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Meteo Svizzera, basta con il tuo “understatement” |
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Una tramontana energivora mi sta consumando. Mi sento una madonnina dei dolori e ho la luna storta. Sarà difficile produrre qualcosa di decente. Poi però, come spesso succede, ci pensa la radio a rimediare alle meteoropatologie. Così mi è accaduto ascoltando i bollettini di Meteo Svizzera, che eccellono nell'uso delle figure dell'attenuazione. Meteo Svizzera riesce bene a realizzare quello che gli inglesi chiamano l'understatement: l'atteggiamento di chi minimizza fatti e circostanze o 'ridimensiona', come si suol dire, apprezzamenti troppo entusiastici" (così il Mortara Garavelli delle figure retoriche). Ebbene, soffia da giorni una tramontana che ti sconquassa il cervello e il comunicato di Meteo Svizzera (da e in Lokarno Monti) parla di "correnti fresche da nord". Se non è questo understatement! Meno male che l'autore del comunicato non è a portata di mano. Ora, se "le correnti fresche" non sono un eufemismo, sono almeno una perifrasi dissimulante, che trasforma la peggiore delle disgrazie atmosferiche (alzi la mano chi non è d'accordo) in un banale effetto refrigerante. L'understatement non è di tutti. È un'abilità per la quale ci vuole un talento innato. E tuttavia – se mi è consentito – vorrei suggerire al funzionario di Meteo Svizzera qualche possibilità espressiva in più. Perché non usare la domanda retorica? "Sarà un vento fastidioso questa tramontana?". Perché non sfruttare la litòte? "Non è che siano un piacere queste correnti che soffiano da nord!" O la reticenza? "Certo che è fastidiosa la tramontana, tuttavia…" Quelle della dissimulazione sono figure retoriche che possono produrre effetti comici indesiderati. E mentre ragiono intorno alla retorica e alle sue forme (si fa per dire), ecco arrivare di prima mattina la mia amica che dice serafica: "Roba da matti! Siamo a giugno e sono qui con calze e canottiera. Non c'è più religione." "C'è troppo pudore!" penso io. Che è cosa innegabilmente più legata al clima. Intanto, se do uno sguardo oltre la finestra della cucina, non vedo più da giorni i cosiddetti collaudatori di panchine, i vecchi, come li definiva Marcello Marchesi. Si sono rarefatti: devono stare prudentemente al riparo dalle "correnti fresche". Siamo alla frutta. Eppure, ha detto di nuovo ieri l'ineffabile addetto stampa di Lokarno Monti in una intervista radiofonica: "Siamo nella media stagionale: solo che i venti gradi, a causa del vento, vengono percepiti come dieci". Già, un conto sono i dati soggettivi, un'altra cosa è l'oggettività. E allora la memoria va alla recente campagna elettorale italiana e al Cavaliere (per antonomasia) che, in uno dei suoi rari momenti di autenticità, ha troncato il discorso soggettività/oggettività facendo ricorso all'anatomia maschile e dicendo: i coglioni sono sempre più di due. Fieramente (o forse solo demagogicamente) schierato – bontà sua – a favore della soggettività contro la più palpabile delle verità. (Perdonate se sono volgare: mi sento una madonnina dei dolori e ho la luna storta.) |
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