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Lugano, città di camici bianchi

Basta cercare di entrare a Lugano una mattina di un qualsiasi giorno feriale per capire l'importanza economica dell'agglomerato. Il peso finanziario della città  conta sempre di più: Lugano investe in grandi progetti facendo capo alle ingenti risorse fiscali, cerca di espandere i propri confini con una sempre più discussa politica di aggregazione, si lamenta per voce del suo sindaco del contributo di livellamento che deve devolvere ai comuni finanziariamente meno forti ed è arrivata perfino a chiedere - sempre per bocca di Giorgio Giudici - un ufficio cantonale speciale dedicato interamente a Lugano. Le proporzioni economiche della città superano sensibilmente anche la sua importanza demografica nel contesto cantonale. E quando si pensa a Lugano, si pensa soprattutto alla quarta piazza finanziaria elvetica, alle sue banche, ai suoi intermediari di gestione patrimoniale e immobiliare. Tuttavia, come area ha cercato di mostrare anche nelle precedenti puntate dedicate alla città, la realtà del più grosso comune ticinese ha perlomeno due anime: dietro alla propria opulenza cela difatti una realtà bifronte. Una realtà a due facce anche nel suo tessuto economico come mostrano i dati statistici raccolti per area da Elio Venturelli. Nonostante il peso degli attori finanziari questi ultimi non hanno rappresentato il vero motore della crescita di Lugano. Gli economisti la chiamerebbero una "jobless recovery", cioè una ripresa economica che non aumenta però proporzionalmente anche i posti di lavoro. Dal 1985 al 2005 i posti di lavoro a tempo pieno non solo non sono cresciuti, ma presentano addirittura un saldo negativo. Ma se non è stata la finanza la vera spina dorsale per i lavoratori quali sono i settori che sono realmente cresciuti? La città ricca dei colletti bianchi ha subìto un profondo mutamento negli ultimi 20 anni.

Diciamolo subito e chiaramente. A Lugano le banche e le attività a loro connesse contano eccome. Contano in termini di gettito fiscale e anche in termini assoluti di offerta di posti lavoro. A Lugano, nonostante le notevoli ristrutturazioni degli ultimi anni, un occupato su tre lavora ancora nel comparto finanziario. Addirittura una persona su tre se si tiene conto anche del settore immobiliare. Ma nell'ultimo ventennio le attività finanziarie – ed è questo il dato interessante – non sono state il vero motore della crescita occupazionale. I posti di lavoro nel settore sono rimasti ai livelli del 1985 crescendo di 371 unità a tempo pieno. Decisivo per il settore è stata la crisi della "new economy". In soli 4 anni, dal 2001 al 2005, la piazza finanziaria luganese ha cancellato 1'176 posizioni mostrando tutta la sua fragilità nei confronti delle crisi mondiali  che toccano sul vivo la gestione patrimoniale. Crisi che fanno tremare anche in questo periodo di burrasca innescato dalla crisi mondiale delle ipoteche americane e dalle pressione sulla Svizzera in ambito fiscale messa in atto dal governo tedesco.
In termini di posti di lavoro a tempo pieno nel ventennio che va dal 1985 al 2005 gli occupati a Lugano nel secondario e nel terziario non solo non sono significativamente aumentati, ma sono addirittura diminuiti di 654 unità. Una diminuzione in termini assoluti non così accentuata se si tiene conto del fatto che le imprese con sede a Lugano offrivano nel 2005 ben 32mila 660 posti di lavoro a tempo pieno. Se si guarda però più da vicino la riduzione ci si rende conto che è il frutto di tendenze opposte. Lugano è sempre più la città dei servizi: gli occupati nell'industria si sono infatti più che dimezzati in soli vent'anni passando da 7mila979 unità a tempo pieno nel 1985 a 3mila 362 nel 2005 (si veda anche la tabella in pagina). Ma il vero tonfo è avvenuto con la crisi degli anni Novanta. È nel decennio del 1985-1995 che vi è infatti stato il crollo del secondario. In dieci anni il comparto perde il 40,7 per cento degli effettivi e ben il 54,4 per cento nelle attività manifatturiere vere e proprie. Il terziario cresce invece complessivamente del 10,6 per cento passando dai 25mila 333 addetti del 1985 ai 28mila 32 del 1995. Proprio in questa crescita si riscontrano le diverse tendenze che tracciano il sentiero di crescita luganese. Da un lato vi è il sensibile calo nel settore "commercio, riparazioni" (-18,9 per cento) e quello di "alberghi e ristoranti" (-5,3 per cento). Diminuiscono anche i posti di lavoro nel settore "trasporto e comunicazioni" (-7,6 per cento). Crescono invece altri comparti: in particolare le "attività immobiliari, noleggio, servizi alle imprese" che aumentano gli addetti a tempo pieno di ben 1'253 unità (+ 35,5 per cento). La crescita più impressionante avviene però nel settore pubblico. La sanità cresce del 70,7 per cento con un aumento di 1'432 posti di lavoro a tempo pieno come pure la "pubblica amministrazione" che incrementa gli effettivi del 53,4 per cento.
In vent'anni la piazza luganese ha visto dimezzarsi il ruolo delle industrie manifatturiere e quello delle costruzioni anche con la ripresa dopo la grossa crisi degli anni Novanta. Albergheria e ristorazione hanno seguito lo stesso andamento testimoniando la crisi del turismo cantonale.
Il settore dei "trasporti e comunicazione" è invece stato ridimensionato a causa della nuova politica del personale adottata dalle ex regie federali (quasi 500 unità di lavoro a tempo pieno). Il privato resta il maggiore datore di lavoro a Lugano. Tuttavia in vent'anni il saldo è positivo nel pubblico che ha guadagnato 971 addetti, mentre il privato, nello stesso periodo, ha cancellato 1'625 posti di lavoro a tempo pieno.
Su questi mutamenti, ma anche sulla fragilità strutturale che comporta un tessuto economico basato sulla finanza, parliamo nell'articolo che segue con Sara Leoni, economista e candidata socialista al municipio luganese.

"Un ufficio per lo sviluppo"
Non solo finanza. Per Sara Leoni la città deve pensare a diversificare

Sara Leoni lei di formazione è economista, come si spiega il fatto che nella ricca Lugano dove le risorse fiscali sono più alte che nel resto del cantone si trova anche però un tasso di disoccupazione più elevato?
Lugano come anche il resto del Ticino ha un tasso di disoccupazione più alto rispetto alla media nazionale; per capire il dato che riguarda la città, è essenziale comprendere il contesto in cui la città si trova. L'alto tasso di disoccupazione del cantone ha ragioni storiche profonde. Alcuni elementi interessanti riguardano per esempio la povera tradizione imprenditoriale locale che in passato non è mai stata sviluppata con conseguente dipendenza dall'estero di capitali, di imprenditori e di "know how". Questa condizione, collegata allo sviluppo economico particolare dovuto alla presenza della frontiera, ha spinto il Cantone verso un ruolo di passività che trovava arricchimento dalle condizioni instabili della penisola italiana e che si faceva trascinare dal resto della Svizzera. Solo negli ultimi decenni si è puntato sulla qualità dei servizi e delle produzioni, tramite un processo di ristrutturazione produttiva e razionalizzazione che ha portato all'emergere di fenomeni quali povertà e presenza di manodopera poco qualificata e senza lavoro. In un contesto del genere è facile comprendere la debolezza e la fragilità del mercato del lavoro che produce tutt'ora una tasso di disoccupazione più elevato rispetto al resto della Svizzera. A Lugano questo discorso vale ancor di più e l'alta presenza di stranieri spiega la divergenza del tasso di disoccupazione rispetto al resto del cantone. La ricchezza delle Casse Comunali di Lugano non è quindi necessariamente collegata con il tasso di disoccupazione e quindi non deve sorprendere che anche una città con le tasche piene porti con se un elevato tasso di disoccupazione.
Lei ritiene che la città stia facendo abbastanza per la propria popolazione? C'è chi dice che con tutti quei soldi nelle casse si dovrebbe fare molto di più....
Non si fa mai abbastanza. Sarò sintetica. Lugano dovrebbe prendere maggiore coscienza del fatto che esiste una fetta di popolazione più debole e povera, infatti la proporzione di cittadini con un reddito basso è superiore alla media cantonale. Lugano potrebbe fare ancora molto nell'ambito della salvaguardia dell'ambiente. Lugano potrebbe fare ancora molto per la viabilità. Lugano dovrebbe fare qualcosa per la pianificazione del suo nuovo territorio. Lugano potrebbe fare ancora molto per la valorizzazione dei nuovi quartieri. Lugano dovrebbe ancora lavorare molto per la sicurezza.
Come potrebbe rispondere la politica cittadina di fronte alla precarietà lavorativa dei propri residenti?
Il precariato è un problema globale che però può essere combattuto e limitato anche a livello locale. Alcuni interventi potrebbero riguardare la messa a disposizione di strumenti e possibilità di riqualifica a tutti coloro che sono costretti a lavorare con contratti precari. Un altro tipo di sostegno potrebbe essere la messa a disposizione di alloggi a buon mercato e interventi puntuali che potrebbero attenuare gli effetti negativi del lavoro precario. Il Partito Socialista sostiene anche l'inizio di un processo di diversificazione dell'economia della città che potrebbe portare all'insediamento di piccole realtà imprenditoriali locali che spesso offrono migliori condizioni di lavoro. Non da ultimo Lugano potrebbe fare maggiori pressioni al cantone per il rispetto delle misure accompagnatorie (accordi bilaterali con Ue): il mercato frontaliero ha sempre avuto degli influssi forti sul mercato del lavoro locale e oggi più di ieri dei controlli e dei monitoraggi sono essenziali.
La piazza finanziaria luganese ha un ruolo centrale nel tessuto economico della città. Eppure le crisi del settore sempre più frequenti che partano dai subprime americani e arrivano alle sponde del Ceresio, passando dagli scudi fiscali, mostrano anche il pericolo di una monocoltura finanziaria per Lugano. Esistono altri sentieri di crescita per diversificare i pericoli?
Lugano con le aggregazioni ha iniziato un processo di riequilibrio che riguarda la proporzione degli introiti fiscali delle persone fisiche rispetto alle persone giuridiche. La "periferia" ha infatti permesso di aumentare il peso delle imposte per persone fisiche sul totale delle entrate. Al di là di questo importante fatto, Lugano dipende ancora molto dall'andamento del settore dei servizi che spesso è caratterizzato da aleatorietà e poca continuità. In questo senso si inserisce l'idea del Partito Socialista di istituire un servizio per lo sviluppo economico con l'obbiettivo di attivare e stimolare nuovi progetti imprenditoriali in un disegno di arricchimento del territorio, di sviluppo coerente equilibrato e soprattutto differenziato della città.
I socialisti sono spesso accusati di essere ai margini della vita economica, di non saper ispirare la fiducia di chi ha deciso di fare l'imprenditore. Lei sarà in grado di infondere questa fiducia?
L'unico modo per infondere fiducia e credibilità negli ambienti storicamente più lontani da noi è quello di lavorare con serietà e professionalità in tutti i settori e i mandati che ci vengono assegnati. A Lugano molti esponenti socialisti hanno saputo dimostrare le loro competenze e le loro capacità di gestione in più ambiti. Un buon esempio sono i risultati positivi della Cassa Pensione della città di Lugano, il cui Cda è guidato dall'Onorevole Mariolini, che ha dimostrato non solo che i socialisti hanno qualità e competenze per avere successo nel mondo finanziario, ma che è possibile farlo con intelligenza e soprattutto con una sensibilità verso le questioni sociali. Oltre alle competenze all'interno stesso del partito, il programma politico per il prossimo quadriennio comprende diversi punti atti a stimolare l'imprenditorialità e, come già indicato sopra, anche l'istituzione di un ufficio apposito per lo sviluppo di nuove strategie economiche è rivolto in questo senso.

Pubblicato il

04.04.2008 03:30
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