Chi libererà l'Italia da Berlusconi? Per ora nel Belpaese non si intravedono soggetti politici in grado di riaprire il gioco democratico. Il Cavaliere vince la sfida (e vincerà le prossime: le elezioni europee, quelle amministrative e forse già domenica espugnerà la Sardegna) perché il gioco è truccato per l'assenza di un antagonista. Il centrosinistra, l'Unione che aveva vinto le elezioni nel 2006, non esistono più. C'è un debolissimo, diviso Partito democratico, equidistante tra capitale e lavoro che perde regolarmente la palla al centro; c'è l'Italia dei valori di Di Pietro che accenna a un'opposizione ma dai connotati giustizialisti e indifferente ai temi del lavoro; la cosiddetta sinistra radicale è frantumata, fuori dal Parlamento. Perciò Berlusconi vince e rafforza la sua egemonia. Nel primo semestre di governo è cambiata la costituzione materiale del paese. Le confederazioni sindacali si sono divise, ha vinto la conventio ad excludendum ai danni della Cgil realizzata dal governo, dalla Confindustria, da Cisl e Uil. Accordi separati senza la firma del sindacato più rappresentativo sono stati firmati nel pubblico, nell'artigianato, nel commercio, nella scuola. Infine, Cisl, Uil e tutte le organizzazioni padronali hanno realizzato la controriforma del sistema contrattuale che sterilizza i contratti nazionali di categoria, impoverisce ancora di più i salari più poveri d'Europa con aumenti inferiori all'inflazione, moltiplica gli enti bilaterali a cui vengono assegnati poteri enormi, fino a gestire il welfare privatizzato e gli ammortizzatori sociali a cui dovrebbero accedere solo gli iscritti ai sindacati firmatari dell'accordo. Un colpo di stato basato sulla cooptazione dei sindacati in un sistema di potere le cui regole sono dettate dai padroni. Persino la richiesta della Cgil di far decidere ai lavoratori con un referendum viene rifiutata da Cisl e Uil, si pretende di riformare un sistema di regole cancellando ogni regola democratica e togliendo la parola a 5,5 milioni di iscritti alla Cgil. Contro questo colpo di stato, e più in generale contro la politica del governo Berlusconi che sta approfittando della crisi per ridisegnare i rapporti di forza in Italia, i sindacati Cgil delle due categorie più importanti, il pubblico impiego (Fp) e i metalmeccanici (Fiom) hanno indetto uno sciopero generale per il 13 febbraio che si concluderà con una grandissima manifestazione unitaria a Roma. È la prima volta che questi due pilastri del mondo del lavoro, insieme, si fermano e scendono in piazza. È un segnale importante, in controtendenza rispetto al tentativo del governo e dei padroni di dividere i lavoratori pubblici da quelli privati, approfittando della crisi che di per sé impoverisce e divide. È un segnale di speranza, in assenza di una sponda politica: il Pd si è spaccato anche su questa iniziativa di lotta. |