Licenziata perché esprime le sue idee

Ancora una volta la libertà sindacale in Svizzera viene brutalmente minacciata. E nel modo più eclatante: a Ginevra una commessa dei grandi magazzini Manor è stata licenziata per le opinioni espresse in quanto rappresentante del personale. Una forte mobilitazione è in atto.

In questi giorni il sindacato Unia di Ginevra è sceso in strada per protestare contro il licenziamento  di Marisa Pralong, venditrice presso Manor, colpevole di aver criticato apertamente le condizioni di lavoro, durante il periodo festivo di fine d'anno, del personale di vendita nel settore del commercio in generale. La denuncia della Pralong era stata espressa dalle colonne della "Tribune de Genève". «Nell'articolo non ho mai citato il nome di Manor», ha precisato nel corso di una conferenza stampa, «ma ho soltanto utilizzato il mio diritto alla libertà d'espressione. Ed ho preso la parola perché il punto di vista delle venditrici non è mai preso in considerazione».
Questo licenziamento, secondo Unia, «è un grave attentato alle libertà sindacali». Secondo il segretario regionale di Unia a Ginevra, Alessandro Pelizzari, il licenziamento della signora Pralong è ingiustificato e abusivo, perché lei s'era limitata a criticare gli orari d'apertura dei grandi magazzini durante le feste senza citare il suo datore di lavoro. Ciò nonostante, Manor ha ravvisato in tale critica una «mancanza di lealtà». Quindi, ha sottolineato Pelizzari, è proprio la libera espressione del pensiero di un dipendente che viene messa in causa dal licenziamento.
«Marisa Pralong non ha mai commesso errori professionali», ha continuato il sindacalista. Ed i soli rimproveri che le vengono mossi sono relativi alla sua attività di sindacalista: aveva già ricevuto un avvertimento scritto per aver distribuito dei volantini nell'azienda. Naturalmente lei difendeva costantemente il diritto alle pause, alle vacanze, al rispetto degli orari. È sorto un gruppo sindacale ed un'assemblea ha mosso i primi passi per la costituzione di una commissione del personale. Alla direzione dell'azienda ciò è bastato per tentare di cancellare questo tentativo d'organizzazione e per intimidire i dipendenti con questo licenziamento. Ma soprattutto Marisa Pralong è delegata sindacale nelle commissioni paritetiche dei contratti collettivi del commercio al dettaglio, tra i cui firmatari c'è anche Manor.
Dunque, la posta in gioco è molto più ampia di quanto possa sembrare a prima vista, poiché la vicenda finisce per incidere sullo stesso principio e sulla prassi del partenariato sociale. Per il presidente dell'Unione sindacale svizzera (Uss), Paul Rechsteiner, questo caso dimostra ancora una volta che in Svizzera la protezione dei delegati sindacali è assolutamente insufficiente. «Il licenziamento della signora Pralong è un attacco contro il diritto all'attività sindacale e contro i sindacati», ha aggiunto Rechsteiner per motivare la denuncia di questo caso all'Organizzazione mondiale del lavoro.
Marisa Pralong è anche presidente della sezione ginevrina del sindacato Unia, carica alla quale è stata eletta proprio all'inizio di quest'anno. Ed è anche per questo motivo che è sceso in campo direttamente il copresidente nazionale di Unia, Andreas Rieger, il quale ha sottolineato come la società Manor produca, con questo suo comportamento,  un grave pregiudizio al partenariato sociale nel settore, facendo così assumere alla vicenda una dimensione nazionale.

Oltre 4 mila firme raccolte in una settimana

Davanti alle entrate dei magazzini Manor di Ginevra la protesta dei lavoratori di Unia è visibile ed efficace. «Si è creata subito una rete di solidarietà forte», ci dice Vania Alleva, membro della direzione di Unia, «dato che la pressione sulle venditrici e i venditori di Manor è molto forte. Pare che Manor addirittura abbia ordinato loro di non parlare con le persone che stanno fuori».
Ma c'è una rispondenza da parte del pubblico, della gente che passa?
Sì, c'è ed è molto positiva. Infatti a Ginevra hanno raccolto in una settimana più di 4 mila firme per una petizione a sostegno di Marisa Pralong. Le reazioni, soprattutto da parte dei clienti di Manor, sono positive rispetto alle venditrici ed ai venditori, e scandalizzate dalla maniera di fare di Manor.
Qual è l'obiettivo di questa azione di protesta?
L'obiettivo numero uno è la riassunzione di Marisa Pralong, quindi il ritiro del licenziamento proprio per la sua scandalosa motivazione contraria alla libertà d'espressione. In secondo luogo, vogliamo che la cosa vada oltre, nel senso che tenteremo ancora di avere dei colloqui con la direzione nazionale di Manor, visto che c'è stato un rinviarsi la palla tra la Manor di Ginevra e la sua sede nazionale di Basilea. Se non ci riusciremo, adiremo le vie legali.
Anche a livello internazionale?
Sì. Già in passato l'Uss aveva denunciato all'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) il fatto che in Svizzera la protezione dei diritti sindacali è molto debole. L'Oil aveva dato ragione all'Uss, invitando il Consiglio federale a rivedere le misure di protezione. La risposta del governo è stata che non c'è bisogno: in Svizzera la protezione è più che sufficiente. Quindi noi sicuramente presenteremo questo caso come una prova eclatante del contrario.

Pubblicato il

06.03.2009 02:00
Silvano De Pietro