Lunga vita ai camosci del Generoso

Qualcuno si sarà chiesto come mai un architetto sulla via del tramonto si sia dato tanto da fare in questi giorni per cercare di impedire la caccia ai camosci sotto il Ponte-diga di Melide nel prossimo mese di settembre. Vorrei allora dare alcune spiegazioni. Il primo motivo è di natura, diciamo così, patriottica. V’è un’ampia regione che comprende il lago di Lugano e il lago di Como, con le loro rive, le loro valli e i loro monti (tra di essi il Generoso) che è in certo qual modo la mia patria, nel senso antico di Ubi Bene Ibi Patria. Una patria senza bandiere, senza inni, senza confini, dove però paesaggio, lingua, pietre formano una sorta di tutt’uno ben riconoscibile. Di questo territorio fanno parte anche i camosci del Monte Generoso che vivono nella più totale indifferenza rispetto alla frontiera e che hanno esattamente il medesimo diritto di cittadinanza che ho io. Sono quindi, insieme con frontalieri e frontaliere, scoiattoli, ghiri, volpi, poiane, i miei concittadini. Coi propri concittadini si nutre ovviamente un sentimento di solidarietà. La seconda ragione è di natura territoriale. Il Mendrisiotto, e parte del Comasco e del Luganese hanno pagato un tributo molto pesante all’urbanizzazione degli ultimi cinquant’anni, sottoforma di strade, zone industriali, centri commerciali, sfruttamento di riserve idriche, inquinamenti atmosferici e fonici, sottrazioni continue di superfici naturali e mortificazioni di corsi d’acqua. Di fronte a questi umani processi gli animali hanno dovuto fuggire, scomparire o ritirarsi negli estremi rifugi offerti dai pochi spazi naturali rimasti relativamente integri. Tra questi anche parti consistenti del massiccio del Monte Generoso. Non apriamo le porte, tramite la caccia, anche di questi ultimi preziosi ricetti. Ed ora il terzo motivo, che è di natura artistica. A me piace il disegno. Quando posso studio con attenzione i grandi disegnatori del passato : Pisanello (1395-1455) per esempio, che delineava con eleganza, tra l’altro, cervi, cani, cavalli e lepri o Dürer (1471-1528) che incideva figure di destrieri, porci, cinghiali con tratti di grande precisione. E penso a come sarebbe triste il mondo se quei modelli viventi dovessero essere ridotti ad un ricordo. Non mi piacerebbe che tra i contenuti dell’arte rimanessero soltanto le lampade fluorescenti, gli hamburger di plastica e le lattine della coca-cola. Mi fermo qui. Per tutti questi motivi (ma ve ne sarebbero altri, con in primo luogo l’amore per la natura tout court) mi sono impegnato a difendere i camosci del Monte Generoso. Invito però i lettori e le lettrici che volessero passare una bella pacifica giornata sui prati alti e nei boschi del Generoso il 7, l’8 o il 9 settembre a farsi vivi. Lassù ci sono tante cose belle da vedere e da studiare.

Pubblicato il

27.08.2004 12:30
Tita Carloni
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