Mark e Marek ma non Malik

Immaginiamo tre uomini: Mark è tedesco. Lavora in Svizzera da due anni e niente, né nella sua vita professionale, né in quella privata, lo differenzia dai suoi colleghi svizzeri.
Marek è polacco. Si appresta a venire in Svizzera: grazie all'accordo sulla libera circolazione delle persone fra il nostro paese e l'Unione europea potrà farlo senza complicazioni, proprio come Mark. Marek potrà accettare un lavoro alle stesse condizioni di un collega svizzero. Potrà cambiare liberamente domicilio e datore di lavoro. E se lo desidera potrà farsi raggiungere in Svizzera dalla sua famiglia. Insomma: potrà vivere del tutto normalmente nel nostro paese.
Malik è originario dell'ex Jugoslavia. Da anni lavora in Svizzera con un permesso di lavoro che deve rinnovare anno per anno. Se trasloca da un cantone all'altro o se cambia datore di lavoro rischia che il suo permesso di lavoro non sia rinnovato alla scadenza. Potrà farsi raggiungere in Svizzera dalla sua famiglia, fra le altri condizioni, se il salario e l'appartamento di Malik saranno ritenuti sufficienti. E se i suoi figli non sono già dei teenager. Se Malik avesse interrotto il suo soggiorno in Svizzera rischierebbe ben presto di trovare le porte chiuse, se desiderasse ritornare. Come operaio non corrisponderebbe infatti ai criteri posti dalla nuova Legge sugli stranieri, criteri che limitano a persone altamente qualificate l'immigrazione in Svizzera per i cittadini di paesi che non appartengono all'Unione europea.
E non basta. La nuova Legge sugli stranieri non concerne soltanto l'entrata in Svizzera di persone originarie di paesi non appartenenti all'Unione europea. Essa ne regola pure la loro vita quotidiana in Svizzera, frapponendo diversi ostacoli alla loro integrazione. Ad esempio per quel che concerne il ricongiungimento famigliare. In questo modo la nuova legge crea delle discriminazioni fra persone e famiglie che ogni giorno vivono e lavorano in Svizzera, fianco a fianco. Ma noi non vogliamo che Malik e la sua famiglia siano discriminati. Per questo il 24 settembre voteremo no.

Pubblicato il

30.06.2006 13:30
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