«Lo llaman democracia y no lo es» e «que no, que no, que no nos representan» sono i canti che più rimbombano tutte le sere sulla gradinata de "Las Setas" a Siviglia. La nuova e fiammante piazza, ribattezzata così dalla gente per via della copertura "a fungo", viene fatta vibrare da migliaia di persone nella concentración giornaliera. Adesso si canta, si parla e si ascolta, poi, più tardi, ci sarà un'assemblea generale, ma facciamo prima un passo indietro
Primavera; tutta la Spagna è in campagna elettorale, a breve ci saranno le votazioni municipali e alcune regionali ma, dalla mobilitazione dei due partiti principali, sembra esserci molto di più in gioco. La situazione non è certo felice: disoccupazione oltre il 20 per cento e giovanile fino al 45 per cento, più di un milione di famiglie con tutti i membri senza lavoro, interi settori a crescita zero, tutti i consumi in discesa libera e la lista sarebbe lunga. L'unica freccia che sale sono gli utili delle grandi aziende, che licenziano e i cui presidenti vengono convocati dal governo per trattare l'uscita dalla crisi. Anche i casi di corruzione non sembrano toccati da una cinghia che, per una parte importante della società spagnola, si stringe sempre di più. L'eco delle mobilitazioni di protesta europee si è spento subito ma qui la situazione, decisamente esplosiva, ristagna.
Sul piano virtuale però, da un paio di mesi, una piattaforma in internet – www.democraciarealya.es – sta promuovendo uno spazio aperto di dibattito e mobilitazione a cui si uniscono via via, sempre in rete, altri collettivi. Il 15M, il quindici maggio, è il giorno fissato per la manifestazione in 52 città spagnole. A Siviglia fa un caldo pazzesco e il ritrovo è in Plaza de España. Gli organizzatori si aspettano qualche centinaio di manifestanti. Ne arrivano 5000. Sono persone che si presentano senza essere chiamate da simboli, colori o partiti; singole persone che portano un  messaggio, un cartello o uno striscione perché sono semplicemente indignate di fronte a una situazione che ha oltrepassato ogni limite.
Il manifesto di Democracia real ya è la presa di posizione del buon senso di fronte ad un sistema che lo ha perso da tempo, sacrificandolo sull'altare del libero mercato. Un buon senso che non è anti-sistema ma che sa bene come il sistema sia anti-persona e vede innanzi tutto come necessaria "una rivoluzione etica".
Le manifestazioni cominciano, sfilano e si dissolvono alla fine del percorso. Poi la cosa prende vita propria; a Madrid, in Plaza Sol la stessa notte del 15M, un piccolo gruppo di persone decide di accampare in piazza. Il giorno dopo la presenza continua e cresce, la sera del 16M l'assemblea dei presenti decide di passarvi un'altra notte. Chi sono? Solo persone che dopo aver partecipato alla manifestazione decidono di riunirsi per continuare a rivendicare "la dignità e la coscienza politica e sociale". All'alba la polizia arriva e sgombera la piazza. Nel pomeriggio, dove la sera prima ce n'erano 400 di persone, ce ne sono 6000 ( «e dopo direte che siamo 5 o 6», è un altro canto). E non solo a Madrid.
Le acampadas raccolgono la protesta del 15M e iniziano una nuova forma di azione e partecipazione cittadina. La loro caratteristica principale è una forma di coerenza necessaria, una trasposizione nella pratica dell'orizzontalità e della partecipazione rivendicate dal manifesto. E tutto questo dal nulla, nel vero senso della parola. Nel caso di Siviglia,  uno spazio moderno ma disegnato e costruito per il transito e brevi soste, comincia a modificarsi per mano di persone che hanno deciso di rimanere oltre il tempo pensato dall'architetto e devono rispondere a necessità basiche. Le persone si organizzano in commissioni: logistica – pulizia – cucina – comunicazione – sicurezza (braccialetto a pois gialli per le relazioni con le forze dell'ordine e a pois rossi per la convivenza). La piazza brulica e cresce ogni giorno di un mondo vario, prendendo forma e vita attraverso la partecipazione.
Questa convivenza non è facile, ma sembra che tutti si siano messi d'accordo... e il fatto è che veramente tutti i presenti si sono messi d'accordo! L'organizzazione è aperta, orizzontale e l'accesso alle commissioni è libero, la discussione è rispettosa e i richiami a un comportamento civico pure. Il momento è difficile, il giorno prima delle elezioni in Spagna è infatti dedicato alla "riflessione"; non è ammesso nulla che possa disturbare l'indipendenza e la neutralità elettorale. Basta poco per 'disturbare' la riflessione, difatti la Commissione Elettorale dichiara illegale le acampadas. Le persone in assemblea nelle piazze mantengono però una posizione completamente apartitica, non fanno nessun accenno al voto e dichiarano illegale la Commissione Elettorale!
Las Setas a Siviglia è una piazza centrale e sopraelevata con una grande gradinata che scende verso la strada; già prima delle 20 gli scalini di cemento sono pieni e la gente si ammassa come può, cercando di immaginare l'amplificazione di quel giorno. Si aspetta d'iniziare, di sentire il punto della situazione e vedere cosa si farà domani, di manifestare la propria indignazione verso una situazione insostenibile e una democrazia che è "una pena, penita, pena". Poi, momento di sgomento: migliaia di persone presenti e si chiama al microfono aperto. Si teme il peggio e invece no! Le persone si fanno avanti e quelle che prendono il microfono spiegano le loro ragioni, emozioni  e i loro perché e le altre ascoltano, manifestando e sottolineando in modo civile il loro accordo o meno. Potrebbe anche trattarsi della democrazia, quella cosa a cui non siamo abituati e per questo ci sembra strana quando la viviamo. Una sera, prima che la concentración "ufficiale" inizi, una ragazza prende il microfono e chiede se stiamo aspettando "qualcuno"; ci dice poi che quel presunto "qualcuno" mica esiste, né oggi né domani né mai, quel "qualcuno" sono io, sei tu... siamo noi.

Pubblicato il 

10.06.11

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