Domani si riunisce a Bellinzona il Congresso del Partito socialista. All'ordine del giorno in particolare le nomine statutarie, con il presidente Manuele Bertoli che è disponibile per un secondo mandato. Il dibattito precongressuale è stato a tratti anche vivace. Ad animarlo ci ha pensato in particolare Franco Cavalli con la sua proposta di costituire un asse preferenziale con l'ala radicale del Plr che possa magari sfociare nella nascita di un nuovo soggetto politico. I radicali hanno reagito con prudenza. Perché? Lo abbiamo chiesto ad uno dei loro esponenti più rappresentativi, Jacques Ducry.
Franco Cavalli ha rilanciato la proposta di una più stretta collaborazione fra socialisti e radicali per rompere il blocco di destra che domina la politica cantonale. Nell'ala radicale del Plr questa proposta non sembra aver suscitato grossi entusiasmi. Jacques Ducry, come lo spiega? Noi radicali siamo un gruppo di persone nelle istituzioni e nella base che intendiamo in un certo modo i rapporti fra cittadino e Stato. Ma nel Plr non c'è un riconoscimento istituzionale delle ali. Della proposta di Cavalli ne ho parlato con alcuni amici. C'è chi è più entusiasta di altri, ma finora il tema di un avvicinamento se non addirittura di un nuovo soggetto politico che raggruppi lo schieramento progressista (radicali, Ps, Verdi) non è mai stato davvero discusso. Penso però che anche nel Ps non ci siano soltanto entusiasti di questa proposta. Il problema è anche il sistema elettorale: questa proposta sarebbe più interessante e si concretizzerebbe meglio se ci fosse il sistema elettorale maggioritario. Situazioni maggioritarie si presentano già oggi: la lotta Masoni-Sadis o il "ticket" Marty-Cavalli contrapposto a Lombardi-Bignasca, ma anche certi referendum. Le occasioni quindi per un avvicinamento ci sarebbero. Sì. Ma fin che la composizione dei partiti non muta (penso in particolare al Plr e al Ppd) e fin che c'è il proporzionale, sarà molto difficile creare due entità d'area nuove e diverse. Io lo auspico. Spesso nel Plr dico che un certo modo di essere nel partito non è più compatibile con l'altro e che ognuno alla fine deve fare le proprie scelte. Perché incancrenire o demolire una struttura di partito sull'altare di personalismi, come fa soprattutto l'altra componente del Plr, non porta a nulla. Quindi io ci terrei che come prima cosa si faccia chiarezza al nostro interno, nell'ala radicale. Io proporrei una lista di punti a quelle persone che sono disposte a riflettere sulla loro collocazione, e sottoporrei quindi questo risultato ad amici del campo progressista (socialisti, verdi) per elaborare un'intesa di principio su certe tematiche come la intende Cavalli. La maturazione formale di queste eventuali intese richiederà un processo lungo. Ma è necessario fare chiarezza su determinate opzioni: cosa che molti in Ticino per comodità non vogliono fare. Cavalli una lista di dieci punti per un'intesa con voi l'aveva proposta (cfr. riquadrato). Lei ci si riconosce? Nel complesso sì, con qualche distinguo su alcuni punti. Ad esempio su una cassa malati unica sono d'accordo se non crea voragini nei conti pubblici. Sulle scuole pubbliche sono certamente per un miglioramento, quanto al potenziamento bisogna stare attenti anche ai costi. Sul salario minimo vedo qualche difficoltà a livello giuridico: introdurre il salario minimo equivarrebbe per noi ad una rivoluzione economica e culturale, ma sul principio sono senz'altro d'accordo, pur se bisogna capire quale può essere l'approccio pubblico e quale dev'essere il quadro finanziario. Se l'accordo su questi punti c'è, c'è già un mezzo programma… Anche più di mezzo. Allora cosa aspettate lei e Cavalli a darvi appuntamento per discuterne? Con Cavalli ci siamo sentiti, prendendo l'impegno di trovarci in queste settimane. E lo faremo certamente. Io ero favorevole alla sua candidatura, l'intesa con lui è molto buona. E anche altri amici, che forse si sono esposti meno, l'hanno sostenuto. Ma sulla candidatura di Cavalli al Consiglio degli Stati è indubbiamente mancata la mobilitazione della nostra area progressista. I socialisti hanno spesso l'impressione che mentre loro sostengono generosamente i candidati radicali, non altrettanto avviene da parte dei radicali nei confronti dei candidati socialisti. Lo dimostrano da un lato le chiare sconfitte di Martinelli prima e di Cavalli poi nella corsa al Consiglio degli Stati, dall'altro il sostegno andato dagli elettori socialisti a Pellanda, Marty e Sadis. È vero, l'osservazione è pertinente. Dopo la sconfitta di Cavalli nei confronti di Lombardi ho scritto che i radicali sono «così abili nel chiedere e ottenere i voti della sinistra (e spesso nell'ottenerli senza nemmeno chiederli), così furbi da riuscire a non darne in cambio nemmeno uno. Perché loro, i radicali, lo sanno: di etica e massimi sistemi si potrà anche parlare con la sinistra, ma gli affari si fanno a destra». Troppo ingeneroso? Mi sembra eccessivo. Io come radicale e gli amici che mi stanno vicino non facciamo affari con nessuno, anche perché fortunatamente non siamo nel mondo degli affari. L'abilità è monopolio di un altro modo di essere. Però l'ala radicale ha la pesante macchia dello scandalo di asfaltopoli, nel quale diversi suoi esponenti di spicco erano coinvolti. È una macchia radicale o concerne il comportamento individuale di persone che oso definire del centro, non solo radicali? È vero che in questo scandalo erano coinvolte persone a noi vicine o addirittura appartenenti all'ala radicale. Ma ognuno dev'essere molto responsabile di quel che fa a livello politico, personale e professionale, solo un dirigente ne ha tratto onestamente le dovute conclusioni. Si ritiene che i radicali abbiano un'alta concezione dello Stato, per questo asfaltopoli è stata una grossa delusione: ce lo saremmo aspettato più da altri personaggi. Sono d'accordo, anch'io sono rimasto molto scioccato. In quell'ambito però ci sono anche persone che non erano assolutamente consapevoli che ci fosse questo modo di incassare soldi pubblici. Nessuno è puro, ognuno ha le sue macchie. L'importante è saperle lavare (scusandosi, ritirandosi, risarcendo) quando queste macchie intaccano il bianco. Cosa non è funzionato nel sostegno alla candidatura di Cavalli? La sinistra è rappresentata in primis dal Ps, che ha una visione molto più unitaria ed organica verso candidati esterni. Al nostro interno siamo talmente frastagliati che creare un movimento di area è molto più difficile. Purtroppo una parte dei radicali quando sentono parlare di sinistra, e Cavalli era un candidato molto profilato a sinistra, non votano. Se potessimo abbattere alcune frontiere nell'ottica di creare delle basi per un discorso politico-istituzionale comune che vada fino alla costituzione di una nuova identità, allora queste persone dovrebbero fare delle scelte. Sono d'accordo con Manuele Bertoli: fin che non si cambia a livello federale il sistema elettorale e l'approccio mentale sarà molto difficile che il Ticino possa essere precursore di un avvicinamento formale fra socialisti e radicali. Soprattutto perché non l'ala liberale, ma l'ala liberista, affarista, quella della preminenza dell'interesse personale su quello collettivo, ha tutto l'interesse ad essere nel partito di maggioranza relativa. Questo permette loro di ottenere tramite i soldi pubblici i favori che cercano. È per questo che non se ne vanno dal Plr, ne abbiamo avuto parecchi esempi. A livello federale però il Plr s'è già molto spostato a destra, mentre nel Ps soprattutto della Svizzera tedesca ci sono molti rappresentanti che in Ticino potrebbero stare benissimo nell'ala radicale del Plr. Quindi qualcosa a livello federale s'è già mosso. Sì, a livello federale il Plr s'è purtroppo spostato troppo a destra pagandone le conseguenze sul piano elettorale. Oggi il Plr in Svizzera ha perso quella forte identità che aveva nel paese. Hanno prevalso forze soprattutto svizzero-tedesche molto chiuse, legate alla finanza e all'economia, che cercano di salvare le loro prerogative di fronte all'avanzata dell'Udc. Il Plr ticinese è stato sempre interclassista, vicino all'ente pubblico, ai funzionari, ai ferrovieri, ai postini, agli impiegati: ora ha però un po' perso questa sua connotazione. E oso dire che oggi è un po' tardi scendere in piazza quando si sono fatte altre scelte di smantellamento delle strutture pubbliche. Nel nostro partito c'è stato qualcuno di troppo che l'altro giorno in Gran Consiglio s'è alzato ed ha applaudito gli operai delle Officine di Bellinzona, un atteggiamento ipocrita e poco serio. È d'accordo che rispetto al partito l'ala radicale è più leale che l'ala liberale? La destra del Plr non si fa nessun problema a cercare e trovare alleanze ad esempio con Lega e Udc. Forse loro sono più organizzati. Dispongono di una solida rete costituita dal mondo della finanza, degli affari, da certe banche e da certe fiduciarie. Noi ci troviamo in modo più informale. Questo è un grosso problema, perché secondo me nella base del partito siamo maggioritari, eppure nel Plr Sadis ha battuto Masoni per soli 400 voti. Noi non siamo abbastanza spregiudicati, nell'ala radicale ci sono troppe persone anche importanti che sono ancora troppo fedeli al partito, anzi: ad un'idea di partito che non c'è più, quello dell'intesa di sinistra su su fino agli anni '80. Questo partito non c'è più, e tutti i radicali dovrebbero rendersene conto: allora sarebbe molto più facile un discorso di piattaforma comune con socialisti e verdi. Non crede che uno dei grossi problemi del Ticino del 2000 è che il Plr sia in realtà due partiti in uno? Sicuramente. È uno degli elementi che non permette soprattutto in parlamento, ma anche fuori, di fare delle scelte chiare. Intanto il gruppo Plr si è distanziato dai suoi due consiglieri di Stato, fra cui la ministra delle finanze, sulla manovra di risanamento dei conti prevista dalle linee direttive. Sì, in parte: anche se sono d'accordo che si debba agire prima sulle uscite, sono perplesso. Ma sono convinto anche che sia ora di far emergere il nero. Se riuscissimo ad incassare quel che lo Stato in base alle sue leggi dovrebbe incassare, penso che non si porrebbe più il problema di aumentare le entrate, siano esse tasse o imposte. Il salariato paga fino all'ultimo, gli altri? Il presidente del Pss Christian Levrat chiede degli ispettori fiscali. Concordo pienamente. Il fisco va potenziato e dev'essere dotato di poteri più effettivi. Ma alla fine arriviamo alla questione del segreto bancario. Esso giova solo a coloro che non vogliono pagare le imposte, che vogliono nascondere fatti gravi all'origine del loro denaro. Uno Stato serio, che si richiama all'etica e che vuol bene a tutti i suoi cittadini non può chiedere a certe persone di fare dei sacrifici quando ce ne sono altre che non contribuiscono come dovrebbero in base alle leggi democraticamente approvate. Ma il segreto bancario è un tabu, ed è il vero motivo per cui non si vuole entrare in Europa, anche se in certi Stati europei ci sono ancora dei paradisi fiscali che io definisco inferni sociali. Cosa la trattiene ancora nel Plr? Alcune persone che rispetto e stimo moltissimo. Penso ai due consiglieri di Stato (anche se una volta su due non siamo sulle stesse posizioni), a personaggi come Argante Righetti, Sergio Salvioni, Dick Marty, Pierfelice Barchi, Franco Celio, Claudio Moro, Daniele Ryser, a memorie storiche come Alfredo Giovannini, Franco Zorzi e Carlo Speziali, a certi giovani colleghi granconsiglieri molto bravi e onesti, a Giovanni Merlini, presidente e uomo di cultura, e sotto alcuni aspetti a Pascal Couchepin, in particolare quando difende lo Stato repubblicano. Vi sono pure centinaia se non migliaia di persone della base che sono, nella vita, coerenti, oneste e generose, chi mi vogliono un sacco di bene, che tento di contraccambiare con il mio modo di essere, alcuni nomi per tutti: l'ex deputato Nello Croce, contadino di Campo Blenio, l'ex deputato bleniese Jean-Louis Scossa, l'ex sergente François Valchera, l'ufficiale di polizia Silvano Stern e il "sindaco di Besso" Ovidio Brignoni. Non penso ad altri. Devo ammettere che quando si vota in Gran Consiglio oggettivamente sono spesso più vicino alle posizioni dei Verdi e del Ps che non a certe opzioni del Plr. Però rappresento un certo modo di essere nel Plr, e le mie elezioni a livello di numeri mi confortano. Alla prospettiva di un nuovo soggetto politico lei ci crede? Se ci fosse un'uscita completa della nostra ala dal Plr allora si potrebbe creare qualcosa. Se invece ci fossero solo scricchiolii a destra e a manca non faremmo altro che indebolirci. Dovremmo fare un discorso più approfondito e poi, ad un certo punto, si dovrebbe decidere. Ci vuole un congresso del Plr che chiarisca quali sono le opzioni del partito nei rapporti cittadino-Stato e con chi eventualmente vogliamo allearci per seguire queste opzioni su un terreno d'intesa comune. Perché il paese non lo si governa ondeggiando in cerca di un'intesa ora con gli uni, ora con gli altri Ma in un ipotetico nuovo soggetto politico lei non sarebbe almeno altrettanto lontano da un Saverio Lurati di quanto non lo sia nel Plr da una Marina Masoni? Non sono marxista, sono però un liberal sociale e certe opzioni con Lurati le posso condividere. E sono sicuro di essere più vicino alle sue posizioni che non a quelle di Masoni. In Ticino mi piacerebbe poter scegliere qualcosa che assomigli al Partito democratico in Italia con le componenti Di Pietro e Bonino. Quali le prossime scadenze? La votazione sull'iniziativa fiscale della Lega sarà il primo banco di prova che permetterà al Plr di fare delle scelte. Da qui si capirà con chi andare durante questa legislatura, con quali partiti trovare delle intese su un programma. Noi come radicali dovremo poi trovarci in modo informale e discutere eventuali nuovi approcci. In seguito parlarne con chi è disponibile anche in altre forze politiche, il tutto in termini generali. Io intendo restare maestro delle mie scelte presenti e future. La nascita di un nuovo soggetto politico è oggi un'ipotesi verosimile o è piuttosto ancora una fantasia? Per me è una speranza, ma oggettivamente è ancora una fantasia. Ma se non si hanno certe utopie, certe speranze, è meglio lasciare il campo e viverle solo a livello individuale.
L'intervista a Franco Cavalli sul tema dell'alleanza con l'ala radicale del Plr è stata pubblicata su area n. 3 del 18 gennaio 2008. La si trova sul sito internet www.area7.ch. |