Luci nella notte

Prostituzione in Ticino, la legge approda sui banchi del Gran consiglio. Mentre il Tortuga attende il permesso per trasformarsi in casa chiusa, sul modello del "Petite Fleur" di Zurigo, le donne sono quelle che, nella maggior parte dei casi, se la passano peggio. Del loro destino, dei loro bisogni, pochi si preoccupano. Da sempre attente alle sorti delle donne, "area" ha deciso di raccogliere l'opinione di Pepita Vera Conforti, presidente del Coordinamento donne della sinistra che sul tema della prostituzione si molto attivato. Il Coordinamento donne della sinistra ha inviato alla fine dello scorso anno una lettera ai parlamentari invitandoli a prestare maggiore attenzione nei confronti delle donne che si prostituiscono. Vi ritenete soddisfatte del rapporto della Commissione della Legislazione che sarà discusso la prossima settimana? In effetti come gruppo politico femminile siamo intervenute in più occasioni nel dibattito, cercando, per quanto ci è stato possibile, di porre l’accento sulle caratteristiche particolari del fenomeno della prostituzione in Ticino, riflettendo anche su come molte persone straniere (in prevalenza donne) intravedono nella prostituzione una delle poche vie di accesso alla ricchezza dell’occidente, mettendosi di fatto in una posizione estremamente fragile e precaria. In generale volevamo invitare le autorità politiche ad evitare il rischio di trasformare un atto legislativo in uno strumento contro le prostitute, tenendo conto del fatto che il fenomeno non riguarda solo le prostitute ma anche i loro clienti e chi lucra sul fenomeno, spesso violando il rispetto dei diritti e della dignità della persona. Nel corso delle discussioni della commissione il messaggio ha subìto delle profonde trasformazioni, perdendo, almeno in parte, quel carattere penalizzante nei confronti di chi si prostituisce e inserendo elementi nuovi a favore della prevenzione e promozione della salute ma anche, come nell’art.7 della nuova Legge, per prevenire lo sfruttamento e le conseguenze criminose. Nella Legge è stato però mantenuto l’obbligo di notifica, nonostante la stessa commissione abbia espresso dubbi sulla portata pratica di questo strumento. Su questo punto, a nostro parere, sono rimasti in ombra alcuni elementi, ad esempio l’utilizzo e la legittimità della richiesta dei dati personali, così come una certa ambiguità rispetto alla notificazione di straniere con permesso di lavoro. Non vorremmo che questo strumento si trasformasse in una legittimazione dello sfruttamento. Cosa potrà succedere dopo che la legge entrerà in vigore? Teniamo presente che la Legge è essenzialmente una legge di polizia ed è accompagnata dalla revisione della Legge sugli esercizi pubblici che vuole superare quelle evidenti lacune legislative rispetto a chi, in passato, ha trasformato esercizi pubblici (case d’appartamenti, bar e alberghi) in postriboli, oltretutto in condizioni igienico-sanitarie discutibili, in cui far esercitare in clandestinità la prostituzione. Sarà quindi necessario continuare a seguire le trasformazioni in atto, monitorare costantemente il fenomeno facendo una valutazione sulla validità della notifica come strumento di controllo. Infatti è necessario evitare che la visibilità, che a suo tempo ha scatenato l’attenzione pubblica e politica, non si trasformi semplicemente in "invisibilità", senza mutare nulla nelle condizioni precarie e, a volte, pericolose delle prostitute e senza intaccare i crimini spesso connessi alla prostituzione. Infatti la condizione d’invisibilità renderebbero vani e quasi impossibili gli interventi di tipo sociale e sanitario previsti dalla legge, e ancora più difficili i controlli di polizia. Proprio a questo proposito, riteniamo importante che nell’ambito della riorganizzazione del corpo di polizia, vengano previsti i necessari cambiamenti affinché queste leggi non restino solo strumenti repressivi contro le prostitute. Nel senso di creare una brigata buoncostume? A dire il vero nei fatti esiste già, anche se si porta appresso un nome che ricorda il controllo in senso moralistico da parte dello Stato dei comportamenti e delle scelte sessuali dei cittadini, cosa che oggi non ha più alcun senso d’essere. Dobbiamo però constatare che in questi anni abbiamo assistito a una crescente corruttibilità (e ad episodi gravi) di alcuni agenti di polizia che lavorano a stretto contatto con gli ambienti della prostituzione e dei night club. È quindi necessario, nell’ambito dell’annunciata riorganizzazione della polizia, ad apportare alcune modifiche importanti, ad esempio prevedendo una presenza più importante di donne (meno soggette al rischio di corruzione sessuale). Inoltre non può mancare una formazione adatta al compito e agli scopi di una brigata di polizia così prossima a reati contro la dignità delle persone (per sfruttamento, per maltrattamento, ...) e ad una popolazione straniera che fugge con ogni mezzo dalla povertà. E, perché no, immaginare un nome che meglio rappresenti gli obiettivi che Legge sulla prostituzione si prefigge.

Pubblicato il

01.06.2001 02:30
Françoise Gehring Amato
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