Un nuovo incendio di uno stabile insalubre in pieno centro della capitale, nel Marais, nella notte fra lunedì e martedì. 7 morti, di cui quattro bambini, tutti originari della Costa d’Avorio, dopo che, il 26 agosto, 17 persone (14 bambini), anch’essi di origine africana, erano deceduti tra le fiamme di uno stabile di boulevard Vincent Auriol, nel XIII arrondissement della capitale. Il 15 aprile scorso, c’erano stati 24 morti in un albergo vicino all’Opéra, dove il comune di Parigi aveva alloggiato in via provvisoria delle famiglie di immigrati in attesa di regolarizzazione. Questi drammi hanno messo in luce una persistente situazione di precarietà, che di solito resta nascosta. Le tre situazioni sono diverse: nel Marais si tratta di squatters senza documenti, che avevano occupato uno stabile da sei mesi acquisito dal comune di Parigi in vista di una ristrutturazione. In boulevard Auriol erano famiglie di immigrati regolari, con un lavoro, che avevano preso in affitto la casa da una società che dipende dall’organizzazione umanitaria Emmaus dell’Abbé Pierre, ma che vivevano in appartamenti sovraffollati. Nell’albergo vicino all’Opéra si trattava di sans papiers che il comune aveva sistemato provvisoriamente a sue spese. I tre drammi successivi hanno però rivelato una situazione diventata incontrollabile e sollevato polemiche politiche. Destra e sinistra si accusano a vicenda di non aver affrontato il problema della casa, mentre il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, con tono populista, ha dichiarato che la Francia non deve più accogliere chi non può neppure alloggiare. «Una volta ancora» ha denunciato il Dal (l’associazione Droit au logement, ndr) «sono le popolazioni di origine africana ad essere colpite. Non è un caso, sono gli immigrati arrivati più tardivamente e sono quelli alloggiati peggio». Adesso il governo promette “delle misure”. Il ministro degli affari sociali assicura che costruirà 500mila case popolari in cinque anni. Il comune di Parigi, quando sono arrivati i socialisti nel 2001, aveva censito un migliaio di stabili insalubri. Quattro anni dopo, sono ancora 700, anche se la metà è in via di ristrutturazione. Secondo le cifre fornite dal comune, 2’600 famiglie sarebbero state rialloggiate. Ma per riabilitare tutto il parco insalubre sono necessari 150 milioni di euro, mentre il finanziamento statale si limita a 7 milioni. Solo per sistemare precariamente i senza tetto in stanze d’albergo, il comune di Parigi ha speso nel 2004 quasi 10 milioni di euro. Inoltre, gli immigrati appena arrivati sono anche gli ultimi delle lunghe liste di attesa per accedere a un affitto nelle Hlm, le case popolari francesi, che gestiscono 4 milioni di alloggi. 1,3 milioni di famiglie sono in lista d’attesa (102’500 a Parigi) mentre il tasso di rotazione – cioè di chi può permettersi di lasciare la casa popolare per accedere al mercato privato dell’affitto o alla proprietà – è crollato al 10 per cento. Difatti, la speculazione immobiliare degli ultimi anni ha fatto salire gli affitti (e il prezzo dell’immobiliare) alle stelle: ormai, è anche la classe media che si rivolge agli enti Hlm per trovare casa. Per i più poveri, restano le briciole. Paradossalmente, in Francia ci sono 2 milioni di alloggi sfitti, ma che non trovano clienti perché troppo cari. In tutti i tre casi di incendio, le storie delle vittime sono drammatiche: famiglie da anni alla ricerca di una casa, alloggiate a titolo provvisorio dalle associazioni umanitarie o dal comune. Lo stato di insalubrità era noto in tutti i tre casi. Ma la ristrutturazione non aveva potuto aver luogo, in mancanza di una soluzione alternativa per gli occupanti. In più, gli enti Hlm non possono prendere in considerazione tutte le situazioni famigliari dei richiedenti: per esempio, quattro famiglie vittime dell’incendio di boulevard Auriol sono poligame, situazione illegale in Francia. Hanno potuto essere risistemate in questi giorni, solo dopo che l’uomo e le due donne hanno accettato di non coabitare più assieme. I sans papier non possono richiedere una Hlm. I tre ultimi drammi hanno avuto luogo a Parigi, perché è nella capitale che si concentrano le situazioni più precarie, scaricate qui dai comuni limitrofi, molti dei quali – i più ricchi, come Neuilly, per esempio – non rispettano la legge che impone un minimo del 20 per cento per cento di case popolari sul totale del parco immobiliare (a Neuilly il tasso è sotto il 3 per cento per cento). I politici hanno fatto a gara nel deplorare la situazione e nel commiserare le vittime. Hanno fatto molte promesse, ma nessuno ha la soluzione in tasca. La costruzione immobiliare non stagna in Francia, ma si rivolge a un mercato ricco. Inoltre, a Parigi c’è un problema di spazio: il sindaco, Bertrand Delanoë ha realizzato un’inchiesta pubblica per sapere se i parigini accetterebbero la costruzione di grattacieli. La risposta è stata ampiamente negativa.

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02.09.05

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