Home
Rubriche
Dossier
Multimedia
Archivio
Contatti
Ma l'oro blu è di tutti
di
Pierluigi Sullo
Può sembrare stravagante, aprire il Primo Forum mondiale alternativo dell’acqua, oggi 21 marzo, a Firenze, più o meno nelle ore in cui, secondo ogni previsione, bombe e missili anglo-americani cominceranno a cadere su Baghdad. Gli organizzatori, primo tra tutti Riccardo Petrella, uno tra i fondatori del Forum sociale mondiale e colui che, in questi anni, ha tanto contribuito a far diventare il problema dell’acqua una delle priorità del movimento globale contro il neoliberismo, hanno deciso di correre questo rischio: di essere metaforicamente cancellati da quelle stesse bombe. In primo luogo c’era da consumare, anche praticamente, la rottura con i vertici organizzati dall’Onu, tutti, come quello di Joahnnesburg dell’agosto scorso, destinati al fallimento: e in questi giorni, a Kyoto, in Giappone, è riunito appunto il Forum mondiale sull’acqua, da cui quello di Firenze, definendosi “alternativo”, si separa definitivamente. In un certo senso, accade sui temi dell’ambiente, o dei “beni comuni” come l’acqua, quel che sta accadendo, in negativo, con l’Onu e la guerra in Iraq. L’Organizzazione delle nazioni unite, simulacro di democrazia globale, cessa di avere ruolo nel momento in cui gli Stati uniti decidono di fare la guerra, “autorizzata” o meno che sia dal Consiglio di sicurezza. E poi, nella decisione di tenere comunque il Forum di Firenze c’è molto della natura del movimento contro la guerra. Che non è solo un moto di ripulsa della violenza come «mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», per usare le parole della Costituzione italiana, che «ripudia la guerra», ma che si è nutrito dei movimenti contro l’ideologia del mercato e le sue cattive azioni, dalla contestazione del vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio, nel ’99 a Seattle, fino al grande Forum europeo di Firenze, nel novembre scorso: e non è certo per caso che, ad ospitare il Forum dell’acqua, siano la città di Firenze e la Fortezza da Basso, dove si tennero i seminari del Fse. L’acqua è causa di conflitti. O meglio, la trasformazione di un diritto umano come l’acqua in un oggetto di mercato è causa di conflitti. Come ha scritto Petrella per l’Almanacco di Carta, numero monografico dedicato al tema che comparirà all’immediata vigilia del Forum, ci sono due modi di guardare al problema dell’acqua. Nel primo, da un punto di vista capitalista, si può constatare la scarsità di questa risorsa, aggiungere la necessità di mantenere i consumi occidentali a questo livello di spreco e d’abbondanza, concluderne che, come per tutte le risorse scarse, se ne può fare un mercato remunerativo e, di conseguenza, armarsi per appropriarsene. Oppure, si può prendere atto che già ora oltre un miliardo e mezzo di esseri umani non hanno acqua potabile, considerare che averla è un diritto di tutti, e agire per un diverso uso e una diversa redistribuzione dell’acqua. Un bene strategico L’Iraq, per fare un esempio, è un paese ricco di acqua, non solo di petrolio, il cui controllo è, come direbbe un generale di Bush, “strategico”. E d’altra parte, il conflitto israelo-palestinese (per non dire l’occupazione militare israeliana) si spiega anche con la disputa attorno alle risorse idriche. E ancora, la rivolta della città boliviana di Cochabamba, che riuscì a togliere di mano l’acquedotto alla multinazionale Bechtel, rientra in questo scenario. In Italia, per fare un altro esempio, nonostante le leggi vigenti battezzino l’acqua come un bene della collettività, un articolo della legge finanziaria 2002 del governo Berlusconi, l’ormai famigerato articolo 35, obbliga le amministrazioni locali a procedere a quel che l’Omc chiama Ppp, ovvero “Partenariato pubblico-privato”. Che cosa significa? Che, come nel caso della provincia toscana di Arezzo, molto bene analizzato dal locale Forum sociale, si crea una società per azioni, la cui quota di minoranza viene ceduta a privati (nel caso, la francese Lyonnaise des eaux, che insieme all’altra francese Vivendi, ha la maggiore fetta del mercato mondiale dell’acqua), ma stabilendo “patti parasociali” per cui il controllo effettivo va ai privati, lo scopo è il profitto e per sovrappiù al socio privato si paga un milione di euro l’anno per “consulenze”. Risultato: gli investimenti crollano, le tariffe aumentano, il risparmio non esiste. Reduce da una esperienza simile, la municipalità di Grenoble, in Francia, ha infine deciso di ri-pubbicizzare la gestione del suo acquedotto, caso finora unico, in Europa, ma che si vuole prendere a modello per un nuovo Ppp: “Partenariato pubblico-pubblico”, che si regga su un nuovo rapporto tra i cittadini e il governo locale, ovvero su forme di democrazia partecipativa e diretta come quelle di cui si sta discutendo e si stanno sperimentando in mezza Europa. Sullo sfondo, vi è la riunione di settembre dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto, in inglese), a Cancún, in Messico, la cui posta in gioco è il Gats, in poche parole la privatizzazione dei servizi: tutti, inclusa l’acqua. L’alternativa di Firenze Così, da oggi, a Firenze, in un Forum promosso da centinaia di organizzazioni di tutto il mondo (tra cui, in Italia, un bel gruppo di suore salesiane, che sanno quel che succede nel Sud del mondo) e di fronte a cinquecento delegati che vengono dall’Uganda e dal Canada, dalla Thailandia al Marocco, e così via, personalità come Mario Soares, Vandana Shiva, lo svizzero Jean Ziegler, lo studioso ambientalista tedesco Wolfgang Sachs, Danielle Mitterand, Ignacio Ramonet, daranno il via a due giorni di lavoro molto fitti, in cui si discuterà su quattro assi tematici fondamentali: il diritto all’acqua per tutti; un altro modo di produrre, consumare e gestire il territorio; contro la trasformazione dell’acqua in merce; l’acqua come fonte di pace. Vi saranno poi tavole rotonde, come quella sul ruolo dei poteri locali, cui parteciperanno il presidente toscano Martini e il sindaco di Firenze Domenici, già contestati per le loro scelte sugli acquedotti della regione. E infine, domani, una lunga sessione plenaria dedicata alle alternative, che si concluderà con l’approvazione di un “Manifesto per un’altra politica dell’acqua”. Tutti con le orecchie rivolte alla guerra in Iraq. (Il programma completo del Forum e il modo di iscriversi su www.contrattoacqua.it). *) Direttore di Carta settimanale
Pubblicato il
21.03.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 12
Articoli correlati
Nessun articolo correlato