“La loro strategia ormai è di far paura ai liceali che sai non è che sono come degli adulti, sono comunque sotto la responsabilità dei propri genitori che sono meno liberi dei propri gesti. Far loro paura perché non manifestino più. Già il 31 si sono detti "mandiamo 15 minorenni al pronto soccorso, spacchiamo teste, rompiamo le dita, spostiamo vertebre non ce ne frega nulla basta che non rivengano più […]La politica per noi non è mediazione, è rifiuto. La banca non la vogliamo quindi la spacchiamo, la polizia non la vogliamo quindi la facciamo indietreggiare. Rifiutiamo in blocco quello che provano ad imporci. Credo che non ci sia niente di più politico di tutto questo.” Intervista con il MILI-Paris, Infoaut, 25.4.2016.
Scontri, lanci di pietre, bottiglie molotov, auto in fiamme, attacchi ai commissariati. Le notti del 10 e dell’11 giugno rappresentano quella che lo storico Jean-Pierre Le Goff ha definito “l’ultima fiammata di violenza”, sicuramente la più dura, di quel non troppo lontano maggio 1968. A riportare le barricate nel cuore di Parigi era stata la rabbia per la perdita di un compagno: Gilles Tautin, liceale, membro dell’“Unione delle gioventù marxiste-leniniste”. In seguito allo sciopero generale selvaggio più grande di sempre, la situazione del maggio francese sembra essere ormai destinata a ritornare alla normalità. Con gli accordi di Grenelle, rifiutati dalla base, i maggiori sindacati di Francia si aprono rispetto alla ripresa del lavoro. La benzina ricomincia ad affluire, le fabbriche occupate vengono sgombrate manu militari. Tautin ha solo 17 anni, fa parte di quella generazione di giovani militanti che, per la paura di cambiare, non è disposta a chinare la testa. È in prima linea quando un migliaio di studenti si recano a Flins, sede della Renault, in segno di solidarietà agli operai che sono appena stati sgomberati. Operai, studenti, disoccupati, precari: la volontà è chiara, dalle fabbriche alla società, bisogna unire le lotte. I reparti antisommossa della polizia francese (CRS) intervengono con estrema forza per difendere gli interessi di una delle imprese più importanti del paese. Studenti e polizia si scontreranno per due giorni, fino a quel 10 giugno in cui Gilles Tautin, per sfuggire a una carica brutale, è costretto a gettarsi nella Senna, dove annegherà. Il giorno seguente, la lista dei “martiri di giugno” si allungherà, dopo che due operai della Peugeot moriranno negli scontri con le forze dell’“ordine”. Complice l’alone romantico che circonda gli eventi del maggio francese, i suoi protagonisti sono spesso dipinti come dei giovani sognatori e idealisti in lotta contro una società chiusa e bigotta. Il tutto a discapito della componente sociale e di classe. Oggi, ai colpi di manganello inflitti dai CRS dei reazionari De Gaulle e Pompidou si sostituiscono i colpi di manganello dei CRS dei socialdemocratici Hollande e Valls. Ieri come oggi, i liceali che rifiutano il compromesso sono tornati in prima fila, come a ricordarci che, anche se ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti.
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