Lic.jur.

Nel sottobosco avvocatizio cantonticinese la bestiola che fa più tenerezza è il lic.jur.: fresco-fresco di laurea, è convinto di essere in grado da subito o di scalare le vette del potere, oppure di far trionfare da solo la Giustizia. In realtà finisce immancabilmente sbranato nell’arena giudiziaria da qualsiasi avvocato si trovi di fronte. Il lic.jur. fa tenerezza soprattutto per la sua ingenuità: infatti a mandarlo al massacro è il suo capo, quello che gli dovrebbe insegnare il mestiere, l’avvocato da cui, per un tozzo di pane, dipende e che gli dà da difendere le cause più indifendibili. Un avvocato mai si farebbe prendere a calci nei denti come fa un lic.jur. Ma lui, il lic.jur., è un servitore fedele. Anche perché spera, un giorno, di rilevare lo studio del capo. Come il lic.jur. Wicht Paolo Clemente, mandato allo sbaraglio dall’avv. Masoni con il suo faccino imberbe, gli occhialini nuovi, la giacchetta un po’ larga e le manine sudate a perorare la causa dei tagli draconiani alla spesa. Gli altri l’hanno preso a calci nei denti. Ma lui si accontenta dei complimenti del capo e di un tozzo di pane. Per ora.

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30.09.2005 13:00
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