«Il senso di una detassazione è quello che alla fin fine si guadagnano più soldi». Seguendo il motto dell’ex presidente americano Ronald Reagan che diede avvio al neoliberismo globale negli anni ’80, Marcel Schwerzmann, il ministro delle finanze del Canton Lucerna, (indipendente eletto nelle liste del Partito liberale), è riuscito a sedurre i suoi concittadini. La sua proposta di tagliare massicciamente le imposte alle imprese portandole al 12,3% fu plebiscitata nel 2009 dai lucernesi con il 62% di voti favorevoli. A nove anni di distanza, in piena notte, il pensionato Fritz Baumann chiama il numero d’urgenza della polizia cantonale lucernese per aver sorpreso uno scassinatore. «Non abbiamo nessuna pattuglia nella regione per intervenire a causa dei tagli» è la sorprendente risposta della polizia. Non è un caso unico. In soli tre mesi, la polizia cantonale di Lucerna non è potuta intervenire su 150 richieste telefoniche dei cittadini d’interventi urgenti, come ha rivelato “Mise au point”, trasmissione televisiva romanda che ha raccolto la testimonianza del pensionato Baumann. «Nel corso dell'ultimo anno abbiamo più volte ribadito che la politica di austerità del Cantone impedisce alla polizia di Lucerna di adempiere al suo mandato legale. La mancanza di personale e la ghigliottina sulle prestazioni, le impediscono di intervenire in maniera adeguata» ha denunciato nella sua relazione annuale il presidente dell’associazione della polizia lucernese, l’avvocato Federico Domenghini, titolare di uno studio di consulenza a imprese e imprenditori. La politica degli sgravi del ministro delle finanze cantonali lucernese si sta dunque rivelando un flop. Anche perché i promotori si erano “scordati” di calcolare gli effetti della perequazione finanziaria tra cantoni ricchi e poveri. Dal solo Canton Zurigo, Lucerna ha perso 140 milioni di franchi nel periodo della politica di defiscalizzazione. In una decina di anni le casse statali si sono dunque svuotate e il Cantone ha dovuto tagliare in numerosi settori per far fronte alle spese correnti. Sicurezza, sanità, socialità e educazione quelli più colpiti. Due anni fa, le scuole di Lucerna sono state chiuse per una settimana per “risparmi”. I docenti non sono stati retribuiti, mentre un migliaio di allievi ha protestato per le strade contro i tagli al sistema scolastico. La chiusura delle scuole è solo una delle misure di risparmio che ha colpito il sistema educativo. Tra i vari tagli nella socialità, colpite pesantemente le famiglie con figli disabili a cui è stata dimezzata la possibilità di poter collocare i figli presso istituti una giornata la settimana, il tempo di ricaricare le batterie. Un’altra misura eclatante nel campo della socialità è stata la decisione di ridurre la soglia per aver accesso ai sussidi sui premi di cassamalattia decisa a settembre e valida da ottobre. Ottomila persone sono così state escluse dal diritto da un giorno all’altro. Avendo già ricevuto i sussidi, a queste migliaia di persone il Cantone ha chiesto la restituzione degli importi. Il Partito socialista lucernese ha reagito promovendo un’azione legale raggruppando dei casi significativi. Ora le istanze giudiziarie federali si esprimeranno e, nel caso di vittoria, tutti gli 8mila avranno il diritto a richiederne a loro volta la restituzione. Sul fronte politico invece, i socialisti hanno lanciato un’iniziativa per ristabilire la soglia per il diritto ai sussidi ai livelli precedenti. «A livello cantonale, credo che abbiamo stabilito un record nel tempo di raccolta firme, meno di un mese» spiega David Roth, presidente dei socialisti lucernesi. Nel passato recente, gli elettori lucernesi hanno risposto in maniera contraddittoria sulla politica fiscale cantonale. Ad esempio, nel maggio 2017 avevano bocciato l’aumento del coefficiente d’imposta da 1,6 a 1,7% e contemporaneamente respinto il taglio alle scuole di musica quale misura di risparmio. La riforma fiscale ticinese, solo un antipasto Il 29 aprile in Ticino la popolazione si esprimerà sulla riforma fiscale promossa dal governo. Nelle intenzioni dell’esecutivo cantonale, la cinquantina di milioni di franchi che verrebbero a mancare alle casse cantonali (30,1 milioni) e comunali (22,4 milioni) a seguito di riduzioni fiscali ad aziende e cittadini molto facoltosi, costituirebbero solo una prima tappa di una politica di sgravi fiscali. È infatti in arrivo, sul piano federale, la nuova Riforma fiscale delle imprese (PF 17). Dopo la sconfitta alle urne dello scorso anno della Riforma III, questa nuova versione è stata leggermente modificata, in particolare cercando di attenuare un poco l’impatto degli sgravi sui cantoni. La proposta elaborata dal ministro delle finanze Ueli Maurer dovrà ancora passare al vaglio delle due camere federali, e soprattutto, a un possibile voto popolare. Va ricordato che il governo svizzero, obbligato dal trattato dei Paesi Ocse ad abolire la generosa fiscalità a favore delle imprese estere, ha scelto di ridurre le tasse alle aziende svizzere per equipararle alle estere. Il risultato sarà un importante ammanco di introiti fiscali sul piano nazionale e cantonale. Il Ticino, nel caso la riforma federale passasse, sarà poi autorizzato a introdurre altri sgravi alle imprese, contemplati quali misure accompagnatorie della riforma federale. E questa sarà la terza tappa di sgravi fiscali sul piano cantonale. Se dovessero andare in porto senza bocciature popolari, la somma finale degli ammanchi alle casse cantonali sarebbe di gran lunga superiore alla cinquantina di milioni di franchi della prima riforma in votazione il 29 aprile. Si voterà perché contro gli sconti fiscali ai ricchi e alle aziende era stato lanciato un referendum da un comitato unitario composto da Unia, Uss, Ps, Forum Alternativo, Verdi, Pc, Mps, Pop, e Scintilla che ha raccolto 10mila firme (3mila oltre quelle necessarie) in breve tempo, malgrado le festività nata-lizie.
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