante barzellette sui Carabinieri, se non fosse rivelatrice di un clima preoccupante che sta ammorbando l’Italia. Marco Borella è un apicoltore lombardo. Qualche giorno fa era come sempre al mercato di Desio e sul suo banco esponeva il prodotto dell’intenso lavoro delle api  ̶  specie preziosa a rischio di estinzione, vittima dell’inquinamento e dei veleni chimici usati nell’agricoltura industriale. Come sempre, oltre ai vasetti di miele e propoli esponeva un cartello con su scritto “Stop bombing Gaza / Stop genocide”. A un certo punto sono arrivati due carabinieri e gli hanno imposto di toglierlo, pena una multa salata. “Non ci penso per niente”, ha risposto il buon Marco difendendo il diritto costituzionale a esprimere il proprio pensiero. E la multa, previa consultazione telefonica con i superiori, è arrivata e non una piccola ammenda: 430 euro sulla base dell’art. 23 comma 1C del codice della strada che vieta l’affissione di cartelli che possono arrecare disturbo visivo agli utenti della strada con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione. Della serie: se per puro caso passasse di lì l’europarlamentare Vannacci che inneggia virilmente alla X Mas o il suo sponsor Salvini alla vista di quella scritta sciagurata potrebbe frenare di colpo provocando un maxitamponamento. L’apicoltore non si è scomposto, si è rifiutato di pagare e ha chiamato l’avvocato. Poi ha registrato un messaggio che ha messo in rete per rendere edotta la popolazione di quel che gli stava capitando.

 

L’incredibile vicenda è finita nei telefoni del popolo del web e persino in parlamento con interrogazioni e richieste di chiarimenti sul miserabile tentativo di limitare la libertà di espressione criminalizzando un messaggio di pace. A quel punto, un comunicato del comando provinciale dei CC ha annunciato la cancellazione della multa da 430 euro. E sapete perché? Perché il cartello incriminato non era rivolto verso la strada bensì verso l’interno del mercato, cosicché generali e guerrafondai di passaggio lungo la strada non avrebbero potuto vederlo, e dunque nessun grave incidente automobilistico avrebbe potuto verificarsi.

 

La stampa scrive “eccesso di zelo”, si sarebbe trattato di due carabinieri più realisti del re, anzi della regina Meloni nel nostro caso, magari preoccupati per il futuro del traffico d’armi e d’energia con Israele se si affermasse una linea pacifista. Il fatto è che i comportamenti e le ideologie della destra di governo producono effetti emulativi e fatti come quelli capitati all’apicoltore pacifista si ripetono, se nei piani alti in forma di tragedia a piano terra in forma di farsa. Certo, nessuno può dire che i due inossidabili uomini della Benemerita avessero come mandante la premier, o Salvini, o Vannacci, o gli armaioli della Leonardo. Sono semplicemente colpevoli di eccesso di zelo.

 

Neanche Antonio Pallante, lo “squilibrato” che il 14 luglio del 1948 sparò a Palmiro Togliatti mentre usciva da Montecitorio spingendo il paese sull’orlo della guerra civile (fermata dallo stesso Togliatti sopravvissuto all’attentato), aveva ricevuto ordini da De Gasperi o da Scelba. Voleva far giustizia in proprio, il Pallante, per liberare l’Italia dal pericolo del comunismo. Resta il fatto che si era appena votato, il 18 aprile per l’esattezza, la Dc aveva vinto sull’onda di una campagna di feroce demonizzazione del Pci e del Psi: “I comunisti mangiano i bambini”, “Nelle urne Dio ti vede Stalin No”, manifesti inquietanti con i cannibali rossi con le mani e la bocca sporche di sangue. Eccesso di zelo. Come nel caso di Marco Borella.

P.S. Miele, propoli e cartello contro la guerra sono sempre al loro posto al mercato di Desio.

Pubblicato il 

17.10.24
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