Dal 2014 al 2018, il Municipio di Lugano ha affidato 33 mandati diretti a tredici aziende attive nel campo della attrezzatura da cucina e affini per poco meno di 520mila franchi. Una quattordicesima ditta, invece, è stata più fortunata. Nel medesimo campo e periodo infatti, la Franco dell’Oro Sa, di mandati diretti ne ha ricevuti 35 per oltre 720mila franchi.
La Franco dell’Oro è balzata all’onore delle cronache un paio di settimane fa, a seguito della denuncia di Unia raccontata su queste pagine, per aver subappaltato illecitamente un lavoro commissionato dal Municipio, ottenuto con la procedura del mandato su invito. Subappalto, ricordiamo, affidato a una ditta fallita tre settimane fa, con una lista di precetti esecutivi per un importo di 1,3 milioni di franchi. Il titolare della ditta subappaltante era già fallito l’anno scorso con un’altra impresa, lasciando anche in questo caso degli scoperti salariali, oneri sociali e imposte. Sul caso, è partita una segnalazione all’Ufficio cantonale della Vigilanza sulle commesse pubbliche. Dopo la denuncia sindacale, il municipale Roberto Badaracco ha promesso ai microfoni della Rsi un rapporto dettagliato su quanto successo. Chiarezza l’hanno chiesta pure dei consiglieri comunali di schieramenti diversi, inoltrando delle interrogazioni all’indirizzo dell’esecutivo luganese (Edoardo Cappelletti, Partito comunista e Tiziano Galeazzi, Udc). Anche l’Associazione dei falegnami ticinesi chiede chiarezza al Municipio, invitandolo a istituire una Commissione d’inchiesta indipendente su quanto avvenuto (si veda qui). Nella missiva inviata all’esecutivo luganese, l’associazione padronale si dice convinta che dietro la spiacevole storia si nascondano interessi particolari. La lunga lista di mandati diretti, affidati alla medesima ditta dall’esecutivo luganese, alimenta dei legittimi dubbi. Quali competenze tecniche possiede quell’unica ditta per farla preferire di gran lunga alle concorrenti?
Ritratto di una ditta Da una dozzina di anni, il presidente della Franco Dell’Oro Sa è Rocco Olgiati, figura di spicco nel recente passato del Partito liberale luganese, avendo occupato la carica di capogruppo in Consiglio comunale. Sebbene da qualche anno si sia ritirato dalla vita politica, molti media davano per certa la sua presenza nella lista dei candidati al Municipio alle ultime elezioni comunali del 2016. Fu poi lui stesso ad annunciare che, dopo ampia riflessione, vi avrebbe rinunciato. Ma Olgiati ricopre pure un altro ruolo importante nella vita cittadina. È il presidente della Loggia massonica Il Dovere. Una loggia su cui storicamente aleggiano i sospetti di vero “centro di potere” ufficioso della Città, data la trasversalità e importanza dei suoi membri, attivi nella vita cittadina in numerosi ambiti. Sebbene i suoi aderenti siano secretati, a titolo di esempio, si può citare Giorgio Giudici, ex sindaco di Lugano per quasi trent’anni (1984-2013), il quale non nascose mai la sua appartenenza alla Loggia Il Dovere, dicendosi pubblicamente «fiero di essere massone». Il secondo e unico membro del Cda della Franco dell’Oro è una personalità conosciuta nel tessuto cittadino. Da molti anni attivo nella ristorazione luganese, ha duplicato la sua presenza sulla Piazza cittadina grazie alla recente compartecipazione nel bar che si trova giusto giusto sotto il Municipio. Premesso che non esistano prove alcune di comportamenti illeciti, gli indizi sopra descritti alimentano la maldicenza popolare sui sospetti di preferenza di mandati diretti attribuiti per oltre 720mila franchi alla sola ditta Franco Dell’Oro Sa. Importo interessante se confrontato al numero di incarichi e importi complessivi ricevuti dalle ditte concorrenti.
Ticino e Lugano, ultimo posto A Lugano i mandati diretti ammontano a una quarantina di milioni l’anno. Cifre non di poco conto. «L’antidoto alla corruzione o clientelismo è la trasparenza» spiega la professoressa Federica De Rossa nell’intervista correlata. Anche in questo campo, a Lugano e Cantone, pare resti molto da fare. Due anni fa, Matthias Stürmer, direttore dell’unità di ricerca della sostenibilità digitale dell’Università di Berna, aveva dimostrato come i cantoni Ticino e Grigioni siano i meno trasparenti nell’ambito delle commesse pubbliche. Partendo dai dati pubblicati dal 2008 al 2017 sulla piattaforma federale per gli appalti pubblici Simap.ch, Stürmer aveva controllato se per ogni concorso pubblico fosse poi stato pubblicato il vincitore dell’appalto. I comportamenti dei cantoni variavano molto. Il Ticino arrivava ultimo con un 1%, mentre Basilea Città era ai vertici della graduatoria col 93%. Poiché in Simap.ch è possibile confrontare sette grandi città, area ha verificato il risultato degli ultimi tre anni. Restringendo alle città di dimensioni equiparabili, si hanno Winterthur (716), Neuchâtel (126), Bienne (49) e chiude Lugano con 3 sole indicazioni.
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