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Immigrazione & dintorni

Licenze scolastiche a buchi per i migranti

La gestione di questi allievi fra linee direttive e decisioni discutibili dei consigli di direzione

di

Raffaella Brignoni

La lingua prima di tutto. La scuola, la formazione per inserirli nella realtà locale e dare loro la possibilità di sviluppare competenze da spendere poi nel mercato del lavoro. Perché se li accogliamo, dobbiamo pure dotarli degli strumenti affinché possano rendersi autonomi.  Mentre in altri cantoni si è puntato, ai fini di una maggiore integrazione, al ricorso di famiglie affidatarie.

La scuola è tenuta ad accogliere, sin dal loro arrivo nel Cantone, tutti gli allievi nell’età dell’obbligo. La Svizzera ha ratificato il 24 febbraio 1997 la Convenzione sui diritti del fanciullo, che prevede, fra l’altro, pure l’obbligo di scolarizzazione.
In questo caso si tratta di minori non accompagnati, con il vissuto che possiamo immaginare: ragazzi in fuga da paesi in preda a precarietà economica, guerra, terrorismo o dittatura, che raggiungono il territorio svizzero privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili. La loro situazione richiede, o richiederebbe, una particolare attenzione psicologica, educativa e sociale sia da parte della scuola che da parte dei servizi psicosociali.
Il Cantone è chiaro: per quanto riguarda il loro inserimento si dovrà tener conto «del livello e del tipo di scolarizzazione pregressa e dell’insorgenza o meno di patologie relative alle esperienze precedenti (vissuto persecutorio, viaggio drammatico, mondo adulto inaffidabile)». Per queste situazioni gli interventi educativi e specialistici vanno coordinati, adottando misure personalizzate in collaborazione con i servizi sociali preposti (Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento; Servizio richiedenti l’asilo; Servizio medico psicologico).
Questa l’informazione ufficiale che si può leggere negli opuscoli ufficiali. Ma come vengono gestiti gli allievi al momento del loro arrivo nella scuola media? Lo abbiamo chiesto a Tiziana Zaninelli, direttrice dell’Ufficio dell’insegnamento medio (Uim).
Signora Zaninelli, alcuni ragazzi concluderanno le scuole medie non avendo frequentato alcune materie, e avendo quindi una licenza con dei buchi. Non è pregiudizievole ai fini della ricerca di un posto di apprendistato, che fa rima con una reale integrazione?
Tenuto conto della formazione scolastica pregressa, che per nel caso dei Mna spesso è veramente minima, è giocoforza esonerarli da alcuni materie perché innanzitutto occorre lavorare sulle competenze linguistiche. Da notare che nel secondo biennio delle medie è previsto un accompagnamento all’inserimento professionale per ogni allievo: il tutto avviene grazie alla collaborazione tra docenti di lingua e integrazione, orientatore di sede e docenti di sostegno. Vi sono sedi, pensiamo a Barbengo, dove sono in atto progetti particolari proprio e soprattutto per gli allievi dell’ultimo anno della scuola dell’obbligo.  
Scusi se insistiamo, ma non vi sono alternative a un percorso scolastico che, seguito in questo modo, risulterà incompleto?
L’alternativa sta nel fatto che vi è la possibilità di un percorso individuale e personalizzato per ciascuna situazione, se un ragazzo arriva in prima media vi à un percorso e un inserimento diverso da quello pensato per ragazzi di 15 o 16 anni. Non è infrequente che allievi giunti in prima o seconda media possano seguire un iter scolastico simile a quello dei loro compagni, superato lo scoglio della lingua e con alcuni esoneri.
Vi è una normativa che regola l’inserimento scolastico o ogni sede è libera di scegliere secondo il proprio giudizio quale tipo di percorso adottare per questa casistica di allievi? Arrivando così a proporre licenze à la carte?
Vi sono delle “Linee guida” a cui devono attenersi tutte le sedi di scuola dell’obbligo.
Ci segnalano che in una sede del Luganese, un allievo sia stato esonerato da due materie “minori” perché il docente non se la sentiva di seguire un Mna, nonostante l’allievo non presenti particolari problemi né linguistici, né di apprendimento. Come è possibile che venga accolta una simile richiesta di un docente che gioca a scapito di un allievo? Non si lascia in questo modo libero arbitrio alla scuola, non tutelando abbastanza i diritti degli alunni?
È una vicenda che non conosco, o almeno non l’ho sentita nei tre mesi che sono all’Uim. Mi meraviglia e mi dispiace, proprio per tutti gli sforzi che facciamo per l’integrazione. Di regola le decisioni di questo tipo vengono prese dal consiglio di direzione e non dai docenti stessi; mi chiedo anch’io i motivi che hanno portato a la situazione che mi descrive lei. Ma non avendo i dettagli per me è davvero difficile esprimermi.
Quanti minori non accompagnati sono inseriti nelle scuole medie  del Cantone?
In questo momento sono una trentina, concentrati nel Luganese perché il Centro della Croce Rossa che li accoglie è a Paradiso.    

Pubblicato

Mercoledì 12 Settembre 2018

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Immigrazione & dintorni
12.09.2018

di 

Raffaella Brignoni

Che il viaggio sarebbe stato duro, lo sapevi. Eppure, non si è mai pronti davvero alla carneficina del vivere. Supplizio crudele: prima, durante e, incredibilmente provante, anche dopo. Adesso. Sei sopravvissuto. Sei in Svizzera. Però ti hanno portato sottoterra. No, non sei morto. Toccati, sei vivo. Non le senti le cimici, che ti mangiano? “Basta! Ciò è indegno per queste persone, ma anche per il nostro paese: chiudete i bunker!”. Lo chiede il neonato collettivo R-Esistiamo, che in Ticino sta sollevando il problema delle fosse di cemento per i richiedenti l’asilo.

Migrazione
12.04.2017

di 

Raffaella Brignoni

Sono definiti “minori non accompagnati” e nei documenti ufficiali vengono indicati con l’acronimo MNA. Sono bambini e adolescenti che, dopo averne viste di tutti i colori, sono giunti da soli in Ticino alla fine di un viaggio simile a una via crucis. Il travaglio sarà terminato? Una tesi di laurea della Supsi del 2015 evidenzia «un’impreparazione a livello istituzionale nell’accogliere minori non accompagnati». Con la raccomandazione di «rafforzare le competenze interculturali degli educatori».

Il fenomeno dei minorenni che emigrano soli è in continuo aumento in Europa e tocca pure la Svizzera, Canton Ticino compreso.

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