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Ma i muratori non ci stanno
di
Anna Luisa Ferro Mäder
Clima gelido tra sindacati e padronato dell'edilizia. Vista l'ottima situazione congiunturale, i rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto almeno il 2 per cento per tutti, ciò che corrisponde a 110 franchi. Il padronato ha deciso di imporre il suo volere: propone ai suoi affiliati di pagare a partire dall'anno prossimo un aumento dell'1 per cento a tutti e dello 0,5 per cento individuale. Unia non sta a guardare e ha deciso di condurre una campagna sui cantieri per ottenere un aumento di 110 franchi.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso padronale è stato il risultato delle conferenze professionali dell'edilizia dei sindacati Unia e Syna tenutesi una settimana fa. Le trattative si trascinano da mesi. Da 220 franchi iniziali i sindacati erano disposti a scendere sino a 110 per tutti, cifra di poco superiore a quella ottenuta l'anno scorso. La Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) aveva invece insistito molto su aumenti individuali. Alla fine era disposta a concedere 60 franchi a tutti e 30 individuali.
Cosa ne pensano i lavoratori di Unia di questa offerta è emerso con chiarezza sabato a Berna. «Sessanta franchi sono un'elemosina» si è lamentato subito un lavoratore giunto dal Ticino con un folto numero di colleghi. Durante le trattative i sindacati hanno continuato a fare concessioni nella speranza di raggiungere un compromesso, ma senza successo.
Il dibattito si è subito animato, con interventi di colleghi italiani, tedeschi, ex jugoslavi e svizzeri che lavorano sui cantieri dall'altra parte delle Alpi. Anche per loro l'ultima offerta padronale è insoddisfacente visto il buon andamento del settore dell'edilizia. Le statistiche più recenti parlano chiaro: si continua a costruire e non sono previsti cambiamenti per l'anno prossimo. Nei primi 11 mesi del 2006 i permessi di costruzione sono aumentati del 6,5 per cento e le richieste di edificazione di quasi il 4 per cento. Solo a novembre i permessi concessi sono aumentati del 20 per cento. Anche il settore pubblico emette più appalti.
Quest'anno, i rappresentanti del padronato hanno insistito molto sugli aumenti individuali. «Non vogliamo saperne di aumenti individuali» si è lamentato un collega basilese trovando subito l'applauso dei presenti.
I lavoratori non hanno comunque chiuso in faccia la porta delle trattative, ma hanno fissati chiari obiettivi. Vogliono un aumento a tre cifre per tutti. Ma cosa facciamo se non ci sarà un risultato ? Si sono chiesti i delegati. Unia deve condurre una campagna sui cantieri per ottenere un aumento salariale di 110 franchi per tutti, è stato il chiaro mandato impartito alle istanze sindacali.
La reazione della Ssic non si è fatta attendere. Ha prontamente accusato i sindacati di aver sprecato l'ultima possibilità di giungere ad un accordo. Per noi «è irrevocabilmente chiuso il dossier salari 2007 con i sindacati» si legge in una nota. Propone ai suoi membri di concedere l'anno prossimo un aumento dell'1 per cento generale e dello 0,5 per cento individuale, quindi meno di quanto aveva promesso al tavolo delle trattative. Si tratta comunque solo di una raccomandazione. I datori di lavoro possono quindi rispettarla o meno. L'insoddisfazione dei lavoratori è assicurata.
"Il vero volto del padronato"
Cosa faranno adesso i sindacati? André Kaufmann ha diretto le trattative dell'edilizia. Lo abbiamo avvicinato e gli abbiamo chiesto perché la conferenza degli edili ha respinto l'offerta padronale.
L'anno scorso l'aumento è stato di 106 franchi. Non si capisce perché un lavoratore edile debba prendere questa volta di meno. La congiuntura è molto buona, le prospettive anche e la produttività è aumentata molto. Per noi tutti, e non solo alcuni, devono ricevere almeno il 2 per cento e questo significa 110 franchi. Quello che i datori di lavoro sembravano disposti a concedere a tutti erano 60 franchi. La differenza che ci separava era quindi di 50 franchi. La cosa non migliora se c'è un aumento individuale di 30 franchi.
I delegati erano chiaramente contro gli aumenti individuali. Su questo non si discute nemmeno, hanno detto. Perché tanta opposizione?
Sugli aumenti individuali non siamo contrari per principio, ma li riteniamo problematici. Non sono trasparenti, sono arbitrari e controllarli è difficile.
Adesso i datori di lavoro hanno deciso di imporre la loro volontà.
I datori di lavoro hanno mostrato quali sono le loro reali intenzioni. Sono ritornati sulle loro decisioni. Invitano le imprese a concedere un aumento dell'1 per cento. Per i salari più bassi e in certe regioni questo significa un aumento di soli 40 franchi. Con questo diktat salariale i datori di lavoro abbandonano il partenariato sociale.
Alla conferenza un lavoratore ha parlato di lotta tra leoni e leopardi. Alla fine rischiano di vincere le iene, cioè gli uffici di lavoro temporaneo.
È vero. I salari dei lavoratori temporanei e in trasferta non saranno ritoccati. Questo porta ad un dumping salariale. A soffrirne sono soprattutto le grandi imprese che devono imporsi sulla concorrenza estera. Mentre loro devono pagare salari più alti per non perdere i loro collaboratori, le imprese straniere devono pagare solo i salari attuali. Non si capisce quindi perché le grandi imprese non hanno giocato un ruolo più importante in queste trattative. Conosco importanti datori di lavoro che erano disposti ad accettare i 110 franchi per tutti.
Perché questa posizione intransigente?
La Società degli impresari costruttori vuole dare un segnale. Vuole mostrare che quest'anno le cose sono diverse dall'anno scorso. Lo aveva promesso ai suoi membri. Per questa promessa sono costretti adesso ad assumere una posizione dura.
E adesso?
Adesso cercheremo di imporre almeno 110 franchi nei cantieri. Chiederemo alla gente se hanno ottenuto l'aumento. Ne hanno diritto e se un datore di lavoro non lo concede è scandaloso. Ogni datore di lavoro deve riflettere se gli conviene veramente risparmiare sugli aumenti e poi avere problemi con dipendenti frustrati e con Unia.
Pubblicato il
15.12.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 50
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