La manovra finanziaria di 200 e rotti milioni rappresenta il nucleo del programma politico del Governo cantonale per questa legislatura: risanare le finanze cantonali per poter di nuovo progettare, per poter tornare a "fare politica".
Tra opposizione aperta e distinguo la manovra sembra avere più nemici che amici e gli amici in genere la difendono con una motivazione debole, sostenendo che "in queste circostanze rappresenta il massimo che si poteva fare". Una motivazione debole, ma a mio parere condivisibile per diversi motivi sui quali, purtroppo, spesso si sorvola limitandosi a enunciare la conclusione. Quali sono dunque le "circostanze" che limitano, che paralizzano  la politica cantonale?
La prima causa, divenuta evidentissima in questi ultimi giorni è che tutti, padronato, sindacati, partiti, correnti di partito, comuni si limitano a difendere il proprio orticello e non fanno nessuno sforzo di ricerca comune di quale è l'interesse del Cantone. Per poterlo fare bisognerebbe cominciare ad ammettere che a togliere progettualità al Cantone sono stati originariamente i quattro pacchetti di sgravi fiscali che si sono succeduti dal 1996 al 2003 con un crescendo devastante per un Cantone con i problemi del Ticino. A quei quattro pacchetti occorre aggiungere l'iniziativa popolare vittoriosa della Lega del 2000 e il "capolavoro" nel 2003 di un taglio lineare ingiustificato di oltre il 7 per cento dell'aliquota delle persone fisiche, approfittando del passaggio dall'imposta biennale sui due anni precedenti a quella annuale
La responsabilità principale (per molti il merito) di questa politica va attribuita alla direttrice di allora del Dipartimento finanze Marina Masoni (Plr) che ha portato avanti senza ripensamenti una strategia di destra (menostatista) in un Cantone che menostatista non è e alla Lega dei ticinesi che ha cercato di rubare il tempo persino a Marina Masoni e che, ancora oggi, vorrebbe perseverare nell'errore, risolvendo in perfetto stile populista l'impasse grazie all'indebitamento. In terza posizione viene il Ppd che, senza esporsi troppo, ha sempre appoggiato gli sgravi fiscali e che ha la grande responsabilità di aver contribuito in modo determinante a rendere squilibrata la nostra legge tributaria con deduzioni sconosciute negli altri Cantoni. Ignorando che una legge tributaria non deve servire a risolvere i problemi sociali (famiglia, alloggio, ecc.), ma a far pagare in modo equo le imposte di cui lo Stato ha bisogno per assolvere ai compiti che la società gli assegna, tra i quali anche quelli sociali.  Il Ps da parte sua, intimorito dalla qualifica di "partito delle tasse", si è messo in posizione difensiva aspettando la destra al varco dei tagli e attaccando, per ovvie ragioni di immagine o perché influenzato dalle iniziative suicide dell'estrema sinistra, solo gli sgravi per le persone giuridiche. Forse non poteva fare altro, comunque la sua politica non gli ha giovato né elettoralmente né come immagine di partito rigoroso e razionale e oggi, al varco dei tagli, lo stanno aspettando gli altri.
Marina Masoni non è più in governo: è stata travolta dalle critiche inerenti al suo modo di gestire la divisione delle contribuzioni e inerenti ad affari di famiglia, ma mai è stata criticata per la sua politica finanziaria, se non, timidamente, dal Ps quando si votavano i pacchetti e, oggi, dal Consiglio di Stato che, presentando il piano finanziario ha indirettamente definito la politica fiscale della scorsa legislatura poco responsabile. Ma a difendere quella politica che ha portato il Ticino a una carico fiscale pari al 63 per cento della media svizzera (sic) è rimasta una maggioranza composta da Ppd, Lega e liberali (non radicali).
D'altra parte per il Consiglio di Stato, già abbandonato dalla maggioranza dei partiti di governo, passare dalle parole ai fatti non è facile. Un ricupero sulle imposte delle persone fisiche, compito già di per sé ingrato, diventa di fatto impossibile in un momento di bassa congiuntura e se si pensa che, mentre soprattutto a causa delle generose deduzioni, siamo al 40 per cento della media svizzera per i redditi modesti, siamo al 100 per cento di tale media per i contribuenti più facoltosi. Se ne deduce che per evitare una pericolosa concorrenza degli altri Cantoni nei confronti di  questi contribuenti ambiti bisognerebbe aumentare le imposte solo al ceto medio e medio inferiore, vale a dire alla stragrande maggioranza della popolazione.
Con le finanze ammalate, l'economia che ristagna, la fiscalità bloccata per i motivi esposti, quattro partiti al governo divisi tra loro e, con asprezza diversa, al loro interno, che fare? Sembra realistico, guadagnare tempo, confidare nella fortuna e dotarsi di un progetto minimo che vada in modo approssimato nella direzione giusta. Prima o poi, se non si vuol spingere allo sfascio o a un sistema maggioritario, l'accordo dovrà pur essere trovato.
Ma il tempo cosi guadagnato andrà utilizzato per riunire una maggioranza che sappia affrontare le riforme. Quali? Butto là qualche domanda: perché la riforma dell'amministrazione è stata bloccata dopo l'accorpamento dei dipartimenti e dopo il 1999? Perché il "controlling di Stato" e "gestione progetto" non sono diventati strumenti di governo per il Consiglio di Stato e di controllo per il Gran Consiglio degli obiettivi politici e degli investimenti? Perché non si risolve l'annoso problema della Cassa pensione dello Stato? Perché i sindacalisti del settore pubblico possono agire contemporaneamente al tavolo delle trattative con il Governo e in Parlamento dove le trattative trovano la loro conclusione? Perché nessun Partito (Ps compreso) ha stigmatizzato l'incoerenza di quel Comune che si lamenta per la coperta troppo corta e poi propone la 13 Avs per i beneficiari di prestazioni complementari "innaffiando" con i soldi pubblici problemi già risolti con molti più soldi pubblici da Cantone e Confederazione ?
La globalizzazione impone scelte sempre più rigorose sia all'economia privata che allo Stato. I paesi dove lo Stato ha saputo mantenere il suo ruolo di garante dell'equità sociale sono i paesi (in genere del Nord Europa) che hanno saputo portare avanti importanti, ragionate riforme nella socialità, nella scuola e anche nella fiscalità. Guadagnare tempo quando non si può fare altro va bene, ma attenzione che i tempi diventano sempre piu stretti. 

Pubblicato il 

12.09.08

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