A briglie sciolte

Il 5 maggio di 200 anni fa nacque a Treviri Carlo Marx: la cittadina tedesca, ancora oggi molto conservatrice, ha sempre avuto grosse remore con l’onorare in modo adeguato il suo figlio più famoso. In generale la popolarità di Marx ha avuto alti e bassi, a dipendenza dei momenti storici, anche se Nature, la più importante rivista scientifica, ha recentemente riconosciuto che è l’autore più citato di tutti i tempi, mentre nel 2013 l’Unesco ha addirittura riconosciuto sia il Manifesto Comunista che il primo volume del Capitale come parti dell’eredità culturale mondiale.


Nel 1993, quando ricorrevano i 175 anni dalla sua nascita, una serie di commentatori avevano dichiarato che, dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica e quindi il fallimento del primo esperimento comunista, Marx era oramai morto e sepolto. Ma già poco dopo il colosso di Treviri ritornava alla ribalta, tant’è vero che nel 1998 il Nouvel Observateur si domandava se “Karl Marx sarebbe il pensatore del terzo millennio”. E durante la crisi scoppiata nel 2008, banchieri di Wall Street, commentatori dell’Economist e altri rappresentanti dell’establishment finanziario fecero a gara nel riconoscere che “forse Marx ha avuto ragione” e che lo stesso, con le sue analisi della società capitalista, li aiutava a capire meglio quanto stava capitando di tanti professoroni di economia. Ancora recentemente due giornalisti del Financial Times, altro organo poco sospetto di simpatie sovietiche, si dilettavano nel tentare di riscrivere il Manifesto Comunista adattato ai giorni nostri. Non è sicuramente in queste poche righe che posso discutere di quanto tra le tante cose che il filosofo-economista di Treviri ci ha insegnato, sia ancora attuale. Mi limito quindi ad un giudizio storico riassuntivo.


Marx fa sicuramente parte dei grandi pensatori che hanno formato la visione moderna del mondo. Trecento anni prima di lui Copernico aveva dimostrato che il nostro globo non era il centro dell’universo, mentre Darwin, contemporaneo di Marx, ha dimostrato che non c’è bisogno di un Creatore per spiegare il mondo. Pochi anni dopo la morte di Marx, Freud ha fatto capire che il nostro comportamento non è determinato solamente dal nostro intelletto e dalla nostra volontà. Marx da parte sua ha chiarito due punti fondamentali. E cioè che il nostro modo di essere dipende in gran parte dalla nostra posizione sociale e che il capitalismo per sua natura deve espandersi continuamente, quasi a mo’ di un cancro, plasmando alla fine ogni rapporto sociale. Marx ha quindi rimesso, come lui stesso affermò, il mondo sui piedi, strappandolo alle nuvole in cui l’avevano posizionato i filosofi precedenti, secondo cui la storia non era il risultato dei rapporti di forza economici, ma bensì di una “lotta tra le idee”. Oggigiorno le scoperte fondamentali di Marx, Darwin e Freud fanno ormai parte del senso comune. Meno conosciuto è che per Marx fondamentale nella società comunista del futuro sarebbe stato il fatto che la libertà del singolo era la condizione per la liberazione di tutti, anche perché questa parte del suo pensiero è sempre stata messa in disparte dalla perversione stalinista. Ma proprio anche per questo, sono convinto che Marx non solo sia vivo e vegeto come pensatore, ma che l’attuale millennio vedrà una sua affermazione ancora maggiore.

Pubblicato il 

03.05.18
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