Da millenni, come capitani coraggiosi, migliaia di uccelli attraversano le Alpi in autunno per approdare verso le coste del mediterraneo, alla ricerca di lidi temperati adatti alla propria sopravvivenza. Un ciclo naturale che l’arrivo di sconvolgimenti ambientali a volte modifica, altre distrugge. È quanto forse sta avvenendo nella brughiera lombarda, a cavallo tra il Parco del Ticino e la pianura padana. Proprio dove si incrociano due antichissime vie migratorie (da oriente verso Liguria e Francia la prima e dai laghi svizzeri, alle vallate delle Alpi centrali, al Lago Maggiore, la seconda) una fonte luminosa inaspettata sta spezzando gli stormi di passeriformi, disorientandoli e mettendoli in pericolo di vita. Il colpevole è l’aeroporto della Malpensa, una città luminosa alimentata da una centrale autonoma di generazione, accesa tutta la notte e ben visibile a sessanta chilometri di distanza. Una ricerca curiosa Se ne sono accorti i volontari di un’associazione ambientalista «FaunaViva», che insieme con l’Ente parco del Ticino hanno condotto una curiosa ricerca sugli uccelli migratori. Il risultato è preoccupante, anche se i dati definitivi verranno resi noti solo nel 2003, quando l’intera campagna di osservazione sarà conclusa. Ma che cosa hanno scoperto realmente? Un effetto collaterale della modernità, potremmo chiamarlo. Mentre l’aeroporto permette agli uomini di muoversi come mai era successo prima nella storia dell’umanità, agli uccelli viene praticamente impedito di sorvolare l’aerostazione. Il motivo è semplice. Passeri, capinere, beccafichi, pettirossi sono migratori notturni: di giorno fanno benzina (mangiando insetti e bacche) e di notte volano, utilizzando un sistema di navigazione basato sull’orientamento stellare. Se le stelle dal cielo scompaiono, come nel caso del cielo sopra Malpensa a causa della luce elettrica, non sanno più dove si trovano e sono costretti ad atterrare. Abbagliati dalle luci Di più: i volontari hanno scoperto che se liberati di notte i volatili rimangono come abbagliati dalle luci e le inseguono come i topi di fronte al pifferaio magico. Ed ecco la conclusione amara: Malpensa è un sole che sorge all’ora e nella direzione sbagliata. Il risultato è devastante. Invece di approdare nel Mediterraneo, i volatili rischiano di rimanere intrappolati nel gelido inverno continentale. I primi sospetti furono suffragati da una serie di esperimenti. La campagna di osservazione era partita con l’obiettivo di studiare il tipo di fauna migratoria presente nella zona dell’aeroporto, una regione da sempre meta di voli. Questa realtà è ben nota da tempo ai tecnici dell’aviazione civile, tanto è vero che dal 15 ottobre al 15 novembre la torre di controllo fornisce un apposito codice di istruzioni ai piloti per evitare gli inconvenienti causati dal passaggio di uccelli. In quel mese autunnale le continue migrazioni costringono Malpensa a una intensa campagna detta di «Birdstrike», che culmina con gli interventi quotidiani di addetti alle piste armati di cannoncini a scoppio, indispensabili per sgomberare le due rampe di atterraggio e decollo. Totalmente disorientati Ebbene, «FaunaViva» cominciò col rilevare un fatto strano. Gli uccelli catturati erano stranamente grassi, particolare anomalo se si tiene presente che dopo una notte di volo l’adiposità è ridotta al minimo. L’ipotesi che alcuni uccelli non avessero volato tutta la notte, ma fossero ritornati erroneamente indietro cominciò a farsi strada. Ma un secondo indizio confermò i sospetti, proprio a partire da alcuni rilevamenti empirici: gli uccelli rilasciati sul far della sera puntavano dritti verso le piste, anche se queste si trovavano a nord. Da queste piccole scoperte alle deduzioni successive il passo è stato breve. Per essere sicuri di non aver preso un abbaglio come i piccoli passeri, i ricercatori andarono oltre: fecero più di 100 esperimenti, mettendo un uccello in una gabbia ad ottagono, e coprendone con della plastica trasparente i bordi. Un grave danno per la natura I risultati non davano adito a dubbi. Lasciati da soli nella gabbietta, sul far della sera, tutti i pennuti beccavano la plastica nella direzione di Malpensa. «Il dramma per gli uccelli è già cominciato, e se niente cambierà già si sa chi sarà il vincitore della gara per il cielo sopra Malpensa» scrivono nel loro rapporto gli esperti di «FaunaViva». E infatti le ulteriori verifiche hanno rivelato una diminuzione di pettirossi del 50% rispetto al periodo 1996, cioè prima dell’apertura dell’aeroporto intercontinentale. Ora, le soluzioni proposte sono due. Da una parte adoperarsi perché le luci dell’aerostazione vengano ridotte di intensità e orientate verso il basso; una richiesta meno difficile da realizzare di quanto sembri, dato che, segnalano gli ambientalisti, tra i fari più dannosi risultano quelli dei parcheggi, la cui modifica non comporta problemi di sicurezza per i velivoli. Il secondo suggerimento è quello di incrementare le risorse disponibili per i migratori attraverso la piantumazione di arbusti che producano bacche. Obiettivo possibile che risponde a un bisogno semplice e inevitabile. Niente cibo, niente migrazione.

Pubblicato il 

11.01.02

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