Ma di quale civiltà parliamo?

Attenzione, stato d’allerta, c’è una guerra di civiltà in corso. E come in ogni (scontato) copione che si rispetti da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi. I buoni? Non vorremmo lustrarci troppo i galloni e gonfiarci il petto come pavoni, ma la civiltà pare che stia proprio da questa parte del mondo. Del resto non siamo tutti Charlie? Je suis Charlie, io sono l’Occidente, io sono i diritti, la libertà di stampa, d’espressione, il rispetto delle donne e bla bla. Io sono figlio dell’Illuminismo, ma anche delle tratte degli schiavi, dell’eliminazione degli Indios, delle camere a gas. Io però sono la modernità e voi siete dei barbari.

Bene, e allora per tentare di comprendere le cause del fondamentalismo islamico, invece che andare in Medio Oriente, cambiamo angolo di osservazione e partiamo proprio dalla progredita e illuminata Europa. Apriamo i libri e gli atlanti e facciamo un viaggio a ritroso nella nostra “modernità”. Cartine geografiche del mondo alla mano perché, lo sappiamo, non si può prescindere dalla storia. E allora per prima cosa cerchiamo di capire di quale civiltà stiamo parlando. Quella civiltà occidentale sviluppatasi su un sistema di colonialismo, che di fatto ha schiacciato per secoli i paesi oppressi, negando loro il naturale processo di evoluzione?

Ricordiamoci che la democrazia e lo stato sociale hanno costi enormi e molti stati, fra cui Francia e Inghilterra, si sono finanziati attraverso il colonialismo, che di fatto è stato lo sfruttamento attraverso guerre e sangue, di molti paesi per depredarne le ricchezze. Con i proventi guadagnati in quelle che furono trasformate in terre di sfruttamento, questi governi europei hanno finanziato opere e servizi nelle proprie patrie. Sì, certo Inghilterra e Francia sono le madri dell’Illuminismo i cui valori oggi vengono presi a modello. Non dimentichiamo però che mentre la società occidentale poteva coltivarsi, evolvere il proprio pensiero e arrivare alla modernità, gli stati islamici erano colonie oppresse – dal Marocco fino alle Filippine — dove ogni libertà era negata.

Osserviamo una cartina del 1911. Il Marocco è già francese e in parte spagnolo, l’Algeria è sotto Parigi, la Libia è italiana, l’Egitto è un protettorato inglese. L’Impero Ottomano colonizza gli arabi, che ne disconoscono il Califfato. Proseguendo verso oriente troviamo l’Iraq, la Palestina e la Siria sotto il controllo dei turchi. L’Iran se lo spartiscono invece Russia e Inghilterra, quest’ultima mette le mani anche su Pakistan e India, mentre la Francia si butta sull’Indocina. Allo stesso tempo la Cina non è un paese libero, ma è sottoposto alle influenze di più paesi europei, mentre l’Indonesia è olandese e le Filippine da spagnole saranno conquistate in un secondo tempo dagli Stati Uniti.

In un contesto di sangue, schiavitù e di negazione della libertà come potevano svilupparsi le società islamiche? Per secoli l’Oriente è stato il faro culturale del mondo: mentre in Occidente era permesso leggere solo le Sacre scritture, là si studiavano i testi greci sulle orme aristoteliche-neoplatoniche. Una volta invasi, i paesi musulmani hanno dovuto investire la loro energia per liberarsi dallo straniero conquistatore, il che ha contribuito ad arrestare il naturale processo di modernizzazione della società.

Più storici in queste settimane hanno sottolineato il ruolo dell’Occidente, con la sua politica imperialistica, nel rallentamento dell’emancipazione di una parte del mondo. Del resto uno stato coloniale ha più interesse a sostenere nei paesi ricchi di materie prime e petrolio una minoranza radicale e antidemocratica, che lascia al potere per avere il campo libero e continuare l’opera di sfruttamento. Si preferiscono le dittature perché con esse è più facile negoziare. Per interessi economici. E poi certo può capitare che quel mostro, che hai coccolato, ti si rivolti contro. Oppure quegli oppressi che hai schiacciato, alimentando il loro odio nei tuoi confronti, ti facciano fuori in maniera brutale e disumana. Barbari…

Ce lo conferma pure la storia recente. I talebani, sì quei reazionari assassini che si sono macchiati di crimini e nefandezze varie, sono stati finanziati fino al 2006 con sacchi di milioni di dollari che passavano dall’Occidente tramite l’Arabia Saudita. Tutto ciò è documentato, non stiamo parlando di congetture.

I talebani sono stati organizzati e messi al potere dapprima in Afghanistan e poi in Iraq dagli Usa in funzione antisovietica. E il loro sporco lavoro lo hanno svolto con dovizia e solerzia, danneggiando l’immagine dell’Islam e dei musulmani e dando così una mano alla diffusione dell’islamafobia in tutti il mondo. Al Quaeda, l’oscurantismo peggiore, ha preso i soldi dalla Cia. Certo, poi qualcosa non ha funzionato: il delitto perfetto non esiste neppure nei migliori servizi segreti del pianeta. I talebani si pensava di metterli a cuccia quando non servivano più e invece questi ci hanno preso gusto e chi li ha fermati più. Quando si sconfigge la Russia, li eliminiamo: non è più stato possibile.

Non eravamo tutti Charlie? Non c’erano i buoni e i cattivi chiaramente indentificati? Non era uno scontro di civiltà? Non eravamo noi i figli dell’Illuminismo?

Riapriamo i libri di storia e facciamo un’analisi seria di ciò che ha portato a questa situazione, a come si sono impiantati gli imperi coloniali, a quanto le guerre arricchiscano da sempre chi detiene il potere, a quanto l’ignoranza del popolo sia funzionale agli interessi di qualcuno.

Probabilmente il drammatico scenario odierno è l’esito di tutto ciò che, forse abusando del termine, abbiamo chiamato con superiorità civiltà superiore.

Pubblicato il

29.01.2015 22:04
Raffaella Brignoni