Lugano con i suoi attuali 50mila abitanti rappresenta oggi il 15 per cento della popolazione cantonale. Ma chi si nasconde dietro a questa cifra? Qual è il volto di questa città nota soprattutto per la sua attività nel settore bancario? Grazie alle statistiche raccolte da Elio Venturelli è possibile dare una risposta a questa domanda in particolare dal punto di vista anagrafico. "Lugano, tra giovani e anziani": è infatti il sesto capitolo che area dedica alle elezioni comunali della città sul lago Ceresio. (gli altri capitoli si possono trovare sul sito: www.area7.ch). Un primo dato è certo, Lugano è sì cresciuta numericamente ma è soprattutto cresciuta nel senso anagrafico tanto che la proporzione di anziani è sensibilmente superiore alla media cantonale. I luganesi con passaporto rossocrociato di età compresa tra i 30 e i 39 anni, così come le giovani famiglie con figli piccoli hanno infatti preferito partire verso località limitrofe o altri paesi del cantone. Partenze importanti queste: nel corso degli ultimi 16 anni sono infatti stati 23'988 svizzeri ad abbandonare la città. Partenze così importanti che, secondo Elio Venturelli, «rappresentano un fattore di instabilità» e – visto che coinvolgono anche stranieri, (15'876 partenze), in particolare di ultracinquantenni, sono sintomo «di possibili problemi di integrazione» che il mondo politico non può certo fingere di non vedere. A tentare di colmare questo vuoto sono giunti stranieri in età attiva, giovani tra i 25 e i 49 anni; stranieri che costituiscono oggi il 35,9 per cento degli abitanti di Lugano. Una percentuale del 43 per cento superiore a quella cantonale (per la questione immigrazione vedi area del 22.02.08). Nel corso degli ultimi 16 anni a Lugano la classe di età tra i 60 e i 69 anni è salita del 25 per cento, quella di 70-79enni, del 28 per cento. Tutto questo mentre la popolazione globale cittadina è cresciuta "solo" del 12 per cento. Gli ultrasessantenni elvetici sono il 31 per cento della popolazione, (due terzi dei quali sono donne): molto se si considera che solitamente i demografi considerano "vecchia" una popolazione con oltre il 12 per cento di ultrasessantenni… Dati, questi, che portano l'indice d'invecchiamento cittadino così in alto da far affermare agli esperti che il ricambio generazionale luganese è ormai «irrimediabilmente compromesso». Sul fronte delle nascite il panorama non è molto più incoraggiante. Negli ultimi anni si contano a Lugano circa 450 nascite annuali: solo nella prima metà degli anni novanta queste hanno superato i decessi grazie essenzialmente al contributo della popolazione straniera. Da allora il saldo delle nascite meno i decessi è praticamente sempre stato negativo: senza l'apporto straniero la popolazione sarebbe così diminuita. Un altro dato colpisce: il 43,4 per cento delle economie domestiche sono costituite da una sola persona: tra queste una grossa fetta è costituita da giovani, sia svizzeri, sia stranieri tra i 35 e i 39 anni e donne svizzere tra i 75 e i 79. Con Chiara Orelli Vassere, candidata al municipio abbiamo cercato di analizzare questi dati e capirne la loro influenza "politica".
La ventata di freschezza straniera va cullata
Lugano è una città piuttosto anziana. I giovani svizzeri e le famiglie svizzere con i figli preferiscono "emigrare" in particolare in comuni circostanti. L'entità del fenomeno è preoccupante: la città non sa rispondere ai bisogni dei giovani, delle giovani famiglie? Cosa si potrebbe fare per "trattenerli"? I dati sulla popolazione cittadina – quasi il 30 per cento degli abitanti ha oltre 60 anni e molte sono le persone sole – mostrano come Lugano debba porsi come obiettivo un più sano equilibrio demografico e generazionale, tornando a essere attrattiva e soprattutto vivibile anche per le famiglie e per i giovani. Le misure da adottare vanno inserite in una strategia complessiva e devono dunque toccare più ambiti: dall'impegno attivo per la reperibilità di alloggi a pigione moderata – oggi gli affitti a Lugano sono vergognosamente elevati, da famiglie a cinque stelle – , all'adozione di misure per valorizzare anche le zone più periferiche o ad alta densità abitativa attraverso ad esempio la creazione di parchi e di aree verdi destinate in particolare ai bambini. L'impegno deve essere in generale quello di costruire una comunità in cui prevedere spazi e occasioni per tutte le fasce della popolazione. L'obiettivo può dunque essere anche per Lugano quello enunciato a Madrid nel 2002, in occasione dell'Assemblea mondiale dell'invecchiamento: una società (aggiungerei: una città) per tutte le età, solidale e dotata delle strutture che favoriscono lo scambio tra le generazioni. Se i cittadini svizzeri se ne vanno vi è da immaginare che i votanti saranno sempre meno. Il dato fa riflettere… Meno cittadini che votano vuole dire tante cose: vuole pure dire una diminuzione del peso politico della città sul piano cantonale e del confronto intercomunale. Tengano conto anche di questo risvolto coloro che demagogicamente si oppongono alle naturalizzazioni: senza le quali, ci dicono le cifre, gli svizzeri sarebbero oggi a Lugano tremila in meno che nel 1991. C'è dunque un concreto interesse della città a favorire l'integrazione anche politica dei cittadini di provenienza straniera. A "ringiovanire" la città vi è l'arrivo di stranieri che oggi rappresentano il 35 per cento. Oltre che alle naturalizzazioni non è giunto il momento di affrontare il tema del diritto di voto agli stranieri? La risposta è in parte nelle considerazioni precedenti: promuovere l'integrazione politica degli stranieri è nell'interesse della città, e dunque occorrerà costruire un quadro consensuale all'interno del quale discutere senza pregiudizi il tema dell'allargamento agli stranieri del diritto di voto in materia comunale. Nello stesso tempo, incentivare le già buone politiche di integrazione è anche una eccellente risposta alla domanda di sicurezza che la cittadinanza pone con sempre maggiore forza. L'emarginazione e l'esclusione sono terreno di coltura per comportamenti inadeguati: è interesse di tutti che la città sappia stabilire una rete "virtuosa" tra tutte le sue componenti, straniere o svizzere che siano; una rete che unisca alla fermezza nella sanzione, là dove occorre, risposte agili e pragmatiche sui fronti della prevenzione e del recupero delle situazioni a rischio, con particolare attenzione alle fasce giovanili, le più esposte. Il 43,4 per cento delle abitazioni è occupato da persone sole, sovente anziane oppure in età dai 25 ai 29 anni, mentre le famiglie numerose (spesso straniere) sono costrette in piccoli appartamenti. Come affrontare questo problema delicato? Con la cessazione dell'attività lavorativa, la casa e il quartiere diventano un punto di riferimento particolarmente importante nella vita delle persone. Le condizioni abitative e le caratteristiche dell'ambiente sono dunque certamente determinanti anche per le persone anziane, così come lo sono per le famiglie. Ho già detto poc'anzi della necessità di alloggi a struttura, costo e dimensioni adeguate per queste ultime. Lugano dovrebbe tenere conto di queste esigenze specifiche nella pianificazione del territorio e dei trasporti – un ambiente abitativo protetto dal traffico è certamente esigenza comune a famiglie con bambini e anziani – , sostenendo ad esempio, sul modello di altre realtà, lo sviluppo dei cosiddetti quartieri solidali, o la realizzazione di complessi abitativi con appartamenti differenziati per le varie generazioni. La città dovrebbe poi favorire con opportuni incentivi iniziative quali quella che ha visto la costruzione, in zona Tassino, di un'abitazione – tra l'altro edificata secondo i criteri Minergie – i cui appartamenti, destinati a famiglie del ceto medio, sono stati venduti a prezzi più bassi di quelli di mercato. A Lugano il 27,1 per cento dei cittadini sono ultra 60enni. Sono sufficienti gli attuali 489 posti offerti dalle case per anziani? Le liste d'attesa sono già oggi una realtà… Rispondendo a una nostra interrogazione su questo tema, il Municipio rassicurava sulla adeguatezza dell'offerta di posti letto in case anziani, tenuto anche conto della prossima realizzazione della nuova casa anziani di Pregassona e del potenziamento di strutture già esistenti. Credo si possa sottoscrivere nella sostanza quella risposta, così come si possa ritenere eccellente la rete di servizi per l'aiuto e sostegno a domicilio; una rete di assistenza cui certo portano un decisivo contributo numerose associazioni e persone impegnate nel volontariato. Dal profilo qualitativo, è certamente richiesta una costante attenzione e una risposta adeguata all'aumento delle patologie legate alla multimorbilità e alle alterazioni cognitive. Le donne, svizzere, sole e sopra i 50 anni sono una grossa fetta della realtà luganese. I politici ne sono coscienti e cosa fanno per soddisfare questa fetta della popolazione? E che fare, invece, per le donne sole, con figli a carico, giovani, anch'esse presenti a Lugano? Non so se i politici ne sono consapevoli, spesso non si presta attenzione alle specifiche esigenze femminili. Da un profilo operativo – di un sano pragmatismo femminile – direi che si possono adottare iniziative semplici ma efficaci, quali l'introduzione di un recapito telefonico di riferimento in caso di necessità, di una rete di sostegno e appoggio che può fare leva anche sugli agenti di quartiere, l'implementazione di iniziative culturali e di svago nei quartieri; risposte flessibili, il più possibile vicine alle esigenze specifiche di queste donne, così come risposte altrettanto flessibili e basate sulla verifica concreta del bisogno vanno date alle necessità delle donne più giovani con figli: e dunque asili nido, scuole d'infanzia a orario prolungato, mense scolastiche, doposcuola per chi lavora. E bisogna dire che in questo ambito la città si è già mossa in questi ultimi anni con notevole impegno e risultati certamente positivi. Ma è certo possibile, e doveroso, fare di meglio e di più. |