Medicina che non comunica

Il fatto è noto oramai a tutti: una signora sofferente d’insufficienza cardiaca ha ricevuto un cuore con gruppo sanguigno non corrispondente al suo ed in seguito ad un rigetto acuto è deceduta all’ospedale cantonale di Zurigo. L’eco mediatico è stato forte in tutto il paese poiché la vicenda era nota al pubblico svizzero tedesco che giàda giorni seguiva quotidianamente la sua situazione al telegiornale di fine serata. La vicenda si presta dunque a considerazioni che passano al di là del fatto doloroso e tragico. Mi chiedo innanzitutto se la giustificazione data dalla redazione della Drs secondo cui l’accompagnamento televisivo quotidiano della signora in ospedale sia stato voluto per far conoscere ed incoraggiare la medicina dei trapianti corrisponda al vero. Mi sembra strano che l’équipe curante di Zurigo abbia aderito senza batter ciglio a questa argomentazione. Chi se ne intende minimamente di trapianti sa infatti che la cosiddetta mancanza di organi non sia da ricondurre semplicementead una pretesa attitudine negativa della popolazione nei confronti di questa tecnica medica. La penuria citata ha invece la sua causa principale nell’esercizio della medicina stessa. Gli espianti si fanno infatti a partire da persone decedute in reparti di cure intense. Se quest’ultimi non sono sensibilizzati alla problematica cercheranno sì di salvare quante più vite umane possibili ma non penseranno alla possibilità di poter ottenere organi che salvano altre vite altrove. Purtroppo i media non hanno saputo prendere l’occasione dalla vicenda incresciosa di Zurigo per mettere in evidenza questa mancanza di comunicazione interna al mondo stesso della pratica medica. Penso di essere stato un’eccezione evocando il caso felice del Ticino sulla Berner Zeitung. Il nostro cantone infatti espianta (in proporzione al numero di abitanti) tre volte più organi che gli altri cantoni svizzeri pur avendo una legge sui trapianti molto severa. Ciò avviene non tanto a causa dell’attitudine della popolazione (pure esemplarmente sensibilizzata in loco) ma per il fatto che le varie équipes comunicano tra loro e sono debitamente formate. Doppia quindi la tragedia di Zurigo: la paziente è deceduta e l’opinione pubblica ha ricevuto segnali scorretti. Fra poco il Consiglio degli Stati discuterà la legge federale sui trapianti: speriamo che i nostri eletti sappiano passare al di là degli episodi puntuali di errore medico e manifestino una sensibilità adeguata per una tecnologia medica che ha salvato e migliorato la vita di molte persone.

Pubblicato il

07.05.2004 12:30
Alberto Bondolfi