Costo del lavoro

Un caso da manuale scolastico. Il settore del gesso ticinese potrebbe essere oggetto di un corso alla Supsi sul dumping salariale in Ticino. Ci permettiamo di suggerirne il titolo: «Qualifiche, agenzie interinali e lavoro parziale. Come mantenere i margini di profitto nel contesto di una guerra dei prezzi».

 

L’alunno più intraprendente avrebbe certamente un primo quesito. Come posso abbassare gli stipendi dei miei operai in un ramo dove sono obbligatori dei salari minimi? La prima mossa consiste nell’assumere personale con esperienza e pagarlo come manovale. Così facendo ti assicuri un operaio che sa lavorare bene, garantendo dunque produttività, e al contempo risparmi ogni anno un buon 15% sul suo stipendio. Risparmi aggiuntivi li avrai su oneri sociali, assicurativi e tasse. In soldoni, tra i 15.000 e i 20.000 franchi per un solo dipendente ogni anno. Un buon inizio.


Se pensate che in cinque anni i manovali sono passati da meno di trecento a settecento, ben comprenderete quanti impresari del gesso abbiano capito la lezione. E quanto abbiano “risparmiato” complessivamente non riconoscendo la qualifica professionale. Per non annoiare con troppe cifre, riportiamo un solo dato. La manodopera nel gesso è cresciuta di 618 unità nell’ultimo quinquennio. Di questi, 408 sono classificati come manovali, che oggi rappresentano la metà degli attivi nel ramo.


Applicare la prima lezione sulle qualifiche professionali potrebbe però non bastare per superare brillantemente il corso. O almeno non spiegherebbe come si sia riusciti a ridurre di un quarto il costo unitario dell’operaio nel medesimo arco di 5 anni. Se il costo medio annuo nel 2009 di un dipendente era di 46.000 franchi, cinque anni dopo scende a 34.000. Un balzo all’indietro del 27% che non si spiega col solo gioco delle qualifiche.


Dopo un’attenta analisi del settore, il sindacato Unia ha avanzato qualche spiegazione. Ha individuato per esempio un paio di astuzie, fortemente in bilico sul filo della legalità. La prima, le agenzie interinali. La statistica ufficiale dei vari organi competenti (Commissione paritetica, Aic e Ufficio della sorveglianza della manodopera) non aiuta a comprendere la vastità del fenomeno. O, meglio detto, la statistica presenta dei limiti perché non tiene conto di tutti i dati in possesso dei vari uffici. Alcune cifre però consentono di intuire il ruolo di sfondamento dei diritti degli operai da parte delle agenzie di lavoro temporaneo. Queste forniscono quasi la metà dei lavoratori distaccati presso aziende svizzere. Guarda caso, due terzi di questi operai sono classificati come manovali. La seconda astuzia è ricorrere ai lavoratori distaccati in Ticino alle dipendenze di aziende estere.

 

Se ne fa così largo uso che nel 2014 il numero delle aziende estere dei distaccati ha superato quelle ticinesi attive nel gesso. Purtroppo anche qui la statistica presenta dei limiti. Ad esempio sarebbe interessante sapere chi sono i committenti di queste aziende estere, ossia chi le ha chiamate a lavorare in Ticino e trae beneficio dal loro lavoro. Dati che in realtà esistono, ma non sono inseriti nella statistica. In alcuni casi però il sindacato è riuscito a ricostruire chi impiega questi lavoratori distaccati nel cantone. Si scopre così che sono le medesime ditte cantonali del gesso a utilizzarli nei loro cantieri. Medesimo discorso si può fare per i lavoratori distaccati presunti indipendenti nel gesso. È d’altronde facilmente intuibile chi sia a chiamare i gessatori d’oltre confine per risparmiare. Le opere di gessatura sono un’attività da cantiere, non da piccoli artigiani chiamati da singoli cittadini.


Infine, vi è in tendenza una nuova piaga: sempre più gessatori vengono assunti a tempo parziale per poi essere impiegati a tempo pieno. La difficoltà di smascherare il trucco è intuibile, soprattutto se si pensa allo stato di bisogno degli sfruttati, che li spinge al silenzio.


Chi poi desiderasse conseguire un master dopo aver superato il corso sulla diminuzione del costo della forza lavoro nel gesso, potrebbe iscriversi all’associazione padronale di categoria (Atmg). Illuminanti sono le sue proposte per migliorare la situazione nel ramo. Se siano davvero migliorative, dipende dai punti di vista. Per contrastare l’impennata di manovali, il padronato ticinese del gesso propone di creare una nuova categoria professionale, il garzone. Non ci si lasci impressionare da un termine a prima vista arcaico, che rimanda a all’epoca preindustriale. La proposta è innovativa, da manager del XXI secolo. Va da sé che la paga del garzone dovrà essere inferiore a quella del manovale. Da 24,60 a 18 franchi l’ora per l’esattezza. Impennata di assunzioni di garzoni e redditizia contrazione della massa salariale garantita agli impresari gessatori. In aggiunta – propone l’associazione padronale – un taglio netto del 10% di tutti i salari minimi. L’innovativa proposta potrebbe ispirare le autorità cantonali nella lotta al dumping. Abolendo le paghe minime, il dumping scomparirebbe! Il medesimo concetto potrebbe far scuola in altri campi. Alzando la soglia d’allarme dei valori delle polveri fini nell’aria, ad esempio, sparirebbe l’inquinamento in Ticino!


Il sindacato, non cogliendo il progresso sociale delle proposte padronali, si oppone e promette battaglia nell’imminente rinnovo contrattuale. E, assicura, non mancheranno rivelazioni ad effetto sull’illuminata classe imprenditoriale del gesso. Vi terremo aggiornati.

Pubblicato il 

20.04.16
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