Mancanza d’organi

La settimana scorsa c’è stata la giornata legata al dono di organi. Giornata come molte altre di questo tipo. Esse servono perlomeno a spingere i giornalisti a parlare del tema e quindi in questo senso tali giornate sono utili alla causa che difendono. Prendo questa occasione per entrare in contatto indiretto, quasi come in una «lettera aperta», con la Direttrice del Dos, Patrizia Pesenti. La presidente del governo cantonale si è espressa pubblicamente a favore di una regolamentazione che faccia del «silenzio-assenso» il criterio giuridicamente riconosciuto per legittimare l’espianto di organi qualora la persona defunta non si fosse espressa in vita al riguardo. La signora Pesenti sa che il progetto di legge federale che sarà prossimamente discusso a Berna non prevede questa soluzione, ma una versione più severa che prevede un consenso esplicito o perlomeno l’accordo dei parenti stretti. Una critica condivisibile Concordo con la critica espressa al testo federale anche se non mi faccio illusioni sulla risposta che i nostri parlamentari daranno. Troppi sono purtroppo i pregiudizi che sono legati all’attività dei medici trapiantatori. Eppure gli argomenti a favore del criterio del silenzio-assenso non mancano, anche espressi in campo etico. Pur concordando con la Direttrice del Dos in linea di principio penso comunque che la vera causa della mancanza di organi ed i rimedi vadano cercati altrove. Conosco al riguardo solo alcuni studi, mentre so che in un prossimo futuro se ne pubblicheranno altri che dovrebbero confermare la tesi del cosiddetto «miracolo ticinese». Di che si tratta? Le statistiche fatte in Svizzera nell’ambito della medicina dei trapianti mettono in evidenza che il Canton Ticino espianta molti più organi che le altre regioni, in rapporto al numero dei propri abitanti. Forse che gli abitanti della «Sonnenstube» sono naturalmente più generosi degli altri confederati? Niente di tutto questo: semplicemente in Ticino esiste una équipe molto motivata che ha analizzato le cause della mancata volontà di espianto ed ha cercato di combatterle fattivamente sul terreno concreto dei reparti di cure intense e di chirurgia. Così facendo le occasioni di espianto (fatto secondo le strette regole dell’Accademia svizzera delle scienze mediche) sono sensibilmente aumentate e si è così parlato di «miracolo». Cara signora Pesenti: il discorso per l’anno prossimo, come vede, è già pronto! Da farsi magari in trasferta, in Svizzera tedesca.

Pubblicato il

28.06.2002 14:00
Alberto Bondolfi