Politica

Le pensioni e i salari non si toccano: silurata la LPP 21

La riforma della previdenza professionale è stata bocciata dal 67,1% dei cittadini e in tutti i Cantoni. Per l’USS è la “dimostrazione che la maggioranza del Parlamento lavora ignorando i cittadini”

La riforma della Legge sulla previdenza professionale LPP 21 voluta dalla destra è stata spazzata via oggi da una valanga di no. Un risultato apparso chiaro già pochi minuti dopo mezzogiorno, con la pubblicazione delle prime proiezioni e l’arrivo dei primi risultati definitivi provenienti dai Cantoni, che alla fine hanno respinto in modo corale l’oggetto. A livello svizzero i no hanno raggiunto il 67,1%. “Abbiamo impedito il furto delle rendite. Ora urgono misure per aumentare le pensioni delle donne”, scrive il sindacato Unia, esprimendo soddisfazione che una “netta maggioranza dell'elettorato si sia detta contraria a questa proposta antisociale”.

 

Terza vittoria dell’anno per il movimento sindacale

I sondaggi che hanno preceduto la votazione già indicavano che si sarebbe andati verso una bocciatura, ma un risultato di questa ampiezza non era in effetti atteso. La LPP 21 è stata respinta in tutti i Cantoni con percentuali variabili tra il 57,1% di Zugo e il 77% del Giura (I risultati nel dettaglio sul sito della RSI). «Significa che il popolo ha ben capito la posta in gioco e ben sa cosa si deve fare: migliorare le pensioni», commenta Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS), che contro la LPP 21 aveva promosso il referendum e che con la votazione odierna, dopo l’approvazione dell’iniziativa sulla 13esima AVS e la bocciatura di quella per l’innalzamento dell’età pensionabile, incassa la terza vittoria consecutiva su questioni di politica sociale in questo 2024.

 

“Il chiaro rifiuto della riforma della LPP dimostra che la maggioranza del Parlamento lavora ignorando i cittadini. Ora è necessario un cambiamento di rotta nella previdenza per la vecchiaia”, scrive l’USS in una presa di posizione in cui si sottolinea la necessità di aumentare gli interessi sugli averi di vecchiaia e di introdurre la compensazione del rincaro per le rendite. “La situazione finanziaria delle casse pensioni è molto buona. Hanno costituito riserve e accantonamenti consistenti e hanno adottato misure che consentiranno loro di finanziare non solo le pensioni attuali, ma anche quelle future”, scrive ancora l’USS.

 

Unia: il popolo ha lanciato un messaggio inequivocabile

“Il problema più urgente della previdenza per la vecchiaia è il livello troppo basso delle rendite”, ricorda dal canto suo in un comunicato stampa il sindacato Unia, auspicando in particolare misure adeguate volte a colmare le lacune pensionistiche delle donne nel secondo pilastro, il quale “deve operare nell’interesse delle persone assicurate e garantire buone rendite, anziché fungere da negozio self-service per banche e assicurazioni. Occorre ridurre i costi sempre più elevati di amministrazione del patrimonio e limitare le opportunità di profitto degli istituti finanziari”. Perché questo è il “messaggio inequivocabile” che oggi il popolo ha lanciato attraverso le urne, sottolinea Unia.

 

Terzo naufragio di una riforma della LPP

Un messaggio che non costituisce una prima, perché la LPP 21 è la terza riforma della previdenza professionale che viene bocciata alle urne. Ricordiamo infatti che già nel 2010 il 72,7% del popolo respinse un progetto che pure prevedeva la riduzione dell’aliquota di conversione (dal 6,8 al 6,4%). E poi ancora nel 2017, con la bocciatura della Previdenza Vecchia 2020 (PV2020), una riforma che riguardava sia l’AVS sia la LPP e che per quanto riguarda quest’ultima riproponeva l’abbassamento del tasso minimo di conversione dal 6,8 al 6 per cento. Poi è arrivata la LPP 21, la stessa misura e la terza bocciatura.

 

 

FOTO: Matthias Luggen - workzeitung

Pubblicato il

22.09.2024 16:12
Claudio Carrer

Un voto che parla: la gente non ne può più

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