Forse non tutti sanno che in Svizzera circa ottocentomila adulti sono ammalati di illetteratismo: non è, questo, il male minore di chi crede  Marcel Proust un corridore di Formula 1, ma la malattia perniciosa di chi fa fatica a comprendere un testo anche molto semplice riguardante la vita di tutti i giorni, e non sa riempire un formulario. Sono persone tra i sedici e i sessantacinque anni, poco meno della metà di nazionalità svizzera. In Ticino sono circa 35 mila. Persone che hanno difficoltà ad occupare un posto attivo nella società. Per loro l'Associazione Leggere e Scrivere della Svizzera italiana, in occasione della Giornata mondiale dell'alfabetizzazione, anche quest'anno ha organizzato a Bellinzona, l'otto settembre, una serata di letture pubbliche: per offrire occasioni di  riconciliarsi con il testo scritto, di  dare coraggio alle parole.
Il costo economico globale dell'illetteratismo da noi è di un miliardo di franchi l'anno, pare. Ma non si tratta solo di perdita di soldi per la società. Si tratta specialmente di perdita di dignità per l'individuo. L'illetterato rischia la disoccupazione e non è in grado di seguire corsi per la riqualifica professionale. L'illetterato non socializza, ha tendenza a rinchiudersi nella sua solitudine, si sente umiliato.
È vero: spesso è lo straniero a non avere sufficienti competenze nella nostra lingua; ma è anche vero che uno straniero si iscrive più facilmente a un corso di alfabetizzazione, mentre gli autoctoni tendono a non affrontare il problema. L'Associazione Leggere e Scrivere sta cercando nuove cure per combattere questa malattia. Ma prima di tutto: come  avvicinare chi avrebbe bisogno di frequentare i corsi?
Accanto alla piaga dell'analfabetismo di ritorno vi è quella, dilagante, del regresso della lettura. Si parla spesso della grave situazione in Italia. Ma anche in Svizzera, secondo uno studio del 2006, il tempo dedicato alla lettura è in diminuzione. In particolare a sud delle Alpi  aumenta il numero di chi legge raramente, o mai, libri: queste due categorie «costituiscono in modo costante tra il 38 per cento e  il 50 per cento della popolazione» (dal rapporto Il paesaggio librario e letterario nella Svizzera, realizzato dall'Università di Zurigo su incarico dell'Ufficio federale della cultura). Nella Confederazione le autrici e gli autori sono spesso sconosciuti (già Stefano Franscini per il Ticino deplorava la «scarsa e misera conoscenza delle lettere nel nostro paese»). Tutt'al più, si seguono le mode e s'inseguono i best-seller. Occorrerebbe, dunque, ravvivare l'interesse per la letteratura: in particolare, rivolgendosi a quella crescente parte della popolazione che non entra quasi più in contatto con i libri.

Pubblicato il 

11.09.09

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