Mentre la politica luganese litiga sulle poltrone del cda dell’Ail tra il candidato municipale Filippo Lombardi (Il Centro) e l’autocandidatosi democentrista Marco Chiesa (poi ripescato, grazie alla rinuncia del collega di partito Tiziano Galeazzi), delle questioni fondamentali per lo sviluppo cittadino stanno passando sotto traccia.

 

«La città metterà in vendita parte del suo patrimonio immobiliare con l’obiettivo di incassare 200 milioni di franchi e, al contempo, ridurrà nei prossimi dodici anni gli investimenti a 45 milioni l’anno, contro i settanta dell’ultimo consuntivo. Questo vuol dire che la città non avrà nessun soldo per nuove iniziative». Le nude e crude cifre della Lugano che verrà le ha indicate il municipale socialista Raoul Ghisletta ieri sera alla tavola rotonda “Affitti a Lugano, un lusso per pochi?” promossa dalla Commissione di quartiere di Pregassona, uno dei tanti quartieri toccati dalla crisi dell’alloggio che sta investendo il ceto medio-basso, pressato tra la speculazione immobiliare dei palazzi trasformati in proprietà per piani e l’esplosione del fenomeno Airbnb.

 

«La città ha già degli strumenti validi per favorire una politica dell’alloggio a pigioni sostenibili. Le aveva adottate nel 2012. Ma in assenza di volontà politica e dei necessari finanziamenti, restano strumenti teorici, senza alcun impatto concreto. E visto l’indirizzo finanziario scelto dal Municipio, continueranno a mancare i fondi per attuarli» ha spiegato Ghisletta, presentando la dura realtà economica della Lugano che verrà. La lista esatta del patrimonio immobiliare comunale in vendita sarà presentata a fine giugno, ma dei nomi circolano con insistenza. Da Villa Negroni a Vezia, agli immobili di via della Posta, alla residenza Castagneto a Castagnola passando per lo stabile del Casinò cittadino, questi dovrebbero essere alcuni dei beni messi all’asta. Ad ogni modo, l’entrata in materia si avrà quando la lista sarà resa nota.

 

Scopo della vendita dei gioielli cittadini è risanare il buco comunale, in gran parte causato dal PSE. Ma sarà una copertura parziale. Seppur considerevole, l’entrata eccezionale derivante dalla vendita di parte del patrimonio comunale non basterà a coprire il deficit. Le alternative sono dunque due: o alzare il moltiplicatore d’imposta o ridurre le uscite. Escluso dal mantra della maggioranza al potere il tema imposte, resta la scelta obbligata della riduzione della spesa pubblica.

 

Dei primi tagli per una decina di milioni sono già stati annunciati giorni fa, tra i quali spiccano la soppressione del contributo alle colonie estive per i bimbi o la riduzione dei contributi all’università e ai musei culturali. Ma le scelte più impegnative saranno annunciate nell’estate, tra cui la riduzione degli investimenti annuali a 45 milioni. Va specificato che l’investimento nel riacquisto del PSE (al posto del leasing come prospettato al momento del voto sul Polo sportivo), non sarà toccato dal risparmio degli investimenti annuale perché inserito in altre voci. Ad ogni modo, sostiene il municipale Ghisletta, la contrazione degli investimenti annuali di una quindicina di milioni di franchi, quasi un terzo rispetto all'ultimo decennio, equivale a cancellare qualsiasi progettualità nel disegnare la Lugano che verrà.

 

Non solo nella politica dell’alloggio, ma la paralisi toccherà tutti gli ambiti, perché il capitale annuo di 45 milioni sarà assorbito dagli investimenti necessari nel preservare l’esistente. Addio ai progetti di miglioramenti infrastrutturali in Val Colla, una rete “seria” di piste ciclabili, di spazi per la cultura indipendente o nuovi parchi pubblici aperti alla collettività come a Pregassona, precisa il municipale socialista. Tutti sogni destinati a infrangersi contro la realtà economica imposta dal nuovo indirizzo finanziario della maggioranza dell’esecutivo.

 

Davvero Lugano si fermerà per dodici anni?, chiediamo a Ghisletta. «L’orizzonte è quello. L’amministrazione comunale sta già lavorando in questo senso. Faccio un esempio pratico. Il risanamento degli edifici delle ex scuole comunali di Viganello è stato spostato al 2033. Di qualsiasi progetto d’utilizzo per la collettività di quegli spazi, se ne parlerà dunque solo tra un decennio. Forse». Ma come farà Lugano a garantire gli investimenti nelle strutture indispensabili, quali quelle atte a far fronte all’invecchiamento della popolazione? «Se ne faranno carico le parapubbliche. L’ampliamento di cinquanta letti alla casa anziani La Meridiana ad esempio, sarà a carico dell’ente autonomo Lugano istituti sociali (Lis), con mutui o fondi propri. Per forza. Con 45 milioni di budget disponibile, il comune non può assumere quella spesa». Discorso identico per il piano energetico cittadino, assunto economicamente dalla parapubblica AIL.

 

Alla luce di queste spiegazioni, si comprende perché sia stata AIL Servizi a farsi promotrice dell’acquisto di cinque edifici della EFG in via Peri da destinarsi al futuro Palazzo di Giustizia. La Città non poteva farsene carico per una questione anche politica (perfino gli elettori luganesi avevano bocciato l’acquisto dell’ex BSI da destinare a Palazzo di Giustizia), men che meno in ottica finanziaria.

 

Insomma, la via pare tracciata: si delega alle società parapubbliche gli investimenti comunali in modo da non farli pesare nel bilancio cittadino. Alla luce di queste spiegazioni, si comprende pure perché si litighi con tanto fervore sulle poltrone dei cda delle società cittadine parapubbliche. Oltre a una mera questione finanziaria di retribuzione dei membri, ai cda di questi ultimi saranno delegate le politiche riguardanti l’intera collettività, i cui investimenti e relativi appalti, sfuggiranno alla vigilanza del consiglio comunale e al controllo dell’opinione pubblica. Con buona pace della democrazia.

Pubblicato il 

13.05.25
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