Ancora una volta, la lobby delle assicurazioni è riuscita ad imporre al Consiglio federale il proprio interesse. Come si potrebbe altrimenti interpretare la proposta, fatta dal governo a metà novembre, di ridurre più rapidamente del previsto il tasso minimo di conversione in rendite del capitale delle casse pensioni? E come altrimenti spiegare il comportamento poco dignitoso del consigliere federale Pascal Couchepin? Il ministro dell’interno, che non manca occasione di mettersi in mostra ed ingaggiare battibecchi per interposti mass media con i suoi colleghi su questioni che spesso esulano dalle sue competenze, questa volta invece di annunciare e spiegare personalmente la sua proposta di tagliare le pensioni ha preferito defilarsi e lasciare il compito ad un banale comunicato. La prima revisione della legge sulla previdenza professionale (Lpp), entrata in vigore all’inizio di quest’anno, contemplava già una riduzione graduale dell’aliquota minima di conversione in rendita del capitale costituito al momento del pensionamento, dall’attuale 7,20 per cento delle donne e 7,15 per cento degli uomini al 6,8 per cento per entrambi i sessi entro il 2015. Ora, la proposta del Consiglio federale è sostanzialmente quella di accelerare questo processo di diminuzione delle rendite facendo precipitare il tasso minimo di conversione, a partire dal 2008, al 6,4 per cento entro il 2011. In altre parole, ciò significa che alla fine del processo di riduzione graduale, gli assicurati che andranno in pensione dal 2011 in poi, uomini o donne che siano riceveranno, per ogni 100 mila franchi di capitale costituito al momento del pensionamento, una rendita annua di 6’400 franchi, invece dei 6’800 previsti a partire dal 2015. In rendite mensili significa 533.30 invece di 566.70 franchi. Ovviamente, se il capitale fosse, poniamo, di 250 mila franchi, la rendita sarebbe di 1’333.30 franchi dal 2011 invece di 1’416.70 franchi mensili a partire dal 2015. Evidentemente, dopo appena un anno il Consiglio federale considera già superata la prima revisione. Perché? Determinanti sarebbero, secondo il governo, le prospettive di rendimento sui mercati finanziari, in particolare sul mercato obbligazionario (che notoriamente rende meno di quello azionario). Rispetto a tali prospettive, l’attuale aliquota minima di conversione sarebbe «indiscutibilmente troppo alta». Gli esperti prevedono infatti che inflazione e tassi d’interesse nominali resteranno relativamente bassi nei prossimi anni. E per garantire il finanziamento delle rendite a lungo termine, non si può non tener conto del rendimento consentito dagli investimenti finanziari. A ciò si aggiunga l’aumento della speranza di vita dei pensionati. In tali condizioni, secondo il governo, è necessario ridurre l’aliquota di conversione in modo più drastico di quanto previsto finora, poiché se gli istituti di previdenza si trovassero in futuro a dover versare rendite insufficientemente finanziate, metterebbero «in pericolo la stabilità finanziaria» del sistema. Il Consiglio federale ha però respinto l’adozione di ulteriori misure, come l’aumento degli accrediti di vecchiaia (i contributi versati dagli assicurati), anche perché ciò «si tradurrebbe in una diminuzione del salario netto». In definitiva, secondo il Consiglio federale l’obiettivo principale del “ secondo pilastro” (garantire con l’Avs il 60 per cento dell’ultimo salario) «può essere raggiunto anche con un’aliquota di conversione leggermente inferiore». Per l’Unione sindacale svizzera, il Consiglio federale ha preso una decisione affrettata, tenuto conto che gli esperti del mercato finanziario prevedono una svolta positiva sul fronte dei tassi di interesse. Inoltre, l’Uss fa notare che l’aumentata aspettativa di vita è già stata conteggiata nell’ambito della prima revisione della legge sulla previdenza professionale. «La riduzione del tasso di conversione comporta una nuova riduzione delle rendite», ha commentato la presidente della Commissione della sicurezza sociale del Consiglio nazionale, la socialista Christine Goll, secondo la quale l’abbassamento del tasso è «precipitoso e inutile, vista la migliorata redditività delle casse pensioni». Quanto agli altri partiti, il Prd si è detto stupito che la modifica intervenga così velocemente e che la sua entrata in vigore sia prevista in tempi tanto ravvicinati. Il che significa – se tale dichiarazione è sincera – che l’Associazione svizzera d’assicurazioni (Asa) e l’Associazione svizzera degli istituti di previdenza (Asip), hanno semplicemente bypassato i radicali. Le due associazioni, che chiedono tassi di conversione addirittura più bassi (del 5,835 per cento per gli uomini e del 5,454 per cento per le donne), sembrano invece ben sostenute dall’Udc.

Pubblicato il 

25.11.05

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